Napoli, le tre idee di Conte per la crescita del club. Intanto si ferma Neres
Per il tecnico salentino, per sognare in grande in ottica futura servono stadio di proprietà, miglioramenti nelle infrastrutture e un settore giovanile più fecondo. Tegola brasiliano: salterà almeno la Lazio

Antonio Conte (Ansa)
Napoli, 11 febbraio 2025 - Stavolta non ci sono stati né sorprese né colpi di scena: l'Inter, seppur non senza polemiche, batte la Fiorentina al Meazza, riscattando lo 0-3 incassato appena pochi giorni prima al Franchi e mandando a distanza un messaggio al Napoli, le cui speranze dal divano stavolta vengono tradite dal responso del campo. Cambia l'esito del match, cambia il contesto ambientale, cambia l'inerzia emotiva tra le due contendenti e, soprattutto, cambia anche la classifica: Napoli ancora primo, ma ora con appena 1 punto di vantaggio sull'Inter, passata in pochi giorni dall'incassare il possibile colpo del ko nei giochi scudetto a diventare quasi la favorita per lo stesso. A cambiare, in realtà, è anche il registro dialettico di Antonio Conte, che proprio dopo aver confessato a chiare lettere i sogni di gloria degli azzurri, praticamente a ridosso del filotto delle 7 vittorie di fila, fa dietrofront in pubblico tirando in ballo la qualificazione a una competizione continentale, quello che praticamente era l'obiettivo designato in estate. Forse un modo per togliere pressione alla sua squadra proprio ora che la posta in palio sta salendo o forse una frecciata alla società e a un mercato, quello di gennaio, che ha un po' scontentato tutti. Fatto sta che, a parole, il Napoli esce ridimensionato da una cinque giorni sulla carta favorevolissima, durante la quale proprio Conte si era esposto anche su un altro tema che rischia di essere pregnante sul prosieguo di questo sodalizio: la crescita della società anche, se non soprattutto, fuori dal rettangolo verde di gioco.
Le criticità del Napoli per Conte
Il tasto per il tecnico salentino era stato rovente anche nel suo passato all'Inter, ma oggi rischia di assumere un'importanza ancora più pregnante perché di mezzo c'è un progetto ambizioso e di lungo termine. Progetto che, per Conte, non può prescindere da alcuni elementi fondamentali come le infrastrutture, in particolare il centro sportivo, lo sviluppo del settore giovanile e l'ammodernamento del Maradona: un tris, giusto per sintetizzare, che vale così tanto da superare nella scala delle priorità anche il calciomercato. Andando contro il comune sentire del tifoso medio, infatti, il tecnico azzurro ha rimarcato la priorità di un restyling generale del club sull'acquisto di giocatori anche dal valore folle, come potrebbero essere i 75 milioni incassati dal Paris Saint-Germain per il cartellino di Khvicha Kvaratskhelia. Un pensiero lungimirante e anche altruistico, perché eventualmente tra il dire e il fare c'è un abisso reso tale anche dai tempi della burocrazia al punto che non è detto che fino all'eventuale apposizione della prima e dell'ultima pietra Conte sia ancora l'allenatore del Napoli. Il sogno dell'attuale guida tecnica è lasciare dopo il suo addio un club magari più vincente e con un palmares più ricco ma anche capace di camminare sulle proprie gambe, facendo crescere quel fatturato che di tanto in tanto fa capolino a quelle latitudini (e non solo). Prima di Conte già altri tecnici passati da Fuorigrotta avevano rimarcato questo profondo gap che intercorre tra il Napoli e le altre big del calcio italiano. Si parte dalla mancanza di uno stadio di proprietà e dai circa 100 milioni all'anno che questa lacuna costa al club partenopeo: a parole Aurelio De Laurentiis ha più volte 'risolto' il problema, parlando della costruzione di uno stadio nuovo o dell'ammodernamento del Maradona, ma tutto rimane lettera morta e così lo stesso settimo sold out stagionale dell'impianto di Fuorigrotta, quello messo a referto nel match contro l'Udinese, non fa che far aumentare i rimpianti su un bacino di utenza che potrebbe essere ancora più grande, specialmente in annate positive come questa. Poi c'è il centro tecnico, quello di Castel Volturno, il cui contratto di affitto scadrà nel 2026. E poi? Già da tempo De Laurentiis sta pensando di costruire una nuova struttura, ovviamente di proprietà, su un terreno ancora da individuare ed è possibile che la questione slitti di almeno altri due anni. Quasi di pari passo con il quartier generale c'è il settore giovanile, un rubinetto ormai da anni totalmente a secco e con la Primavera relegata nella seconda lega come ottimo emblema della crisi dell'intero movimento azzurro. Questo circolo vizioso negativo contribuisce a non generare ricchezza per il Napoli, praticamente quasi incapace di produrre talenti in casa da lanciare in prima squadra o rivendere per creare plusvalenze. O, magari, per ovviare a un periodo di emergenza.
Si ferma Neres
Succede infatti che il suddetto mercato al risparmio lasci un po' di strisciante malcontento nella piazza e probabilmente nello stesso allenatore, nonostante i tentativi poi di correggere il tiro provando a lanciare idee di crescita per il club che vadano oltre il parco giocatori. E succede che dallo stesso si tiri momentaneamente fuori David Neres, che aveva chiuso il match contro l'Udinese con un risentimento muscolare: gli esami del caso hanno evidenziato una lesione distrattiva del semimembranoso della coscia sinistra che terrà il brasiliano fuori causa per qualche partita. Come di consueto, il club non si è sbilanciato sui tempi di recupero, ma la certezza, giusto per essere ottimisti, è che il classe '97 marcherà visita nel delicatissimo match in casa della Lazio, un avversario non casuale per il Napoli, che ha perso sia la gara del girone di andata sia quella di Coppa Italia valida per gli ottavi. Il tutto con il fiato dell'Inter ormai sul collo e con le primissime crepe nel rapporto tra la piazza e Conte e tra quest'ultimo e un club che deve ancora crescere nonostante il flash dello scudetto vinto quasi due anni fa e della leadership attuale in classifica che lascia spiragli aperti per un altro trionfo a fine anno. Risultati importanti di campo che però, a detta di Conte e di chi abbraccia il suo pensiero, ancora non bastano a rendere il Napoli davvero una grande del calcio italiano e internazionale.
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