Il Napoli non molla l’Inter. Ma all'orizzonte c'è lo scoglio Bologna

Gli azzurri battono il Milan con una prestazione analoga a quella sfoderata dalla capolista contro l'Udinese: lunedì prossimo la trasferta al Dall'Ara prima di un finale di calendario in teoria più dolce

di GIUSY ANNA MARIA D'ALESSIO
31 marzo 2025
Napoli-Milan, l'esultanza degli azzurri (Ansa)

Napoli-Milan, l'esultanza degli azzurri (Ansa)

Napoli, 31 marzo 2025 - La sequenza temporale delle partite può dare la percezione che sia stato il Napoli a replicare all'Inter e alla sua precedente vittoria sull'Udinese, ma la situazione potrebbe prestarsi a un'altra chiave di lettura. Analizzando anche l'avversario di giornata visto al Maradona, un Milan tutt'altro che irresistibile ma comunque dotato in rosa di diversi giocatori di talento, e paragonandolo a quello che nel pomeriggio aveva fatto visita alla capolista a San Siro, l'impressione sia invece che l'inerzia della giornata 30 di Serie A abbia sorriso agli azzurri, al netto del ritardo dalla vetta della classifica rimasto immutato (3 punti). Dunque, in un ipotetico bilancino del testa a testa a distanza che verosimilmente si trascinerà fino a fine maggio, su Simone Inzaghi la spunta Antonio Conte, che ritrova qualche pedina preziosa in uscita dall'infermeria e, con esse, un 4-3-3 che paga subito dividendi. E per subito non si intende un modo di dire.  

Primo tempo super, mentre nella ripresa...

Neanche il tempo di mettere il pallone a metà campo che il Napoli, infatti, passa in vantaggio con Matteo Politano, bravo a sfruttare sia la traccia lungolinea di Giovanni Di Lorenzo sia il clamoroso buco della difesa ospite, che soffrirà per vie centrali, in un'azione analoga, anche in occasione del raddoppio firmato Romelu Lukaku, uno che quando vede rossonero si esalta sempre e che stavolta lo fa trovando anche la tanto agognata cifra tonda: 400 gol in carriera, di cui l'ultimo pesantissimo anche per lanciare un messaggio a se stesso, all'allenatore e agli immancabili critici che Big Rom sa segnare a prescindere dal modulo e dalla presenza accanto di un altro attaccante. L'uno-due rifilato dal Napoli al Milan, imbattuto a Fuorigrotta dal 2018, per una striscia di 6 partite, sembra mortifero e in effetti lo è nell'arco di un primo tempo senza storia nel quale al Maradona si intravedono sprazzi di ottimo gioco che parevano quasi fare da preludio a una goleada. Invece, come successo già troppe volte in stagione, gli azzurri calano alla distanza, 'imitando' quanto fatto dall'Inter contro l'Udinese, e prestando il fianco a una ripresa di ben altro tenore che finisce con il mettere in bilico un successo che sembrava in ghiaccio. Merito anche di Sergio Conceicao, che mette pesantemente mano alla panchina, correggendo i propri errori che avevano di fatto quasi regalato la frazione iniziale al dirimpettaio, ammonito e diffidato e dunque in tribuna lunedì prossimo al Dall'Ara. Rafa Leao dà brio, seppur come suo solito con alterni risultati, Santiago Gimenez dal dischetto si fa ipnotizzare da Alex Meret e Luka Jovic buca quest'ultimo da zero metri su assist di Theo Hernandez, che aveva guadagnato il rigore su fallo di Philip Billing. Alla fine, gli sforzi rossoneri non bastano a recuperare la situazione, per la gioia di tutti: di Conte e della sua squadra, del pubblico del Maradona e pure dello stesso Billing, il cui ingresso in campo dalla panchina stavolta è stato di tono diametralmente opposto a quello eccellente visto contro l'Inter. Stavolta la mossa non riesce al tecnico azzurro, poco fortunato già prima del fischio iniziale allorché Scott McTominay aveva alzato bandiera bianca per una sindrome influenzale, mandando in cantina il 4-4-2 a quanto pare in cantiere da diversi giorni.

Snodo Bologna

La buona notizia per Conte e per il Napoli è che alla fine è salva una vittoria determinante per rimanere in scia dell'Inter alla vigilia dello snodo forse cruciale dell'intera lotta scudetto. Nel prossimo turno, infatti, gli azzurri saranno ospiti di un Bologna quarto e reduce da 5 vittorie di fila in generale e che al Dall'Ara sa soltanto vincere praticamente da inizio gennaio. Insomma, un esame in teoria tutt'altro che agevole dopo il quale per gli azzurri, sempre ragionando a bocce ferme, il calendario intraprenderà una via in discesa, con all'orizzonte tutte squadre della parte destra della classifica. Nel prossimo turno anche l'Inter sarà di scena in Emilia ma a Parma: un match, graduatoria alla mano, all'apparenza più agevole, ma che in realtà nasconde quelle insidie con le quali farà i conti anche il Napoli quando di fronte ci saranno formazioni affamate di punti salvezza. Dunque, il calendario e le rivali che propone, con il relativo lignaggio in classifica, significano tutto e niente e, parlando degli azzurri, la lezione è stata già impartita tra Verona, Como e Venezia, tre trasferte in teoria non impossibili che hanno portato come fatturato appena 1 punto. Eppure, nonostante le doverose premesse e qualche riflessione da fare sulla tendenza, tra l'altro di recente comune allo stesso Inter, di calare nei secondi tempi, l'impressione generale è che l'ultimo vero fosso sul percorso degli azzurri siano il Bologna e il Dall'Ara, un campo spesso senza vie di mezzo, tra vittorie dalle proporzioni mastodontiche e cadute dal peso uguale. Se la cattiva notizia per la banda Conte è questa, la buona è che il suddetto fosso sarà comune anche ad Atalanta e Inter, tra l'altro in una sequenza vicinissima e pericolosissima per tutte le parti in causa. Intanto, prima di pensare alla spedizione in terra emiliana, il tecnico salentino può godersi una vittoria del Napoli proprio in stile Conte: qualità quando serve, seppur solo a sprazzi, ma anche tanta quantità, e quella capacità di saper tenere botta nei momenti complicati tipica delle cosiddette grandi squadre. Difficile dire ad oggi, con 8 giornate ancora da giocare, se tutto ciò basterà per riportare lo scudetto nel capoluogo campano dopo appena 2 anni ma, proprio come da Conte pensiero, smettere di crederci proprio ora sarebbe da folli. Certo, tornare a vincere al Maradona non basta a curare ogni ferita, come già emerso dopo il precedente successo (a sua volta per 2-1 e sempre con un finale in calando) contro la Fiorentina, al quale avrebbe fatto seguito la dolorosa frenata di Venezia, ma intanto la medicina chiamata tre punti è sempre quella giusta.

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