Inzaghi-Inter, un destino da scrivere. "Ci sono richieste, qui sto benissimo. Ma la finale può decidere tanto»

Il tecnico si avvicina con orgoglio all’atto finale di Champions: "Una partita che tutti vorrebbero giocare. Folle pensare ora al mio futuro, solo dopo sabato vedremo se ci sono le componenti giuste per proseguire".

di GIULIO MOLA
27 maggio 2025
L'imponente stadio San Siro di Milano visto dall'esterno

L'imponente stadio San Siro di Milano visto dall'esterno

APPIANO GENTILE (Como)

Il presente di Simone Inzaghi si chiama Paris Saint Germain, e dunque la seconda finale di Champions in tre anni. Il futuro... chissà. Ma è quello che cattura una morbosa attenzione, perché a prescindere dal verdetto di Monaco di Baviera, trionfo o delusione che sia, la permanenza del tecnico non è scontata. L’Inter è ad un passo dal sogno, la lunga settimana che porta all’appuntamento più atteso dell’anno è appena cominciata, Simone Inzaghi (nella foto) ha rivisto ieri i suoi ragazzi dopo la notte di Como (quella dei rimpianti) e li ha portati tutti a pranzo prima del Media Day e della ripresa degli allenamenti. "Ma quanti siete...", si guarda intorno quasi stupito l’allenatore quando entra nella sala conferenze del quartier generale nerazzurro dove lo aspettano un centinaio di giornalisti arrivati da tutto il mondo.

Poche ma incisive parole su quel che è stato, Inzaghi si concentra su ciò che può succedere nel weekend, gioca a nascondino quando le domande riguardano il domani che verrà. Primo concetto: "Non ho parlato a Como perché ero squalificato, ma ci tengo a farlo oggi. Il finale di campionato ci ha lasciato dentro un po’ di sofferenza, ma non mi va di discutere di episodi. Bisogna saper vincere e anche perdere. Il senso di appartenenza dei miei ragazzi è grande: vedo come vanno in campo, vedo le lacrime di gioia e di sconfitta, e questo gruppo mi emoziona anche se è stato un campionato difficile da mandar giù".

Poi un telegramma in risposta ad Antonio Conte: "Complimenti al Napoli, ma non sono d’accordo quando si dice che in campionato viene fuori la squadra che ha maggior regolarità. Le partite di Champions sono più difficili. Ognuno ha le proprie idee, l’importante è che ci sia onestà intellettuale".

Si volta pagina, c’è il Psg alle porte. Inzaghi sorride quando un collega svedese gli riporta la domanda del nipotino di 8 anni: "Riuscirai a dormire la notte fra venerdì e sabato?". Simone accenna un sorriso: "Anche a Istanbul non è stato facile addormentarsi, sarà una notte speciale, è la partita che tutti gli allenatori vorrebbero giocare". Pillole poi sull’avversario: "Ci sarà da soffrire, il Psg è una super squadra. I francesi sono organizzati, hanno già disputato una finale, c’è un allenatore come Luis Enrique che stimo. Ma ci siamo anche noi. Solo Helenio Herrera aveva giocato due finali in così poco tempo. E per scrivere la storia giocheremo col petto in fuori e la testa alta"

Si ritorna al tema futuro, che continua a tener banco dopo i rumors in arrivo dall’Arabia. Il fantasma dell’Al Hilal con i suoi petrodollari aleggia sopra la testa di Inzaghi (il figlio Tommaso è fra i “mediatori“). Che dribbla l’argomento come può: "Ogni anno ci sono state richieste, dall’Italia o dall’estero, ma in questo momento è folle pensarci. Ho un contratto con l’Inter e sto benissimo qui. Il giorno dopo la finale parlerò con la dirigenza come abbiamo sempre fatto e vedremo: se ci saranno le componenti giuste allora andremo avanti, l’obiettivo è solo il bene dell’Inter. Se la conquista della coppa può cambiare qualcosa? Certo che sì". Parole che confondono, il poter lasciar da vincitori sarebbe la degna conclusione di un bellissimo ciclo. Domenica o lunedì il faccia a faccia con Marotta e l’eventuale discussione sul prolungamento del contratto (scadenza 2026). Entro mercoledì della prossima settimana la verità.

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