Cinquanta giorni per rifare l’Italia. Spalletti e gli strappi da ricucire. Difesa a 3 e idea Tonali in Nations
Dopo l'eliminazione agli ottavi, Spalletti deve ricostruire la Nazionale in 50 giorni per riconquistare fiducia e prepararsi alle sfide future, con tensioni e scelte cruciali in vista delle prossime convocazioni.

Luciano Spalletti
Roma, 18 luglio 2024 – Cinquanta giorni per “ricostruire“ la Nazionale le cui fragili certezze si sono sgretolate in un Europeo durato solo due settimane. E poi poco più di due mesi per riconquistare la fiducia di tutti (nello spogliatoio, sul campo e davanti alle telecamere) che gli consentirebbe da marzo 2025 in poi di proseguire il cammino verso l’obiettivo più importante: i Mondiali del 2026, perché non qualificarsi per la terza volta di fila ad un evento di tale importanza sarebbe una catastrofe inimmaginabile.
Luciano Spalletti sa che questa volta ha ancor meno tempo a disposizione: raccogliere i cocci dispersi in Germania non è semplice, ripartire col volto sorridente è ancor più complicato. ma ora più che mai la vera difficoltà del ct azzurro è dover rifare le scelte, rivedere quelle passate, ripensare a quelle già scartate. Senza potersi permettere il lusso di sbagliare. Il 30 agosto ci saranno le convocazioni in vista della doppia trasferta di Nations League (6 settembbre a Parigi contro la Francia di Mbappe, 9 settembre a Budapest contro Israele) e la tensione sarà subito alle stelle perché con le elezioni del presidente federale alle porte (4 novembre) anche il ct non può sentirsi in una botte di ferro. E a metà novembre, con la fine del girone di Nations, sarà tempo di bilanci.
Come penserà Spalletti di gestire la tensione? In realtà il vero problema è un altro: ancor prima dell’identità del gioco va ritrovata l’armonia nello spogliatoio. Dopo l’eliminazione agli ottavi contro la Svizzera in una delle peggiori partite della nazionale negli ultimi quarant’anni, l’allenatore, a dimostrazione di una gestione tecnica e mediatica inquietante, si è preso prima le proprie responsabilità ma poi ha detto alcune cose squalificanti nei confronti dei giocatori, scaricando con una violenza insolita per il proprio ruolo gran parte delle colpe sul gruppo.
Prima ha rivelato che quando ha chiesto chi non se la sarebbe sentita di battere i rigori, in caso di pareggio dopo i supplementari, in parecchi hanno alzato la mano. Poi ha affermato che non ci sono leader e riferimenti. Infine ha prospettato l’idea di ringiovanire ulteriormente la squadra. Tutto questo dopo le discussioni all’interno dello spogliatoio (soprattutto col “blocco“ interista) sul modulo da adottare e un’ammissione post-Croazia che ha reso il ct stesso incline all’auto-distruzione: "Io non voglio che mi si metta ancora più pressione di quella che mi mette addosso la gente. Io reagisco perché me lo inietto da solo il veleno".
Bene, adesso va eliminato tutto quel che resta di tossico. Di certo in queste settimane Spalletti avrà avuto modo di riflettere, e probabilmente da settembre in poi cambierà in maniera definitiva non solo il modulo (difesa a tre) ma pure il suo modo di comunicare (soprattutto con i calciatori) come ha confidato ad alcuni amici. Nel frattempo non ci sarebbe da sorprendersi in caso di bocciature eccellenti a fine agosto, di sicuro tanti “big“ devono darsi una regolata. Probabilmente le porte di Coverciano si riapriranno per Tonali (che fra un mese terminerà di scontare la squalifica), Locatelli e Ricci, ma anche per Zaniolo e Udogie recuperati dall’infortunio. I giovani? Occhio a Kayode, Fabbian e Ndour. Nessuno è paragonabile a Lamine Yamal, ma per ricostruire e svoltare ci vuole fantasia. E tanto coraggio.
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