La nuova Recanatese: "Serviva un altro modulo"
Pagliari spiega cosa l’ha spinto ad adottare il 3-5-2 nella partita vinta a Fermo "Con la Lucchese non avevo visto il solito spirito e la capacità di aiutarsi".
Per Giampaolo, più che un gol è stata una "liberazione", per Sbaffo riassaporare il terreno di gioco dopo un mese e mezzo, una sorta di luce in fondo al tunnel, per Pagliari una prestazione come quella di martedì sera a Fermo la migliore risposta che poteva attendersi dopo due sconfitte diverse ma ugualmente amare. Un derby, insomma, da ricordare che ha portato in dote i primi tre punti della stagione ma soprattutto ha messo in evidenza le doti, soprattutto caratteriali di una squadra che voleva, fortissimamente, riscattarsi. Chiaramente, lo evidenzia la classifica, non è stato fatto nulla, ma ad una Fermana reduce dalla vittoria contro il sempre insidioso Pontedera e dal pareggio di Gubbio non è stato davvero concesso nulla con Meli che ha sbrigato ordinarissima amministrazione, o poco più. Quanto ha inciso il cambio di modulo, con un passaggio quasi "epocale" al 3-5-2 lo dirà il futuro prossimo: sono stati apprezzati soprattutto atteggiamento, intensità e quel "sangue agli occhi" indispensabile per ottenere certi risultati in certe categorie.
Con il tecnico giallorosso partiamo proprio da una considerazione sul match-winner che dopo tanti legni si è tolto una grande soddisfazione: "Nella mia carriera – dice Giovanni Pagliari – ho fatto l’attaccante vero, anche a livelli più alti dei suoi. Se uno prende il palo significa semplicemente che sbaglia il tiro: non parlo quindi di sfortuna ed a Fermo è stato più bravo rispetto alle altre occasioni".
Le motivazioni che lo hanno indotto a questa novità tattica?
"Nella partita con la Lucchese non ho visto quello spirito e quel modo di aiutarsi in campo che ha contraddistinto la Recanatese degli ultimi tre anni, quelli con la mia guida. Se vedo la squadra con qualcuno solo in campo vuol dire che ha sbagliato qualcosa l’allenatore. Lo stesso Prisco, con due centrocampisti vicino, può giocare di più al calcio, gli esterni volevo che si alzassero di più: tutta una serie di cose che adesso ci consentono di lavorare con più serenità perché lo sappiamo, dire che sei bravo e poi perdi spesso non è certo la condizione ideale per esprimersi al massimo".
Sbaffo mordeva il freno, forse troppo.
"Lui è un punto fermo della squadra, in campo e nello spogliatoio. Però deve stare bene perché quando vieni da un lungo periodo di inattività puoi rischiare uno stiramento o altro e non dobbiamo perderlo. Sappiamo che è coinvolto e tiene tantissimo alla maglia".
Una parola anche per il portiere Meli.
"Ci ha dato sicurezza, come ai vecchi tempi: ha tutta la nostra fiducia e a Fermo l’ha ripagata. A Recanati tra l’altro non ci possiamo nemmeno permettere di far fuori qualcuno per prendere altri".
L’assenza di Manè?
"Nulla di particolare, ho provato anche lui, ma accusava una leggera contrattura".
Andrea Verdolini
Continua a leggere tutte le notizie di sport su