"Inzaghi favorito, Conte certezza. Juve confusa e assente con Motta"
Tardelli si rivede in Barella: "L’Atalanta non è una sorpresa, il Bologna merita l’Europa stabilmente"

Marco Tardelli sarà a Bologna venerdì per il docufilm sul mondiale del 1982
Un urlo più famoso di quello di Munch. E il suo opposto: quando Marco Tardelli segnava e gridava nella finale trionfale di Spagna 1982, era agli antipodi dell’angoscia, esprimeva gioia in purezza.
Sono passati quasi 43 anni, eppure i ricordi di quella vittoria restano impressi nella memoria di tutti. "Quell’urlo è stato un po’ il simbolo della Nazionale campione – dice il numero 14 azzurro entrato nella storia – ma tutto il resto è stato meraviglioso".
Come si passò in quattro partite daì tre pareggi e dal silenzio stampa al tripudio?
"Non fu qualcosa di casuale. C’era tutto quello che serviva: carattere, tecnica, compattezza di gruppo. Fu il punto più alto di un cammino iniziato nel 1976 con Bearzot. Lui fu la vera guida di quella Italia. Noi giocatori ci fidavamo l’uno dell’altro. Era come una grande famiglia, che Bearzot era riuscito a costruire con belle parole, coraggio, onestà e anche severità. Un ct amato da noi, e che il calcio forse non ha premiato come doveva. A dire la verità, forse giocammo meglio nel 1978, ma non andò così bene. La mia squalifica e quella di Benetti hanno pesato un po’".
È noto che Zoff e Scirea festeggiarono il trionfo di Madrid in hotel, senza abbandonarsi ai bagordi. Lei?
"Non erano i soli! C’ero anch’io, c’erano Rossi e Cabrini. Tutti in corridoio a dire stupidaggini, eravamo giovani e un po’ pazzerelli. Ci chiedevamo: e adesso cosa facciamo, che abbiamo vinto la competizione più importante, quella che tanto sognavamo?"
Chi sembra abbastanza distante da una vittoria, ora, è la Juve.
"La situazione non è bella, ma credo che Motta abbia la possibilità di prendersi il posto in Champions e quindi di portare avanti il proprio lavoro. Il percorso è appena iniziato, ma certamente c’è un po’ di confusione. I giocatori sono importanti e devono poterlo avvertire sempre, mentre dalle sue scelte sembra quasi che sia il tecnico a ritenersi più importante di loro. Otto capitani schierati sono troppi. Anche la società è stata un po’ assente in questa fase di profondo cambiamento".
Chi non traballa è l’Inter, in corsa per tutto.
"Non è brillantissima come l’anno scorso, ma è sempre lì. Inzaghi è molto capace, sa guidare i suoi ragazzi e andare sempre avanti. Deve puntare alla Champions. Per me l’Inter rimane la favorita per il campionato. Certo gli infortuni e i tanti impegni possono pesare".
Il Napoli di Conte è a un solo punto.
"Sinceramente non sono sorpreso, avevo detto da subito che era in grado di vincere. La rosa non è come quella nerazzurra, ma tra campo e panchina è una squadra strutturata benissimo per il campionato. L’assenza dalle coppe potrà contare in questa volata".
È tornata a volare l’Atalanta.
"Non la scopriamo certo adesso. E come il Napoli potrà concentrarsi solo sul campionato. È lì e può giocarsi tutto".
Non è così al Milan.
"Credo che si stiano pagando errori della società, c’è troppa confusione. Eppure i giocatori sono di qualità. Con Pioli le cose non andavano così male...".
Sta risalendo in maniera imperiosa il Bologna.
"Italiano ha capacità e la squadra c’è. Chiaro che debba essere l’Europa, ormai, il traguardo di questo club, che solo sulla carta è provinciale".
Tra nove giorni torna in campo a San Siro l’Italia di Spalletti in Nations.
"Credo che l’Italia si sia rialzata, il ct ha capito i propri errori ed è molto importante. I giovani per guardare al futuro li abbiamo, le nostre nazionali Under lo dimostrano. Dobbiamo solo farli giocare di più".
C’è qualcuno in serie A che ricorda un centrocampista totale alla Tardelli?
"Senz’altro Barella".
Continua a leggere tutte le notizie di sport su