Juventus vince 3-2 a Venezia e si qualifica per la Champions League

La Juventus supera il Venezia 3-2 e conquista l'accesso alla Champions League, decisiva la vittoria esterna di Tudor.

di LORENZO LONGHI
26 maggio 2025
La gioia del leader della Juventus Locatelli dopo il rigore che vale la Champions

La gioia del leader della Juventus Locatelli dopo il rigore che vale la Champions

VENEZIA

2

JUVENTUS

3

VENEZIA (3-5-2): Radu 6, Schingtienne 6, Sverko 6 (32’ st Marcandalli sv), Candè 6; Zerbin 6, Doumbia 6,5 (32’ st Oristanio sv), Nicolussi Caviglia 6, Ellertson 6 (41’ st Maric), Haps 7 (24’ st Perez 5,5); Yeboah 6, Fila 6,5 (24’ st Gytkjaer 6). All.: Di Francesco 6.

JUVENTUS (3-4-2-1): Di Gregorio 7, Costa 6 (1’ st Veiga 5,5), Savona 5, Kelly 5; Gonzalez 5,5 (35’ st Weah sv), Locatelli 6, Thuram 6,5, Cambiaso 5,5 (32’ st McKennie sv); Conceição 6,5 (41’ st Gatti sv), Yildiz 6,5; Kolo Muani 6,5 (32’ st Vlahovic sv). All.: Tudor 6.

Arbitro: Colombo di Como 6,5

Reti: 2’ pt Fila, 25’ pt Yildiz, 30’ pt Kolo Muani, 10’ st Haps, 28’ st rig. Locatelli

Note: Ammoniti Costa, Zerbin, Gonzalez, Tudor (all.) Recupero: 3’ nel pt, 5’ nel st. Angoli 6-6.

Giocherà in Champions League anche nella prossima stagione la Juventus, ma per fare una figura almeno dignitosa dovrà essere qualcosa di molto diverso da quella che, solo vincendo ieri a Venezia 2-3 su rigore, ha festeggiato come una catarsi il raggiungimento di un obiettivo per il quale, lo scorso agosto, nessuno a Torino avrebbe firmato. Invece era l’unico rimasto, un traguardo più economico che sportivo, il minimo, la base per ripartire: i bianconeri lo hanno agguantato al Penzo in una partita che il Venezia ha provato a vincere con tutte le sue forze – ma è tornato in B: per Di Francesco, seconda retrocessione di fila all’ultima giornata dopo quella di Frosinone – ma che ha consentito a Igor Tudor di poter mettere nel curriculum l’ottenimento di un risultato non esattamente scontato. Aveva preso in mani le sorti della squadra a fine marzo, il croato, con la Juventus al quinto posto e caduta "in un buco profondo" (parole sue) dopo la gestione di Thiago Motta, e ha fatto esattamente ciò che gli era stato chiesto. Ieri sera la sua prima vittoria esterna è stata quella decisiva.

Sì, ma quanta fatica, e del resto anche ieri si sono viste tutte le difficoltà di una squadra che non vale più del posto ottenuto. La Juventus il gol l’ha preso a freddo: un’azione geometrica e rapida partita da centrocampo ha portato Haps, sulla sinistra, a centrare forte in area dove Fila, marcato da nessuno, ha toccato con la coscia, in coordinazione precaria ma efficace.

Centrali bianconeri non pervenuti: d’accordo l’emergenza e una linea adattata e di bassa caratura (Costa, Savona e Kelly), ma a tentare di recuperare vanamente su Fila è stato Cambiaso, non uno dei tre deputati a farlo. Colpita da una squadra che non ha affatto rinunciato a giocare, ma è quella che è a livello di qualità, la squadra bianconera si è trovata fuori dalla zona Champions dopo il vantaggio della Roma a Torino, l’ha ripresa segnando due reti nell’arco di una manciata di minuti superata la metà del primo tempo, di Yildiz e Kolo Muani, reti anche di pregevole fattura, quando la Juventus sembrava avere in mano la partita.

Sembrava, e ce l’aveva anche, quando invece il Venezia ha pareggiato – contropiede, assist di Doumbia, rete di Haps, difesa bianconera presa in controtempo su tutto – rispedendo i bianconeri (con Di Gregorio protagonista di un paio di interventi decisivi) in Europa League, ma una folata di Conceição, un fallo in area dell’ex Nicolussi Caviglia e il rigore segnato da Locatelli, hanno spinto definitivamente sull’ascensore il tasto Champions.

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