Juve, via con un’altra rivoluzione. C’è anche Xavi per il dopo Motta
Thiago appeso al pass Champions, ma potrebbe non bastare. Vlahovic partirà, come forse Yildiz

Thiago Motta, 42 anni: la sua Juve ha perso 2 gare in A, ma ne ha vinte solo 13 (46%)
L’ennesima rivoluzione d’estate. Una tradizione impostasi recentemente, in casa Juve, e forse l’unica che però ora si riesce a onorare.
Se non in panchina – Motta si gioca tutto nelle ultime dieci di A, e anche un quarto posto con annesso pass Champions potrebbe non bastare – almeno in campo la Signora cambierà ancora. Il mercato fallimentare e costosissimo dello scorso anno (i soli Koopmeiners, Nico Gonzalez e Douglas Luiz sono costati 134 milioni) obbliga a rivedere ulteriormente i piani, e stavolta davvero si opererà al ribasso.
Scontato però che le valutazioni del club partano da Thiago: blindato a parole da Giuntoli un paio di settimane fa, ma sempre meno solido dopo il triplete di figuracce: l’uscita ai playoff di Champions per mano di un Psv non trascendentale, in Coppa Italia ai quarti contro un Empoli dimezzato, e lo 0-4 dello Stadium, débacle storica con l’Atalanta.
Nella gara stravinta da Gasp, alla Signora è mancato tutto: classe, tattica, quella convinzione di poter portare il risultato dalla propria parte che dovrebbe essere impressa nel Dna di ogni bianconero. Un disastro rivelatore, in ogni caso, quello di domenica sera: così proprio non può andare. C’entrerà forse il fatto che gli unici della Juve ad aver vinto scudetti sono Perin e Pinsoglio, non titolari, e Kalulu (oltre a Kolo Muani, vincitore in Francia col Psg)? L’estate scorsa si fece quasi quasi tabula rasa nell’approntare la rosa, assecondando i dettami dell’allenatore illuminato in arrivo. Ma tutto fu molto, troppo radicale per pensare che Motta potesse ritrovare il filo della vittoria per un club che non ambisce ad altro.
Ora alla Continassa gli interrogativi sono piuttosto stritolanti. La piazza – leggi, lo Stadium infuriato – invoca un altro cambiamento forse illudendosi che prima o poi il jolly venga pescato. Con Sarri, Pirlo e il secondo Allegri l’entusiasmo è scemato in fretta, e il feeling con Thiago è profondamente in riserva. Scontato, che sciogliendo le redini alla fantasia emergano all’istante i nomi di Gasperini e Conte per condurre la Signora fuori dal tunnel della non vittoria. L’ultima suggestione è invece Xavi – pronto anche da subito, dovessero precipitare le cose – senza una panchina dopo l’esperienza nel suo Barça. Anche il nome di De Zerbi potrebbe intrigare, per stile di gioco ed esperienza accumulata, ma nemmeno questa prospettiva esula da una incontestabile realtà: solo nel medio periodo, se non nel lungo, si può valutare la validità di un progetto calcistico, e ricominciare da zero è per l’appunto sempre un arretramento nelle caselle.
Chi giocherà poi nella Juve dellaprossima stagione? Non Vlahovic, che scade nel 2026 e non rinnova. Impossibile, del resto, mantenere lo standard attuale di 12 milioni netti a stagione: sarà ’svenduto’, incassandone non più di trenta a fronte dei novanta sborsati per portarlo a Torino. E Kolo Muani? Giuntoli studia il modo di trattenerlo dopo il prestito dal Psg, ma il francese (a secco nelle ultime sette gare dopo un avvio sfolgorante) vorrà restare? La stessa difficoltà, ovvero convertire il prestito in acquisto, riguarda Veiga che il Chelsea a fatica vorrà cedere dopo la sua rivalutazione alla Juve. Per fortuna tornerà a giocare Bremer. Poi, si cercherà di acquisire quasi a ogni costo Conceição. Se non dovesse arrivare il pass Champions, potrebbe partire Yildiz, uno dei pochi a garantire un’entrata sul mercato superiore ai 50 milioni. Sabbie mobili, per la Juve, in un’estate ancora decisiva, con pure la vetrina del Mondiale per club da onorare nel modo migliore. C’è chi parla di Osimhen, ma pare un miraggio oltre le dune.
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