Il purgatorio del Diavolo. Autogol e rigore mancato. Il Milan si fa male da solo

Conceição prova a crederci: "Lotteremo fino alla fine per entrare in Champions, ma prendiamo sempre gol incredibili". Leao cambiato non resta in panchina.

di LUCA MIGNANI
23 febbraio 2025
Il rigore calciato da Christian Pulisic e parato da Vanja Milinkovic-Savic: il Milan comunque era riuscito a pareggiare

Il rigore calciato da Christian Pulisic e parato da Vanja Milinkovic-Savic: il Milan comunque era riuscito a pareggiare

"Andate a lavorare" è il canto finale dell’esasperazione dei tifosi rossoneri (dopo il classico invito a tirare fuori gli attributi). "Hanno tutta la ragione del mondo", la risposta di Conceição. È l’ultimo capitolo dal fronte del paradosso e dello sprofondo rossonero. Ancora una volta e a soli quattro giorni dall’eliminazione in Champions. Quarto posto a sei punti, aspettando sia la Juve che il recupero di giovedì a Bologna. Anche l’Europa minore ancora non si vede. Dopo riflessioni e rivoluzioni, strigliate e muri tremanti a Milanello come negli spogliatoi.

A proposito: Leao, dopo il cambio all’intervallo, non è tornato in panchina. Segnali. "Non era al meglio, scelta tecnica", ha spiegato Conceição. Arrivato a Torino da secondo a nessuno per punti fatti in campionato dal suo sbarco nella polveriera Milan. Ma ripartito con una media punti delle sue quindici partite (in tutte le competizioni) inferiore alle ultime quindici di Fonseca: 1,8-2. Raccapezzarsi con i numeri di questa squadra (seppur rivoluzionata dal mercato) è dura: 26-9 il conteggio delle conclusioni in quest’ultima uscita e il tecnico le ha rivendicate tutte. Ma il peso delle cadute sotto i colpi delle proprie fragilità, nelle statistiche, non c’è. Fa la differenza, però. In nemmeno un mese si sono viste le frittate di Gabbia e Musah a Zagabria, Maignan e Theo Hernandez col Feyenoord. E ancora del portiere ieri che ha sparato su Thiaw la palla dell’autogol dopo cinque minuti (incredibilmente, anche all’andata il difensore aveva fatto autogol contro il Toro).

Sul bis, invece, dormita di Thiaw e Pulisic, mentre Sanabria ha capito l’antifona e ha battuto subito un pallone che andava gestito in due modi: piazzandocisi davanti, o scaraventandolo in tribuna. Invece l’ha scaraventato in porta Gineitis, ben più rapido di Fofana.

"Abbiamo fatto di tutto in avanti, ma gli ultimi 12-15 gol sono errori nostri, non si può parlare di strategia o di formazione. Come è possibile? Succedono cose da circo... Lavorerò giorno e notte per il quarto posto". Nel calderone è finito così il primo errore dal dischetto di Pulisic (mandato colà da Leao) che ha fatto rima col quarto rigore stagionale parato da Milinkovic-Savic. E il palo di Joao Felix. Senza Walker, per il resto con la stessa squadra della Champions: fiducia, non ripagata dai fatti. Poi via Leao, dentro Fofana (seconda panchina) e tutta la volontà di assalto con Abraham, Sottil, Camarda, Chukwueze e perfino Pavlovic. A fare la differenza, le ennesime fragilità.

Quelle che le dichiarazioni e le rivoluzioni non hanno ancora spazzato via.

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