L’addio del tecnico nerazzurro. La passione finita e il grande choc
Se stiamo insieme ci sarà un perché, cantava Riccardo Cocciante. Ecco, l’Inter e Simone Inzaghi non ce l’avevano più, un...

L'imponente stadio San Siro di Milano visto dall'esterno
Se stiamo insieme ci sarà un perché, cantava Riccardo Cocciante. Ecco, l’Inter e Simone Inzaghi non ce l’avevano più, un motivo per restare uniti. Francamente, da tifoso nerazzurro quale sono sarei stato sorpreso da un diverso epilogo: quattro stagioni di battaglie e di vittorie, ma anche di sconfitte talvolta forse evitabili!, avevano consumato il fuoco della passione. E ci sta.
Aggiungo che è troppo facile fare i conti con il portafoglio degli altri: i sauditi avanzano offerte economicamente irrinunciabili, ce lo aveva già fatto capire l’addio brusco di Mancini alla Nazionale. Altra cosa è la dimensione professionale: frega qualcosa a qualcuno dei gol che Cristiano Ronaldo continua a segnare tra Gedda e Riad? Beh, credo di no (e il Mancio dal deserto è scappato in fretta, un bel po’ più ricco ma di sicuro meno felice).
Dopo di che, il vero peccato è un altro. L’allenatore della seconda Stella se ne va all’indomani della sua peggior partita del quadriennio, l’oscena finale di Monaco di Baviera. Assieme ai suoi meriti, che restano indiscutibili, perché arrivare in fondo alla Champions è comunque qualcosa di straordinario, beh, Inzaghi resterà nella nostra memoria di interisti anche per una figuraccia che appartiene a lui come ai giocatori.
Infine, la vita continua. L’Inter è sopravvissuta agli addi di Herrera e di Mourinho. Due che la Coppa dalle grandi orecchie l’hanno vinta, eh…
Continua a leggere tutte le notizie di sport su