Il tecnico aveva deciso già prima di Monaco. Ora tutto su Fabregas, De Zerbi l’alternativa
A vuoto gli ultimi tentativi di Marotta di trattenere Simone. Anche Mancini resta una pista calda, più defilati Vieira e Chivu

Cesc Fabregas, 38 anni, decimo con il Como alla prima stagione in panchina in A
Il finale era già scritto e lo aveva deciso Simone Inzaghi anche se nel comunicato diffuso dall’Inter alle 17.30 di ieri si parla di "scelta condivisa con la società". In realtà quell’ora abbondante per dirsi addio è stata poco più di una formalità, prima di ufficializzare quel che all’interno (ma pure all’esterno) dello spogliatoio si sapeva da settimane. Tutto come previsto: grazie all’intermediazione del figlio Tommaso (in collaborazione con Federico Pastorello) l’allenatore andrà all’Al-Hilal, ricoperto dai petrodollari degli arabi.
Ma c’è pure un’altra verità: la pesante sconfitta della finale di Champions nulla c’entra, Simone aveva preso questa decisione da tempo. Certo, avrebbe preferito salutare tutti da vincitore, riportando in viale della Liberazione quel trofeo che mancava da quindici anni per chiudere un bellissimo ciclo. E invece la separazione è stata più traumatica. Perché arrivata dopo la clamorosa disfatta a Monaco, e al termine di una stagione in cui l’Inter e il tecnico avrebbero potuto conquistare tutto e invece sono rimasti a mani vuote.
"A nome dell’azionista Oaktree e di tutto il Club, desidero ringraziare Simone Inzaghi per il lavoro svolto, per la passione dimostrata e anche per la sincerità nel confronto odierno, che ha portato alla decisione comune di separare le nostre strade. Solamente quando si è combattuto insieme per raggiungere il successo giorno per giorno, si può avere un dialogo franco come quello accaduto oggi", ha detto il presidente Beppe Marotta. Il quale ha provato sin da lunedì a far cambiare idea al tecnico, cercando di capire come soddisfare le sue richieste anche dal punto di vista economico. Ma per Inzaghi non era più né una questione di ingaggio o appartenenza. Ha pesato quel senso di “stanchezza“ (trasformatosi in “frustrazione“ dopo Monaco) che il tecnico ha manifestato per un’avventura lunga e stressante, finita male sul campo e pure negli spogliatoi (vedi la lite con Frattesi) nonostante i 6 trofei conquistati in un quadriennio coinciso con un drastico taglio degli investimenti.
A Simone non andava più di essere preso come capro espiatorio delle sconfitte nonostante quel “bilancio“ ribaltato in positivo a suon di vittorie europee (quasi 200 milioni tra premi e incassi). Adesso l’Inter dovrà cercare un nuovo allenatore cui affidare la panchina prima di volare negli Stati Uniti. La prima scelta di Marotta era Allegri. Che però non ha voluto aspettare, accordandosi col Milan. Ora si punta su Fabregas (se parte occhio a Davide Ancelotti, De Rossi o Palladino per i lariani), ma va convinto il Como, che ha già respinto gli assalti del Bayer Leverkusen e della Roma. De Zerbi (6 milioni di clausola d’uscita) è la seconda opzione, nonostante si sia trincerato dietro un "non mi ha chiamato nessun club". Stessa risposta data da Roberto Mancini, che probabilmente a Milano (sponda nerazzurra) tornerebbe a piedi. Più defilati Vieira e Chivu. La verità a breve.
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