(S)punti di vista. Paolo Maldini e quelle verità ancora nascoste

Paolo Maldini, ex dirigente del Milan, parla per la prima volta dopo il licenziamento. Rivela di aver tentato di portare Leo Messi al Milan, ma di aver capito che non era possibile. Si capisce il distacco tra due filosofie aziendali e che Maldini ha sbagliato qualcosa.

di GIULIO
24 novembre 2023

Mola

Centosettantuno giorni dopo esser stato licenziato dal Milan, Paolo Maldini è tornato a parlare, ospite di “PoretCast“, vodcast a teatro ideato e condotto da Giacomo Poretti. E’ la prima volta che succede dopo il fragoroso addio del 5 giugno, al termine di un duro faccia a faccia con Gerry Cardinale in un hotel di Milano. Mercoledì sera l’ex direttore dell’area tecnica rossonera non ha fatto cenno al rapporto con la Proprietà americana e al suo futuro ("Sono disoccupato ma tecnicamente sono anche in pensione. Se ci sarà qualcosa di stimolante accetterò...") ma ha rivelato di aver tentato di portare al Milan addirittura Leo Messi. "Ci ho provato per dieci giorni (probabilmente nell’estate del 2021, prima che l’argentino firmasse per il Psg)) ma poi abbiamo capito che non era cosa". In questo aneddoto si capisce il distacco di due filosofie aziendali: quello del dirigente-uomo di campo che cerca il meglio sul mercato per arrivare al successo sportivo, e quella dell’azionista di maggioranza che guarda la politica della sostenibilità e il risanamento dei conti. Maldini non ha accettato le strategie del club, l’errore più grosso è di aver esternato il suo disappunto pubblicamente. Non una, ma due volte. Dopo aver vinto lo scudetto nel 2022 e subito dopo aver perso la semifinale di Champions con l’Inter la scorsa primavera. "Tra calciatore e dirigente c’è una differenza enorme. In una ‘subisci’ il risultato e nell’altra ‘determini’. Io soffrivo tantissimo e mi agito", ha confessato l’altra sera Paolo. Che da dirigente, evidentemente, non ha accettato i paletti posti dal suo datore di lavoro arrivando alla rottura. Eppure anche Maldini ha sbagliato qualcosa, e non solo negli atteggiamenti. Per esempio: perché prendere De Ketelaere fidandosi ciecamente dei consigli del suo miglior amico (ed ex compagno di squadra) anziché “studiarsi“ il belga di persona? E ancora: perché farsi sfuggire a parametro zero Calhanoglu (per una differenza di 500mila euro) solo perché un’altra icona rossonera gli aveva detto che di giocatori come il turco se ne trovano tanti altri? E infine: come mai a Pasqua era già in parola con Pirlo (che fatica non poco in B con la Samp) per portarlo al Milan al posto di Pioli? Le risposte al prossimo vodcast.

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