Inter, gli uomini del destino. Capitan Lautaro e Carboni. La prima gioia di Chivu
Battuti gli Urawa Reds dopo lo svantaggio iniziale: gol-partita di Valentin al 92’. Lo scatto che serviva e tutto riaperto dopo il pari all’esordio col Monterrey. .

Valentin Carboni ha deciso la gara al 92’ dopo essere entrato in campo: un gol che vale tanto dopo il grave infortunio.
L’uomo simbolo e quello che non ti aspetti, uno accanto all’altro per regalare all’Inter un fondamentale successo. Dopo il pari contro il Monterrey, la vittoria per 2-1 sugli Urawa Reds, nella seconda gara del Mondiale per club. Una sudata, un traguardo tagliato di grinta più che di qualità, sebbene il gol con cui Lautaro Martinez impatta quello di Watanabe sia una giocata di grande tecnica. Il volto copertina insieme al capitano è Valentin Carboni, il 2005 che Chivu getta nella mischia quando le carte scarseggiano. L’ultima apparizione risaliva ad ottobre, poi tanta rieducazione per un gravissimo infortunio (lesione del crociato al ginocchio sinistro) mentre era in prestito all’Olympique Marsiglia. Quella di ieri era la sua prima partita dopo il ritorno alla base, destino ha voluto che fosse proprio il suo destro strozzato in mischia, mirato all’angolino, a dare la gioia del sorpasso.
Un colpo (anche) di fortuna, che l’Inter non cerca abbastanza per un’ora, finché Lautaro non scaccia i fantasmi di un ko ferale. L’avvio è confortante. Minuti in cui gli Urawa Reds si trovano subito all’angolo: Zalewski non trova di un soffio Luis Henrique davanti alla porta vuota. Ma come col Monterrey, il primo assalto avversario è già quello che scombina i piani. Servirebbe più convinzione da parte di Carlos Augusto nell’affrontare Kaneko, che entra in area senza patemi e spalanca a Watanabe la porta verso l’1-0. La squadra nipponica diventa una falange chiusa su sé stessa, che lascia giusto i corridoi laterali e concede quasi nulla. Il 3-4-2-1 di Chivu non ha grandi torri davanti. L’unica palla scodellata in mezzo e presa da un nerazzurro (Lautaro) va ad incocciare la traversa. L’assalto non è produttivo. Il palleggio è orizzontale, lento, un adagio che suona bene alle orecchie degli Urawa Reds, accompagnati dall’incessante appoggio dei propri tifosi.
Chivu cambia subito dopo l’intervallo: Francesco Pio per Sebastiano Esposito, Mkhitaryan per Zalewski. Arriva qualche conclusione in più, la costante è che Nishikawa non fa una parata, perché l’Inter non centra mai lo specchio. Ultimi rimedi dalla panchina: Bastoni e Valentin Carboni. È però la vecchia guardia a tirar fuori la squadra delle secche: corner di Barella e rovesciata di Lautaro, ancora e sempre lui, di nuovo su un piazzato. Nel finale l’assedio prosegue, finché proprio Carboni non manda in visibilio i compagni tra campo e panchina.
Chissà che proprio in attacco non arrivi qualcuno a breve. Ne parla Marotta nel pre-partita: "Non nego l’interesse per Bonny, ma negozieremo con calma. Calhanoglu? Non c’è stata alcuna proposta ufficiale e non ha chiesto di andare via".
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