Inter al cospetto di Guardiola: l’erede di Cruijff evoca brutti ricordi

I nerazzurri davanti all’invincibile City nella finale di Champions. L’incubo: il Pep e i segreti appresi dal guru di Ajax e Barcellona

di LEO TURRINI -
6 giugno 2023
La rubrica di Leo Turrini

La rubrica di Leo Turrini

Già è difficile sfidare un santone. Figuriamoci se poi il santone in questione si considera, legittimamente!, l’erede di un guru. Quindi, mettetevi negli scomodi panni di un interista. Per quanto distratto dalla partitissima Spezia-Verona, il fan della Beneamata è costretto a riflettere sugli intrecci e gli incroci della Storia. Pep Guardiola è il timoniere dell’invincibile City. Tra Spagna, Germania e Inghilterra ha collezionato trofei di ogni tipo. Gli invidiosi giurano che questo catalano indipendentista ha sempre avuto alle spalle proprietà ricchissime: ma c’è dell’altro. Cioè, c’è Crujff. Il mentore. Il maestro. Il punto di riferimento. L’uomo di cui Pep religiosamente conserva una foto sul tavolo dell’ufficio, a Manchester. E qui torna fuori l’Interitudine, intesa come mix tra Inter e inquietudine. Già una volta la Beneamata arrivò alla finale delle finali giusto per trovare dall’altra parte del campo la Squadra per antonomasia. Era il 1972. Era l’Ajax di Crujff. Il team che cambiò per davvero il football. Tutti gli altri, dopo, hanno copiato. Magari reinterpretando in chiave moderna, come Guardiola, che dell’olandese fu allievo a Barcellona, sa appunto fare benissimo. Nel 1972, l’Inter di Facchetti e Mazzola, di Burgnich e Boninsegna, non la vide mai. Cruyff fece due gol. Mi ha detto Bonimba: fu come andare al cinema, noi eravamo le comparse di un film che non ci apparteneva. È passato più di mezzo secolo. A volte ritornano (il santone e il guru). Ps. Comunque, i bookmakers la quotano alla pari, la partitissima. Solo che si riferiscono a Spezia-Verona. (Continua)  

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