Le mosse del numero uno. "I vivai sono una priorità. Servono stadi moderni. Var a chiamata? Difficile»

Il presidente della Lega Serie A: "Si giocano troppo partite, capisco le lamentele. A causa del Mondiale per club l’inizio del prossimo campionato slitta al 24 agosto. Da quando il calcio italiano è andato in Arabia le donne sono tornate sugli spalti" .

di GIULIO MOLA
19 marzo 2025
Il presidente della Lega Serie A: "Si giocano troppo partite, capisco le lamentele. A causa del Mondiale per club l’inizio del prossimo campionato slitta al 24 agosto. Da quando il calcio italiano è andato in Arabia le donne sono tornate sugli spalti" .

Il presidente della Lega Serie A: "Si giocano troppo partite, capisco le lamentele. A causa del Mondiale per club l’inizio del prossimo campionato slitta al 24 agosto. Da quando il calcio italiano è andato in Arabia le donne sono tornate sugli spalti" .

Via Rosellini, poche centinaia di metri dalla Stazione Centrale del capoluogo lombardo. La casa del grande calcio, luogo di scontri epici fra vulcanici presidenti, accesi dibattiti fra le società e cassaforte di mille segreti del pallone nostrano, apre le porte ad un evento organizzato dal Panathlon di Milano: Ezio Maria Simonelli, da pochi mesi nuovo presidente della Lega di serie A, parla del “calcio del futuro“. Un focus a trecentosessanta gradi snocciolando progetti presenti e futuri, obiettivi da realizzare e situazioni da migliorare.

Dottor Simonelli. La domanda che tutti fanno: si gioca troppo?

"Si. La Uefa ha aggiunto partite, la Fifa pure. E i calendari sono intasati. Da presidente della Lega Calcio guardo con apprensione il finale di stagione, perché tutte queste sfide rendono difficile la gestione del programma. Ed è un problema, capisco le lamentele dei tifosi e anche dei club che possono conoscere il calendario mettendo insieme solo tre giornate per volta, per non parlare dell’inizio del prossimo campionato: pensavamo di cominciare il 17 agosto, ma con Inter e Juventus impegnate nel Mondiale per club meglio andare al 24".

Passare da 20 a 18 squadre aiuterebbe?

"Non cambierebbe nulla perché la Uefa aumenterebbe le sue partite. Gli interessi economici in ballo sono tanti. Finora l’Inter ha incassato 110 milioni dalla Champions League e chi vince il Mondiale per club ne porta a casa 170. Capisce?"

Visto che si siamo parliamo della Supercoppa d’Arabia. Anche qui non mancano le polemiche.

"Partiamo da una cifra: gli arabi pagano 23 milioni di euro. E quei soldi fanno comodo alle società. Ma gli arabi vogliono anche vedere le squadre più “tifate“, come è accaduto quest’anno. Non sappiamo ancora se la prossima edizione si giocherà a Riad, c’è il rischio che non si torni per un anno. Però mi lasci dire una cosa..."

Prego Presidente...

"Il nostro calcio esportato in Arabia si prende anche dei meriti: siamo andati nel 2019, le donne da allora sono tornate negli stadi. E inoltre possono guidare e andare in giro senza velo e il 30% ricopre posizioni apicali. Fino a qualche anno fa era inimmaginabile".

Dagli arabi alle proprietà straniere. Altro grande cambiamento.

"Ce ne sono undici in Italia. Ognuna per motivi diversi: chi come Oaktree e RedBird si è ritrovata il club dopo aver prestato dei soldi, poi ci sono Commisso e Saputo, ovvero gli italiani di ’ritorno’. E infine i fratelli Hartono, imprenditori che non badano a spese e hanno deciso di abbinare calcio e spettacolo. I fondi però vogliono più che altro guadagnare e talvolta i tifosi sono scontenti".

Un tema che le sta a cuore è quello degli stadi...

"Domenica ero a Bergamo per Atalanta-Inter, partita vinta dai campioni d’Italia che hanno una difesa insuperabile. Stadio bellissimo il Gewiss, costruito “all’inglese“ anche se dei dirigenti della questura erano un po’ preoccupati per l’eccessiva vicinanza dei tifosi al campo di gioco. Ma lasciatemelo dire, Bergamo è un esempio di come si possa rifare uno stadio “ex novo“ senza mai abbandonarlo. Questo significa che volendo le cose si realizzano".

Purtroppo la realtà è diversa...

"Parlo di San Siro. Quando da giovane andavo in curva non era piacevole. Il problema è che lo stadio è rimasto così e ha quasi 100 anni di vita. C’è la necessità di rifare gli stadi, da noi hanno un’età media di 66 anni: ne ho visitati diversi negli Usa, lì i tifosi vanno tre ore prima e trovano di tutto, dagli show ai negozi. Giocare una giornata di campionato negli Stati Uniti è un’idea stimolante ma c’è bisogno di passaggi formali".

Fa discutere tanto anche il Var a chiamata...

"Ne abbiamo parlato all’assemblea delle Leghe a Francoforte, non si era tanto inclini al cambiamento. Invece il calcio si evolve e devono capirlo tutti che qualcosa va cambiata: l’idea sarebbe due o tre chiamate ad allenatore, combinate con la “gol line technology“ applicata anche sui falli laterali. Ma in questo caso il Var vero e proprio non ci sarebbe più e si toglierebbe potere ad arbitri e varisti. E si tornerebbe alla famosa moviola in campo invocata da Aldo Biscardi".

Insomma, c’è tanto da fare e migliorare...

"Siamo stati l’elite del calcio europeo. Abbiamo avuto 25 Palloni d’Oro in A, addirittura c’è chi li comprava e li metteva in panchina, come Papin. Adesso neppure uno. Il decreto crescita ci ha aiutato ad alzare il livello, per il rientro in patria non solo dei cervelli ma pure dei piedi buoni. Il Milan ha vinto lo scudetto grazie a Giroud, l’Inter lo ha fatto con Lukaku, Quel decreto fu osteggiato dicendo che c’erano troppi stranieri, in realtà quando è stato tolto, il numero dei calciatori provenienti dall’estero è salito dal 63 al 67%. Ma con qualità minore. Perciò ora lo stiamo riproponendo, anche se in maniera diversa: 1-2 calciatori per squadra, in grado di fare la differenza e aiutare i giovani, i vivai sono una priorità".

Ma il nostro resta ancora un bel prodotto da esportare?

"Certo, però l’attrattiva è da migliorare. Broadcaster e sponsor sono pronti a investire e poi il nostro è un bel campionato. Nelle ultime cinque edizioni ci sono stati quattro vincitori diversi e quest’anno in lotta per lo scudetto c’è pure l’Atalanta nonostante la sconfitta con l’Inter. Questo è un bene per tutti".

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