Mancini-Nazionale, 5 anni fa l'esordio da ct: tutte le tappe del percorso

Il 28 maggio 2018 il debutto da ct di Mancini contro l'Arabia Saudita. Scopriamo numeri e record che ne hanno contraddistinto finora la gestione

di FRANCESCO BOCCHINI -
28 maggio 2023
Roberto Mancini

Roberto Mancini

Milano, 28 maggio 2023 - Il binomio Nazionale-Roberto Mancini compie cinque anni. Il 28 maggio 2018 iniziava infatti il percorso in azzurro dell'allenatore jesino con l'amichevole contro l'Arabia Saudita a San Gallo, vinta dall'Italia per 2-1. Da allora l'ex Inter e Manchester City ha collezionato 59 presenze, con 36 vittorie: una percentuale più bassa rispetto unicamente a quelle di Vittorio Pozzo e Arrigo Sacchi. Non solo, perché la sua selezione è diventata l'unica della storia del calcio mondiale a raggiungere quota 37 partite di fila senza perdere, fra il 2018 e il 2021, con anche 13 affermazioni consecutive. Gli altri numeri? I calciatori convocati sono stati 104, 90 quelli utilizzati (Donnarumma il più impiegato) e 56 gli esordienti. 

L'inizio 

Dopo aver conquistato 13 trofei da allenatore, Mancini decide di accettare la proposta della Federazione, chiamata a far partire un nuovo ciclo dopo la gestione fallimentare di Giampiero Ventura e la mancata qualificazione al Mondiale del 2018. Per il tecnico si tratta di una grande sfida, alla luce anche della sua carriera azzurra da calciatore, durante la quale mai è riuscito a ritagliarsi un ruolo da protagonista (36 presenze e quattro reti). Poche ma fondamentali le scelte una volta assunto l'incarico: l’ambizione di vincere nonostante il baratro da cui partiva, la rivoluzione di un sistema tradizionale puntando su un gioco moderno e offensivo, la serenità di chi sa guardare oltre l’orizzonte, il sorriso e la voglia di divertirsi in campo e fuori che avrebbero ispirato gli anni seguenti. 

I record

La prima Nations League 2018-19 è il test per un biennio da record: il ko a Lisbona con il Portogallo il 10 settembre è l’ultimo fino al 6 ottobre 2021, con il primato di 37 gare utili che diventa la striscia più lunga di tutti i tempi per una Nazionale, meglio di quanto fatto dal Brasile (35 tra il 1993 e il 1996). Nasce una squadra che diventa invincibile: a Genk, il gol di Politano al 94' piega gli Stati Uniti e avvia la serie di 11 vittorie consecutive, fino al rotondo successo con l’Armenia a Palermo nel novembre 2019 (l’ultima sfida prima del Covid), nuovo record azzurro che supera le nove affermazioni di Pozzo (1938-39). In quella striscia di 11 c’è anche un altro primato, ossia l’en plein nelle qualificazioni a Euro 2020 (10 successi su 10), prima volta per l’Italia in un girone verso Europeo o Mondiale. La ciliegina sulla torta di questo 2019 è il 9-1 all’Armenia: nove reti segnate in una gara dopo 71 anni (1948, Italia-Usa 9-0, vittoria più larga della storia), quarta vittoria nella storia con 8 gol di scarto (le altre nel 1928, 1936 e 1952).

Trionfo all'Europeo

Terminata l’emergenza Covid, l’Italia riparte nella nuova edizione di Nations League 2020-21 nell’autunno 2020. Primo posto nel girone davanti all'Olanda e qualificazione alle Finali, poi la lunga rincorsa a un ‘Sogno Azzurro’, fino a Wembley, dove si celebra il secondo titolo europeo della nostra storia (con il record di 13 vittorie consecutive fino alla semifinale con la Spagna), che regala al Paese una delle più grandi emozioni sportive. L’11 luglio 2021, la Nazionale alza il trofeo ‘Henry Delaunay’ al termine di una sfida mozzafiato con l’Inghilterra padrona di casa, suggellata dalle parate di Donnarumma ai rigori. Il giorno dopo, Roma celebra la Nazionale campione d’Europa con un tributo di folla nella sfilata tra Quirinale e Palazzo Chigi. “Ancora non siamo consapevoli di quello che abbiamo fatto”, sussurra Mancini prima di varcare la soglia del Quirinale. Il presidente Sergio Mattarella rende onore agli Azzurri: “Avete meritato ben oltre il punteggio, avete vinto esprimendo un magnifico gioco. Avete manifestato armonia di squadra tra di voi e nel gioco. Va espresso un ringraziamento a Roberto Mancini per la fiducia che ha sempre manifestato, la rivoluzione che ha introdotto nell'impostazione del gioco, l'accurata preparazione di ogni partita”.

Delusione Mondiale

Pochi mesi prima rispetto al trionfo a Euro 2020, 17 maggio 2021, Mancini aveva prolungato il legame con la Nazionale fino al 2026, ossia fino al Mondiale che, una volta sfumata la qualificazione alla Coppa del Mondo di Qatar nella notte amara di Palermo a marzo 2022, diventa il nuovo chiodo fisso nei pensieri del ct. A caldo, nelle interviste post eliminazione, Mancio non nasconde la grande amarezza: “Credo che come luglio sia stata la cosa più bella che ho avuto a livello professionale, questa è la più grande delusione. Pensare al futuro? Vediamo cosa succede, la delusione è troppo grande per parlarne ora. Ai miei ragazzi voglio più bene ora che a luglio scorso”. 

Nuovo ciclo 

Così, dopo la grande delusione per il gol di Trajkovski, il pensiero che si impone nella testa di Mancini è quello di una seconda ricostruzione, lavorando sugli eroi di Wembley e sui ragazzi di una nuova generazione, che fatica a trovare spazio in Serie A. E allora gli stage con i calciatori tra i 16 e i 20 anni più interessanti, lo sguardo alle Nazionali giovanili, una rosa giovanissima nella Nations League 2022, dopo aver chiuso, con la sconfitta nella Finalissima con l’Argentina vincitrice della Coppa America (3-0 a giugno 2022, di nuovo a Wembley) una fase della sua carriera azzurra: l'addio alla Nazionale di Chiellini, le partenze verso gli Usa di Insigne e Bernardeschi. Fanno il loro esordio tra giugno e novembre tanti ragazzi ai quali Mancini dà immediatamente fiducia: Frattesi, Gnonto, Pobega, Dimarco, S. Ricci, Cancellieri, Zerbin, Gatti, S. Esposito, Scalvini, Pafundi, Fagioli, Miretti. Tutto per provare a vincere quel Mondiale, nel quale Mancini non ha mai giocato neanche un minuto. “Per colpa mia”, come ha detto più volte nelle interviste rilasciate in questi anni. Chissà che il cerchio non si chiuda più o meno lì dove tutto è iniziato: era il 26 maggio, ma del 1984, dunque 39 anni e due giorni fa, quando iniziava la sua storia con la maglia azzurra. A Toronto, Bearzot lo mandava in campo nell'amichevole con il Canada. Paese che, con Usa e Messico, ospiterà il Mondiale 2026. Appunto.

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