Tare lascia la Lazio dopo 18 anni. L’annuncio: “Scelta maturata da tempo”

Il dirigente albanese lascerà il club a fine stagione. Fabiani sarà il suo erede

di FILIPPO MONETTI -
5 giugno 2023
Igli Tare e Claudio Lotito in tribuna

Igli Tare e Claudio Lotito in tribuna

Roma 5 maggio 2023 - Il divorzio era nell'area da settimane, per non dire mesi e oggi è arrivata l'ufficialità. Igli Tare a fine stagione lascerà la Lazio. Ad annunciarlo è stato lui stesso con una lettera aperta in cui comunica come dopo 18 anni la sua storia e quella dei biancocelesti prenderanno strade diverse. I due destini si allontenaranno, dopo aver vissuto incrociati per 18 anni: tre di questi da calciatore, poi quindici come direttore sportivo. Tare gioca d'anticipo e ci pensa personalmente ad annunciare la fine del rapporto, invece di estendere le discussioni fino al 30 giugno, data in cui il contratto sarebbe scaduto. Conoscendo il cinismo dell'albanese, avrebbe probabilmente preferito farlo prima, ma ha aspettato la fine del campionato, per evitare di causare potenziali contraccolpi al gruppo squadra. Un addio che arriva nel momento più alto, parlando di posizione in campionato, della sua gestione da ds.

“Dopo 18 anni la mia bellissima esperienza da direttore sportivo della S.S. Lazio terminerà. È da tempo che ho maturato questa scelta, ma ho aspettato per il bene della Lazio di raggiungere il traguardo della Champions League, consapevole di aver costruito una squadra forte, con calciatori straordinari predisposti per ottenere questo obiettivo". Queste le parole dell'ex bomber albanese al TG1.

Per il futuro Lotito ha scelto Fabiani

Nessun attrito personale con Lotito alla base dell'addio di Tare. Il rapporto tra i due a livello lavorativo non era più idilliaco già da diverso tempo, con un paio di acquisti a vuoto, come Muriqi e Vavro che avevano fatto perdere fiducia nell'operato dell'ex centravanti. L'arrivo poi in panchina di Sarri, il cui feeling con Tare non è mai stato idilliaco, ha messo ulteriore sabbia nella macchina laziale. I diversi punti di vista e le diverse prospettive e modalità di crescita di questa Lazio, non hanno mai permesso ad allenatore e dirigente di trovare un punto d'accordo per la gestione della squadra. Così Lotito si è trovato ad una sorta di aut-aut e dovendo scegliere tra il tecnico e il dirigente, questa volta il presidente è andato all-in sul toscano che siede in panchina.

Il numero uno del club ora sceglie Angelo Fabiani come nuovo d.s. un ruolo che ha già ricoperto per ben otto anni alla Salernitana, sempre sotto la guida di patron Lotito. Da due anni Fabiani lavora nell'organigramma laziale come responsabile della Primavera e dopo aver portato i campani in Serie A, quest'anno, il prossimo futuro ds, ha ottenuto la promozione in Primavera 1 con la selezione biancoceleste. Starà a lui interagire con Sarri per consentire alla Lazio di continuare a crescere. Tare potrebbe partire in direzione Germania, dove club come il Francoforte e l'Hoffenheim hanno già espresso interesse a lavorare con lui. Il dirigente però incalza i tifosi e al termine del comunicato racconta come "resterà sempre tifoso della Lazio". 

I colpi di Tare

Il suo passaggio dal campo agli uffici fu rapido e non senza far alzare qualche sopracciglio. Quando venne scelto per sostituire Sabatini nel 2008, furono in diversi a criticare la scelta societaria dell'epoca. Tare però ci mise poco a convincere gli scettici e i detrattori. Sotto la sua guida il club biancoceleste ha collezionato sei trofei, tra cui la Coppa Italia con derby in finale, quattro qualificazioni in Champions League e ultimo, ma non per importanza, un titolo di vice-campione d'Italia.

Quasi tutti i grandi acquisti dell'ultima era biancoceleste portano il suo nome. Campioni del mondo del calibro di Klose e finalisti di Champions League come Lucas Leiva. Poi Candreva, Mauri, Hernanes, Correa, fino agli ultimi Milinkovic-Savic, Luis Alberto e Immobile. Giocatori arrivati sottotraccia con investimenti minimi e molto spesso rivenduti a cifre elevati, per mantenere una gestione virtuosa delle casse societarie. Qualche colpo a vuoto c'è sicuramente stato, specialmente nell'ultimo periodo, con Muriqi e Vavro, costati rispettivamente 20 e 12 milioni, per poi non rendere mai secondo le aspettative. Quando però un rapporto così duraturo e spesso vincente si chiude, è sempre meglio ricordare i Romagnoli e gli Zaccagni, invece dei Romero e dei Jordan Lukaku.

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