La Vis in campo: vincere con la "smanfriga" come nel 1970 a Pantano
La Vis affronta la sfida con la "smanfriga", un richiamo alle astuzie del gioco delle palline nel 1970 a Pantano.

Calcio, lo sport nazionale
Si può vincere una gara di pallone come quella di stasera pensando a come si vinceva una gara di palline nell’altro secolo. Estate 1970, soleggiatissimo campetto di via Tombesi a Pantano, il campo "Benelli" a un tiro di schioppo con gli altoparlanti che trasmettevano le note di "Romanzo popolare" e il fumo delle sigarette nazionali che ti restava addosso per tutta la settimana. Il campetto di via Tombesi dunque: pullulava di bambini che tra una partita di pallone e l’altra, ce ne infilavano alcune a palline: "Cico palmo", "Buchetta" o "Righino".
Nel primo caso dovevi colpire le palline dei concorrenti sparse tra un ceppo di maruga, uno di margherite, buche e avvallamenti. Nel secondo invece posizionavi in linea retta un numero definito di palline con in testa la "Battana", cioé la più grossa, bella e colorata. Era il bersaglio più ambìto, quello per cui tiravi anche di "smànfriga", cioé caricando e allungando l’avambraccio in modo di guadagnare, anzi rubare, centimetri preziosi e centrare lei, la meravigliosa e grassa battana (oppure il "Cico dosso", pallina opaca colorata che ne valeva cinque delle comuni, la "battana" invece dieci).
La "smànfriga" dunque: un movimento velocissimo, impercettibile, ma letale, fatto magari quando l’avversario non guardava e comunque lecito anche se avesse visto, se non aveva prima pronunciato la fatidica frase "mal di smanfriga". La "smanfriga" era il modo pantanese di fregare l’altro, di riempirsi la saccoccia delle ambìte palline schierate in quel prato verde di 55 anni fa.
Un po’ quello che la Vis dovrà fare questa sera su un altro campo, dove la palla è più grande, ma il principio è lo stesso: c’è in palio tutto, ogni auspicio, sogno e desiderio è in fila tra l’erba, bisogna solo cercarlo e acchiapparlo quando l’avversario non si accorge. Di "smànfriga": con casta purezza infantile imbevuta di sana delinquenza. Carpe diem.
Davide Eusebi
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