Moratti, 80 anni da Champions. “Grazie Inter, è il regalo più bello”
L’ex presidente nerazzurro festeggerà il compleanno il 16 maggio. “Acerbi e la squadra hanno anticipato la festa: è stato giusto così”

Massimo Moratti con la Champions vinta ai tempi di Mourinho
Milano, 8 maggio 2025 – "Avevo vent’anni la notte di Inter-Liverpool 3-0, nel 1965. Ne avevo sessantacinque ed ero il presidente quando eliminammo il Barça di Messi nel 2010. Ma dovevo arrivare a ottanta per provare l’emozione incredibile dell’altra sera…" Massimo Moratti, semplicemente, è l’Inter. Ha smesso di esserne il padrone, non smetterà mai di esserne tifoso. "La Beneamata mi ha fatto il regalo di compleanno in anticipo, festeggio il 16 ma idealmente ho già soffiato sulle candeline con Marotta e Zanetti – scherza l’ex presidente –. Anche se ho rischiato l’infarto, immagino come tutti gli innamorati dell’Inter. È stata una sofferenza indicibile, ma è stato anche un atto di giustizia".
Tradotto?
"Sommando andata e ritorno, l’Inter ha avuto una cosa in più: è rimasta lucida anche quando tutto sembrava finito. Ci ha creduto sempre, anche sotto 3-2 a San Siro, in quel finale folle".
Se la aspettava una impresa del genere, dopo aver visto scivolare lo scudetto verso Napoli?
"Faccio prima a dirle che abbiamo visto e vissuto una cosa senza precedenti".
In che senso?
"Beh, una doppia semifinale di Champions che finisce complessivamente 7-6, senza andare ai rigori! È qualcosa di clamoroso, di enorme".
Pep Guardiola dice che partite così rendono il calcio immortale.
"Certo, ha perfettamente ragione, a prescindere dalla gioia di chi vince e dalla sofferenza di chi perde. Inter e Barcellona hanno mostrato il lato sublime del football, che mischia le generazioni abbattendo le barriere. Prenda quei due…".
Chi sono quei due?
"Acerbi e Yamal! Il primo potrebbe essere il padre del secondo, mi pare ci siano vent’anni di differenza tra loro. Eppure si sfidano sullo stesso campo, inseguendo lo stesso sogno. Io questo lo trovo meraviglioso. E già che ci sono aggiungo che di questa Inter proprio Acerbi è il simbolo. Come si dice oggi? È lui il testimonial perfetto".
Quando lei era presidente cosa avrebbe fatto per comprare uno come Yamal?
"Avrei acquistato anche Acerbi! Ma le rispondo: per Lamine, potendo, avrei fatto di tutto e di più. Questo ragazzino, banalmente, è il calcio come lo immaginiamo da bambini, è la fantasia al potere. Riesce a fare ogni cosa con una facilità straordinaria. Se gli regge la salute farà una carriera epica".
Lo paragonano già a Pelé, a Maradona, a Messi.
"Fanno bene, anche se in campo parte da una posizione diversa. Ma in assoluto Lamine è quel giocatore che anche i tifosi avversari amano, perché, mi ripeto, lo guardi e ti emozioni". Torniamo all’Inter: Inzaghi come l’Herrera della sua giovinezza, sono gli unici allenatori nerazzurri ad aver guadagnato l’accesso ad almeno due finali di Champions. "Posso fare una battuta?"
Anche due.
"Inzaghi è un fenomeno e poi ne parliamo, però il Mago HH due finali le ha vinte, Simone non ancora".
È vero anche questo.
"Eh, ma a parte le battute io Simone non lo credevo così bravo. Inzaghi è un tecnico che non smette mai di studiare, di imparare. È cresciuto tantissimo. Sa cosa apprezzo di più del mister?"
Sentiamo.
"Prepara le partite meglio di tutti. E inoltre ha compreso in fretta che c’è una enorme differenza fra Champions e campionato, ma lui riesce a tenere sempre il gruppo sulla corda. Poi io mi rendo conto che un tifoso vuol vincere, ma se vedi la tua squadra ancora in lotta per lo scudetto e in finale a Monaco dopo aver eliminato Bayern e Barcellona come fai a non essere comunque grato a chi la allena e a chi la dirige?"
Giusto, però ancora non mi ha detto cosa sceglie tra il 3-0 al Liverpool di sessanta anni fa e il 4-3 dell’altra sera, passando per il Triplete di Mourinho.
"Le emozioni sono come i figli, non fai preferenze. Nel 1965 avevo due anni più di Yamal, ricordo il terzo gol di Facchetti, una azione perfetta in contropiede, era un altro calcio ma l’Inter di mio padre incarnava lo spirito dell’epoca, era l’Italia del miracolo economico. Nel 2010 ho coronato i miei sogni di patron. Adesso consumo le cose da semplice appassionato, penso alla finale, mi chiedo come stanno di salute gli idoli del 2025, Sommer e Lautaro, Dumfries e Barella, Bastoni e Thuram, eccetera…"
E intanto in mezzo è passata una vita. Nerazzurra.
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