Addio a Jongbloed l’otto volante
Morto a 82 anni il portiere della mitica Olanda di Kruiff

Olanda 1974
A lungo tabaccaio di professione, portiere molto più per passione che per soldi, Jan Jongbloed ricevette la convocazione nell’Olanda per i Mondiali del 1974 mentre stava pescando. Già 34enne, a tutto poteva pensare, tranne di poter tornare in nazionale dodici anni dopo l’unica presenza in campo con gli Orange, segnata oltretutto da quattro gol subiti. Ma il ct Rinus Michels, sublime innovatore, adorava la sua capacità coi piedi, tale da renderlo un uomo in più per la manovra. Il vecchio Jan che oggi piangiamo – si è spento dopo una lunga malattia ad Amsterdam – era in realtà il futuro. E divenne protagonista di quell’“Arancia Meccanica“ magnifica e non vincente – un affronto definirla perdente, con la meraviglia che ci ha regalato – capace di arrivare per due volte in finale in Coppa del Mondo.
Impossibile non amare quell’atleta segaligno con i basettoni che scendeva in campo con il numero 8 (primo estremo difensore titolare a privarsi dell’uno), e che alternava parate senza guanti a suggerimenti millimetrici ai vari Krol, Neeskens e Cruijff. Anche nel 1978 in Argentina, stavolta con Happel in panchina, Jongbloed fu l’eroe sfortunato di un Mondiale deciso in parte, diciamo così, dalle circostanze. Sei anni dopo, morì suo figlio, portiere a sua volta, colpito da un fulmine in campo. E l’affetto globale per quel giocatore unico crebbe ulteriormente. Tra i pali ha messo cuore e fantasia, icona di un calcio che pare definitivamente spazzato via dai venti d’Arabia.
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