Juve, la manita fa male. Il City è uno spettacolo. Signora avanti tra i dubbi
Il primo posto nel girone va agli inglesi, trascinati da Doku e Haaland. A segno Koop e Vlahovic nel finale: ma quante disattenzioni per i bianconeri. .

Il gol di Dusan Vlahovic. nel finale ha reso meno pesante il passivo per la squadra di Tudor dopo una partita di sofferenza.
Passi il fatto che Juve e City avevano già il pass per gli ottavi del Mondiale. D’accordo le variazioni negli undici iniziali operate da entrambe per preservare i big. Ma poi, le differenze fra il dream team e la Signora sono emerse spietatamente, nella sfida che assegnava solo il primo posto nel girone G: utile per cercare con molte probabilità di evitare il Real impegnato poi nella notte italiana con il Salisburgo. Stravince Guardiola, mettendo a frutto tutto: manovra, episodi, classe. E la Signora riallinea il suo orizzonte al ribasso.
Tudor aveva detto di volerla vincere, senza riserve, ma lo starting 11 bianconero è rivoluzionato rispetto alle ultime uscite, con dentro Koop e Nico suggeritori a spaziare sulla trequarti e Vlahovic punta centrale. Kostic all’ala, poi, ha decisamente un che di déja-vu. Nel caldo di Orlando i ritmi partono lenti, e nel City è Pedri a prendere le redini del gioco: il suo recupero può già cambiare la prossima stagione dei Citizens, così come il suo infortunio al ginocchio nell’autunno scorso l’aveva mutata in negativo per tutta la squadra. In panchina per la Signora c’è Bremer, anche lui reduce dall’incubo crociato. Locatelli battaglia con Reijnders, Costa soffre tanto Doku, non uno qualsiasi. Gli scappa sul gol del vantaggio inglese, dopo una manciata di minuti, ma non sarà l’unica volta. Fortuna che Koop sfrutta subito dopo un errore colossale di Ederson coi piedi. L’olandese ha nel ruolo di incursore quello più congeniale alle proprie caratteristiche, ma Tudor avrà un bel daffare per ritagliargli uno spazio se rimarrà Conceiçao, contando poi che un posto fa fantasista negli undici l’avrà Yildiz, ieri partito in panchina.
La topica di Kalulu riporta poi avanti il City. Che tiene fede al copione guardiolano di un possesso insistito, ineluttabile. Ogni volta che si guardano giocare gli azzurri di Manchester si rimane stupiti dall’intercambiabilità dei giocatori in manovra, da quanta qualità sprigionino quei piedi al limite dell’area. All’intervallo, Pep mette Haaland al posto di Marmoush. Il norvegese subito sfiora il gol su suggerimento di Savinho, ma non si fa pregare alla seconda occasione, stavolta su invito di Matheus Nunes contrastato malissimo da Koop. Il controllo dello scandinavo è orribile, eppure segna ed è l’unica cosa che conta.
Entrano Thuram, Yildiz e Cambiaso al 57’. La scossa sembra esserci, ma si affievolisce presto. La rete del poker di Foden deriva dall’incapacità della retroguardia bianconera di fermare l’avanzata di Haaland. Il divario è netto, la qualità è diversa. Arrivano la manita di Savinho e poi il gol di Vlahovic, a rendere la pillola meno amara. Juve agli ottavi, ma con uno zaino pieno di dubbi da portare sulle spalle.
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