Inter, futuro incerto per Inzaghi dopo la disfatta di Monaco
Dopo la sconfitta in finale di Champions, l'Inter riflette sul futuro di Inzaghi e sugli investimenti necessari.

Dopo la sconfitta in finale di Champions, l'Inter riflette sul futuro di Inzaghi e sugli investimenti necessari.
dall’inviato
Il “day after” fa ancora più male. Perché metabolizzare in silenzio delusione e frustrazione dopo la disfatta di Monaco non è facile. Perché i “mal di pancia” all’interno dello spogliatoio non migliorano la situazione. Perché c’è un futuro da decidere e scrivere, subito. Perché fra due settimane l’Inter torna in campo nel Mondiale per Club e ancora non è dato sapere chi si accomoderà in panchina. Quarantotto ore di processi, accuse e cattivi pensieri, ma poi si dovrà ripartire e dimenticare la notte da incubo.
Ieri poco dopo mezzogiorno, quando la squadra è atterrata a Malpensa, c’era un solo tifoso in attesa. Poi ne sono arrivati altri, pochissimi. Nessuna voglia di parlare, tutti via a testa bassa, a cominciare da Simone Inzaghi, che tira dritto senza fermarsi. È il primo a sapere che c’è modo e modo di perdere una finale di Champions. il 5-0 fa male. Malissimo. Né tecnico né i giocatori si aspettavano un Psg così forte – l’analisi postpartita all’interno dello spogliatoio –, ma dopo uno scudetto perso al fotofinish, squadra e ambiente hanno sbagliato l’approccio rispetto a due anni fa, quando il City fu affrontato con maggiore umiltà.
Ma è anche vero che Inzaghi in quattro anni ha fatto cose importanti per l’Inter, ha dato gioco e mentalità, ha raggiunto due finali di Champions League, vinto uno scudetto (persi però altri due, per inesperienza e un pizzico di presunzione), coppe Italia e supercoppe. Gli vanno riconosciuti tanti meriti, così come va ricordato che la squadra è ormai usurata dopo tre stagioni ingolfate da partite, l’età media elevata, di parametri zero ce ne sono fin troppi e le aspettative dei tifosi (vedi Triplete) sono sempre state molto importanti quando l’asticella si alzava. Si sono accarezzati tanti sogni ma non si è preso nulla.
Le parole a notte fonda nel ventre dell’Allianz Arena ("Non so se andrò al Mondiale per club in America") hanno poi alimentato il clima d’incertezza sul futuro. Della maxiofferta dell’Al Hilal si è parlato nella settimana della finale di Champions, e Inzaghi nulla ha smentito. Ha solo rimandato. Affronterà l’argomento come previsto domani, nel faccia a faccia col presidente Beppe Marotta. Una cosa è certa: dipendesse dalla società non ci sarebbe alcun problema per la conferma dell’allenatore, col prolungamento di un anno del contratto in scadenza nel 2026 (e l’inserimento di clausole d’uscita per entrambe le parti). Perciò la palla passa a Inzaghi: sul tavolo il tema principale sarà la disponibilità del club a investire sul mercato, condizione prioritaria per continuare il matrimonio. L’allenatore non si accontenterebbe di “ritocchini”, vuole rinforzi adeguati e investimenti importanti ora che i conti finalmente sorridono.
Inzaghi è il primo a sapere che ripartire da lui potrebbe anche significare esporsi a continui ripensamenti al primo passo falso della prossima stagione, perciò da questo punto di vista pretende garanzie. La società gli ha già preso Sucic e Luis Henrique, ma non bastano. Le ambizioni sono e saranno la conseguenza degli investimenti prodotti. Se l’allenatore avrà le garanzie richieste, si andrà avanti insieme. Altrimenti l’Inter sarà costretta, molto velocemente, a trovare un’alternativa. L’ipotesi Allegri è ormai evaporata, i possibili candidati si contano sulle dita di una mano: Cesc Fabregas soprattutto (a patto che il Como lo liberi), più defilati De Zerbi, Pioli e Mancini. Pochi giorni e sapremo la verità.
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