Juve più verticale e intensa, ma i cambi incidono poco. Tudor chiede ancora crescita

I bianconeri vincono sul Lecce con un calcio propositivo e intenso nel primo tempo. Bella l’azione del raddoppio, ma la ripresa è da rivedere

di MANUEL MINGUZZI
13 aprile 2025
Igor Tudor

Igor Tudor

Torino, 13 aprile 2025 – Continuano i progressi della Juve in termini di gioco, ma c’è ancora da fare molto, soprattutto nei secondi tempi. Il successo sul Lecce rilancia i bianconeri nella lotta Champions, con una prestazione verticale e corale nel primo tempo, tuttavia Igor Tudor chiede miglioramenti, perché nel finale c’è stata una inattesa sofferenza. Serve fare meglio nella gestione della partita e implementare la condizione fisica, ma alla fine tre risultati utili consecutivi, con due vittorie, sono quello che la dirigenza chiedeva al tecnico per non perdere il treno buono per il terzo e il quarto posto. Ma si sa, gli allentori sono perfezionisti e i subentrati non sono piaciuti a Tudor, che in conferenza stampa ha mandato loro un chiaro messaggio: serve fare meglio.  

Tudor: “Serve un passo avanti”

Poco da dire sul primo tempo. La squadra ha fraseggiato bene, pressato in avanti, sfruttato la verticale sia con i due sottopunta, Gonzalez e Yildiz, sia con il centravanti Vlahovic, che non ha segnato ma ha giocato da ‘muretto’, sfornando assist e facendo salire la squadra. Meravigliosa l’azione del secondo gol, tutta di prima, tutta in verticale, tutta di grande qualità. Un ‘mamma mia’ esclamato da Tudor in panchina ha rappresentato bene la giocata che ha fatto stropicciare gli occhi. Il due a zero sembrava aver chiuso in conti, e sicuramente ha messo al riparo la Juve dalla rimonta, ma la prestazione nella ripresa non è piaciuta all’allenatore, soprattutto l’atteggiamento dei subentrati. Il Lecce ha prima accorciato con Baschirotto e poi ha preso coraggio e messo sotto la Juve nei concitati minuti finali, dove le punte non tenevano palla e consentivano ai salentini di riproporsi in fase offensiva. Il tecnico non le ha mandate a dire nel post partita: “I cambi non mi sono piaciuti – l’affondo di Tudor – Il calcio con i cinque cambi è diverso, serve modificare il pensiero e non ci sono più titolari o non titolari. Serve crescere in fretta e senza scuse”. In effetti, la squadra è andata in difficoltà e Kolo Muani, a differenza di Vlahovic, non è riuscito a far salire la Juve, difendere palla, prendere tempo con un lavoro spalle alla porta che invece Dusan aveva svolto con costrutto ed efficacia. Da qui, il Lecce ha potuto prendere in mano la partita negli ultimi dieci minuti, riproponendosi con costanza dalle parti dell’area e, senza il gol mangiato da Rebic, probabilmente sarebbe finita 2-2. Resta, però, la grande prova del primo tempo, dove i cambiamenti rispetto al calcio di Motta si sono visti in maniera netta. Pressing offensivo, manovra più verticale e meno in orizzontale, meno palla indietro al portiere e subito attacco dell’area alla prima occasione. L’unico aspetto che manca è la condizione fisica per novanta minuti, perché la Juve ancora non è in grado di mantenere un elevato grado di pressione nella ripresa, laddove i cambi potrebbero dare ulteriori energie all’avversario. Tudor ci sta lavorando, ma intanto sono 7 punti di fila e con tanti scontri diretti in calendario per le altre, la Champions appare più vicina. Leggi anche - Juve-Lecce 2-1, decidono Koopmeiners e Yildiz  

Continua a leggere tutte le notizie di sport su