Antonio Conte: il Martello del Calcio che Trasforma Squadre in Macchine da Vittoria
Antonio Conte, noto come 'Il Martello', continua a dimostrare la sua mentalità vincente portando il Napoli al successo.

Antonio Conte, noto come 'Il Martello', continua a dimostrare la sua mentalità vincente portando il Napoli al successo.
Se Antonio Conte fosse un film, sarebbe una saga di quelle adrenaliniche. Potrebbe essere un Tom Cruise da Mission Scudetto, un Jason Statham da Transporter, perché il triangolino tricolore va dove lo porta lui. Ma anche un Vin Diesel da Fast and Furios, perché i tempi in cui ottiene risultati sono da corse a trecento all’ora.
Se Antonio Conte fosse una canzone potrebbe essere quella di una sua conterranea come Anna Oxa, È tutto un attimo, per la velocità con la quale riesce ad ottenere quello che vuole, e poi ad andarsene. Quindi anche un Se mi lasci non vale, perché sembra aver fatto l’abbonamento a sedurre e poi abbandonare le piazze dove passa con le sue marce trionfali, vedremo se come dicono i bene informati succederà anche questa volta. O per restare in tempi più recenti, è bravissimo a creare una Balorda nostalgia, alla Olly.
Quando salutò la Juventus dopo tre scudetti di fila, la cosa fece scalpore, ma l’approdo alla nazionale poco dopo chiarì molte cose che al momento sembravano incomprensibili. Solo al Chelsea rimase anche dopo aver vinto la Premier nel 2017, finendo quinto l’anno dopo, ma è tornato alle sue abitudini con l’Inter, portata allo scudetto e poi salutata. Quella volta senza avere una squadra pronta, proprio per scelta: e infatti il passaggio al Tottenham non si può considerare un salto di qualità, un buon primo periodo subentrando a stagione iniziata per portare gli Hotspurs in Champions, poi la risoluzione durante l’anno successivo.
Non ha avuto problemi ad aspettare un anno, prima di accettare la corte di De Laurentiis che lo avrebbe voluto subito, una volta capito l’errore fatto con Rudi Garcia. Ma l’attesa ha premiato tutti e due, visti i risultati.
Lo chiamano ’Il Martello’, una volta Del Piero, che di allenatori bravi ne ha conosciuti, disse di lui: "È molto impegnativo lavorare con Antonio, non tralascia niente. Ma è un suo pregio".
La sua mentalità la chiarì benissimo in un’intervista ai tempi in cui guidava l’Inter: "In tanti parlano di vittoria come se fosse sempre facile da raggiungere: io preferisco parlare di mentalità vincente. È necessario avere una preparazione alla vittoria. Io sono un martello, ne sono consapevole, ma è l’unico modo per crescere. Quando gli avversari non avranno davanti soltanto 11 giocatori, ma sentiranno di affrontare una cultura, un’identità e un sistema di valori comune, allora avremo raggiunto il nostro obiettivo. Seguo un mantra caro agli All Blacks: quando arrivi trovi una maglia, quando vai via lasciala meglio di come l’hai trovata".
La mentalità da rugbista portata nel calcio è qualcosa che fa già un certo effetto, visto che i due mondi sembrano molto lontani. Ma forse il Conte che negli spogliatoi riesce a toccare le corde giuste per spremere al massimo i suoi è quello di un’altra palla ovale, quella da football americano, l’Al Pacino che spinge la squadra a cercare la vittoria centimetro dopo centimetro in Ogni maledetta domenica.
Di sicuro la carriera da vincente del tecnico di origini pugliese è una cosa da film. Perché vien quasi un sospetto, almeno guardando da fuori.
Lo sport sta diventando una centrifuga, i cicli degli allenatori durano sempre di meno perché certi stimoli sono esasperati, una volta si diceva che per tenere un tecnico a lungo bisogna cambiare la squadra, perché soprattutto quelli ad alta usura psicologica (e Conte lo è di sicuro) perdono efficacia sulle menti dei loro atleti, sul lungo periodo.
Bene, Conte lo ha capito forse prima di tutti, di sicuro la sua spedizione vittoriosa sulla panchina del Napoli dimostra che è il più bravo di tutti a prendere un gruppo e a farlo rendere subito, ma anche pienamente consapevole che una volta raggiunto quel traguardo, ripetersi diventa quasi impossibile. E soprattutto è uno che sa scegliere il suo obiettivo, preferibilmente uno per volta: il Napoli che a detta di molti partiva avvantaggiato perché senza le coppe europee aveva un calendario più leggero si è dato una mano uscendo presto dalla Coppa Italia. Alla fine il saldo favorevole è di quasi venti partite in meno disputate rispetto all’Inter, che in Champions ha spremuto energie fisiche e mentali.
Anche Conte ha spremuto quelle dei suoi. Ma ha centrato l’ennesimo traguardo di una carriera incredibile.
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