Inter in finale di Champions League: tifosi in protesta contro la vendita dei biglietti
I tifosi dell'Inter protestano contro la vendita dei biglietti per la finale di Champions League contro il PSG.

Simone Inzaghi, 49 anni
Il tempo per il rammarico si è ridotto al momento in cui i senatori della squadra, Nicolò Barella in testa, hanno portato i compagni sotto il settore ospiti del Sinigaglia, a scudetto sfuggito. Ai tifosi sono state regalate alcune magliette, in cambio i giocatori dell’Inter hanno ricevuto la carica per la finale di Champions League. Domani sarà il giorno della ripresa degli allenamenti, del Media Day e anche della protesta (alle 18) sotto la sede da parte della Curva Nord. Dopo i guai giudiziari dei vecchi capi, gli ultras sono rimasti senza possibilità di esporre i propri vessilli e le coreografie durante le gare. Ora rischiano di non esserci a Monaco di Baviera. "Non chiediamo privilegi: chiediamo rispetto - si legge sulla pagina Instagram di Nino Ciccarelli, uno dei leader storici - A 7 giorni dalla finale tutti i gruppi sono esclusi dalle vergognose modalità di vendita dei tagliandi e nessuno entrerà allo stadio. La dignità vale più di qualsiasi trofeo. Facciamo sentire tutto il nostro dissenso e dimostriamogli quanto è folle andarsi a giocare una finale di Champions senza il dodicesimo uomo". In realtà l’Inter i suoi tifosi li avrà: sono i 18mila che hanno seguito le indicazioni di Uefa e club, più quelli che hanno acquistato i biglietti dei settori neutrali.
In queste ore Inzaghi penserà ad altri aspetti, quelli tecnici, della sfida al Paris Saint-Germain. Sta studiando l’avversario, pregando per un recupero di Zielinski e Pavard (gli unici ieri al lavoro ad Appiano, dovrebbero riprendere coi compagni domani) e per un innalzamento generale della condizione fisica. Da verificare Bisseck, che venerdì ha sentito “girarsi“ un ginocchio mentre andava a contrasto, ma ha poi tranquillizzato tutti: ieri non c’erano notizie negative in tal senso. Aver tenuto fuori a Como sia Lautaro che Thuram dimostra che la finale ha priorità assoluta. Superata quella, saranno strettissimi i tempi per un breve mercato di rafforzamento dal 1° al 10 giugno (già preso Sucic, prenotato Luis Henrique) e i discorsi sul rinnovo. Nulla lascia pensare che il tecnico possa andare via, essendoci il vicino Mondiale per club, una calamita sia in caso di successo in Champions che di sconfitta. Inoltre, la prossima si avvia ad essere la prima, vera sessione trasferimenti col portafoglio aperto da quando è arrivato l’attuale tecnico. A luglio potrebbero arrivare un difensore e un attaccante, oltre a chi verrà tesserato già a giugno.
Discorsi, insieme a quelli per il prolungamento, che Inzaghi ha allontanato per non disperdere energie inutili e lanciarsi sullo studio del Paris Saint-Germain. Domani, al Media Day, l’allenatore parlerà per la prima volta dopo la fine del campionato (a Como era squalificato e ha lasciato l’analisi a Farris). Chissà se entrerà anche nelle recenti polemiche arbitrali. Di certo difenderà la bontà di una stagione in cui, al 23 aprile, l’Inter era in corsa per tre competizioni. Oggi rischia di non vincerne nemmeno una. Oppure di conquistare quella più importante. Fa tutta la differenza del mondo.
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