L'Inter ritrova Guardiola: differenze e analogie con la sfida al Barcellona dei marziani

Era una semifinale e non l'ultimo atto, ma il confronto coi Citizens ricorda tanto quello con i catalani del 2010

di MATTIA TODISCO -
18 maggio 2023
Haaland e Guardiola

Haaland e Guardiola

Roma, 18 maggio 2023 – Di nuovo Pep, come 23 anni fa. Il Guardiola dal cognome di matrice italiana, che in A è passato da calciatore a Brescia dispensando gli ultimi saperi del suo calcio prima di cominciare l'avventura da allenatore, è l'ultimo ostacolo sulla strada che può portare l'Inter ad alzare il trofeo della Champions League. Era una semifinale, nel 2010. Il denominatore comune è la qualità della squadra in mano al tecnico catalano. Il Barcellona dei marziani, plasmato dal suo allenatore potendo contare su materiale umano in gran parte autoctono, con una lieve ma determinante spruzzata straniera (Dani Alves) e soprattutto un argentino, il più forte di tutti. C'era anche il grande ex, Zlatan Ibrahimovic, già ai ferri corti con l'allenatore ma ancora titolare, evanescente nel doppio confronto. Era andato a Barcellona “per vincere la Champions” e invece lo hanno fatto i suoi ex compagni. Il Manchester City di oggi è una creatura meno fatta in casa, in cui gli inglesi sono una fetta non marginale nell'economia della squadra, certo non così intrinseca nella cultura di un club che fa delle casse floride e degli acquisti di grido una costante nel corso delle estati. Un pezzo alla volta, l'ultimo Haaland, per centralità nel progetto (con le sue diverse caratteristiche) un parallelo di ciò che era Messi nel Barcellona. Si malignava che potesse avere dei problemi con Guardiola, vate del verbo per cui “il centravanti è lo spazio”. Non stavolta: il centravanti è il norvegese ed è diventato da poco il miglior marcatore nella storia della Premier in una singola stagione. Siamo a 52 in tutte le competizioni e pensare che col Real si è bloccato in tutte e due le sfide. Come il Barcellona, i Citizens sono però molto più del solo totem. Al posto di Xavi o Iniesta ci sono De Bruyne e Gundogan. Se azzeccano la serata diventano ingiocabili. Inseguono il Triplete, sono gli unici in Europa che possono ancora centrarlo. Se essere arrivati in finale dalla terza fascia è niente meno che un'impresa, quella che attende l'Inter come ultimo passo è una montagna da risalire a mani nude. Inzaghi e i suoi hanno tutta l'intenzione di scalarla.

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