Persephassa Le percussioni ’matematiche’
Alle 17.30 nel chiostro di Santa Chiara l’ensemble Icarus vs Muzak nel terzo concerto del Festival Modena Contemporanea .

Uno dei componenti dell’ensemble Icarus
In principio fu la voce. Ma di certo gli strumenti a percussione, ovvero la piena espressione del ritmo e della potenza, sono stati la prima forma musicale, quindi ancora oggi racchiudono una forza ancestrale, una loro magia evocativa.
Viaggia dunque fra questo grande passato e il nostro tempo il terzo concerto del Festival Modena Contemporanea, che oggi alle 17.30 nel Chiostro del Complesso Santa Chiara (con ingresso da Rua Muro 59 o da via degli Adelardi, biglietti a 5 e 10 euro) concluderà la prima parte del suo cartellone. I sei percussionisti dell’ensemble Icarus vs Muzak (Matteo Rovatti, Martino Mora, Marco Lazzaretti, Francesco Pedrazzini, Gabriele Genta e Koichi Kameo) daranno ‘nuova vita’ a composizioni di Iannis Xenakis, musicista, architetto e partigiano greco, scomparso nel 2001, e in particolare alla sua ’Persephassa’, concepita per essere eseguita di preferenza all’aperto, con gli strumentisti che circondano il pubblico.
"Il brano – spiegano le note introduttive – poggia su una percussività incantatoria e ancestrale, materializzazione fonica delle forze telluriche, divine e della natura celebrate nella storia di Persefone e Ade".
Iannis Xenakis fu uno degli esponenti più originali delle avanguardie musicali del ‘900: collaborò come architetto con Le Corbusier, e si incontrò poi con Olivier Messiaen, lavorando su una ricerca multidisciplinare che incrociava la musica, la fisica, la matematica.
’Persephassa’, che venne eseguito per la prima volta nel 1969 in Iran, ne è proprio l’esempio lampante: il ritmo, i cicli e i periodi sono come una congiunzione fra la matematica e il regno del suono. Xenakis adottò strumenti anche inconsueti come il simandro, che veniva utilizzato fino all’anno Mille nell’area bizantina e riporta alle preghiere nei monasteri ortodossi. I sei percussionisti suonano questo brano disponendosi in cerchio attorno al pubblico: le traiettorie dei vari strumenti si intrecciano come in una coreografia sonora, quasi un turbine musicale. "L’artista gioca con le forme proprio come lo scienziato o il credente – diceva Xenakis –. Il musicista lo fa in modo ancor più sistematico, poiché vive simultaneamente nel microcosmo del suono e nel macrocosmo delle architetture più vaste".
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