Milan, un day after da resa dei conti. Theo mea culpa, Ibra con Conceição

Il disastro in Champions apre nuovi scenari: già si parla del ritorno di Allegri, anche Conte per il futuro

di GIULIO MOLA
20 febbraio 2025
Theo Hernandez, 27 anni, espulso martedì per un doppio giallo evitabilissimo

Theo Hernandez, 27 anni, espulso martedì per un doppio giallo evitabilissimo

MILANOAccuse, polemiche e regolamenti di conti. Ma pure un carico di scuse e frustrazione. Il Diavolo autolesionista è fuori dalla Champions, e il nerissimo “day after“ si trascina un po’ di tutto in un concentrato di delusione e rabbia. Non tacciono i social dove i tifosi sono inferociti e chiedono alla dirigenza e a tanti calciatori di farsi da parte. Si riprende invece già al mattino a Milanello, silenziosa seduta di scarico. Musi lunghi e teste basse, Sergio Conceição lascia il quartier generale rossonero già alle 13.40 con tanti pensieri che gli frullano in mente. Ma risuona ancora la chiosa (amletica) della conferenza stampa post partita: "C’è un ambiente esterno che non mi piace, così non è facile risollevarsi. Però conosco un solo modo: vincere".

A cosa si riferisse con esattezza l’allenatore non è chiaro, per quanto abbia voluto sottolineare che non si tratti dei tifosi. Forse, quella cappa oscura che non sta aiutando la squadra a trovare la sua identità, nonostante il pirotecnico mercato di gennaio. E’ anche vero che nella notte da incubi di San Siro il tecnico è stato l’unico a prendersi le responsabilità (le scelte dopo l’espulsione di Theo Hernandez sono sembrate cervellotiche), già si ipotizzano scenari estivi (dal ritorno di Max Allegri al clamoroso arrivo di Antonio Conte) ma per ora nessuno mette in discussione la sua panchina. Parola di Zlatan Ibrahimovic: "Sta facendo bene: quando è arrivato le cose sono cambiate. Non siamo ancora al cento per cento, ma stiamo migliorando. Ha la nostra piena fiducia", dice il Senior Advisor di Redbird a Valerio Staffelli (inviato di Striscia la Notizia) che gli consegna il nono Tapiro d’Oro della carriera. "Siamo delusi e arrabbiati, il Tapiro è meritato", prosegue il totem svedese, che – alla domanda se sia stata data una tirata d’orecchie a Hernandez che con l’espulsione ha compromesso la qualificazione – dribbla l’argomento come può: "Non è stato un momento positivo. Martedì è mancata la maturità, ma ora l’obiettivo è rimanere uniti per campionato e Coppa Italia". Risposta che non convince affatto. E Ibrahimovic è il primo a saperlo.

Non può dirlo Zlatan, e non lo dirà mai: ma c’è la sensazione che questa volta per Theo il tempo sia scaduto. Probabilmente neppure le scuse “social“ arrivate a tifosi e società basteranno: "Il calcio è imprevedibile: ci offre grandi gioie, ma anche momenti dolorosi. Oggi provo un’immensa frustrazione. Chiedo scusa ai miei compagni per averli lasciati in 10 e mi scuso con i tifosi che ci sostengono sempre. Ma questo club è una famiglia e insieme ci riprenderemo. Rialziamoci tutti insieme. Io per primo. Forza Milan". Ma la sua storia coi rossoneri rischia di essere finita nella gelida notte di San Siro, in quella che doveva essere la partita spartiacque della stagione.

L’espulsione rimediata contro il Feyenoord segna il punto di non ritorno dell’avventura in rossonero del terzino e ad oggi sono svanite anche le residue possibilità di rinnovo del contratto in scadenza nel 2026. Ma sarebbe riduttivo addossare le colpe solo a Theo, che al più andava “rieducato“ ben prima viste le marachelle stagionali che gli sono state sempre perdonate (da prestazioni inguardabili all’ammutinamento dell’Olimpico). Non solo: lo stesso Ibra continua a dichiarare quanto sia più forte il Milan di quest’anno rispetto a quello che ha vinto lo scudetto con lui. E’ una sua opinione. Discutibile. Perché agli occhi di icone rossonere e tifosi, questa proprietà e la dirigenza negli ultimi due anni hanno invece distrutto lo spirito e l’armonia della squadra, con scelte incomprensibili. E oggi si pagano le conseguenze.

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