Napoli, mercato senza botti: si chiude con Okafor, tra dubbi e perplessità
Lo svizzero arriva dal Milan per rimpiazzare Kvaratskhelia dopo i tentativi andati a vuoto, tra gli altri, per Garnacho e Adeyemi. Va ancora peggio per il difensore voluto da Conte, che non arriva

Noah Okafor (Ansa)
Napoli, 4 febbraio 2025 - Nella serata di lunedì 3 febbraio è suonato il gong di una sessione di mercato invernale che per il Napoli è stata insolitamente movimentata. Il fulcro di tutto, inutile girarci attorno, è stato l'addio di Khvicha Kvaratskhelia, inatteso per le tempistiche ma nell'aria fin dall'estate se non addirittura dall'immediato post scudetto. Aurelio De Laurentiis, notoriamente restio a cedere i pezzi da novanta della rosa, ha resistito finché al comando della nave non si è portato Antonio Conte, che fin da giugno ricopre la carica quasi di manager del club partenopeo dettando le linee guida, e forse anche qualcosa di più, dello stesso mercato. Il feeling con il georgiano, in campo e fuori, probabilmente non è mai nato, così come tra l'esterno e la società non sono mai decollate le trattative per il rinnovo. In altri tempi il sodalizio forse sarebbe andato avanti fino all'estate di inerzia e convenienza reciproca, ma non ora che il Napoli è in ballo per lo scudetto e che tutto ciò che crea disturbo all'armonia dello spogliatoio deve essere eliminato. Così Kvaratskhelia va al Paris Saint-Germain portando in dote 75 milioni, ma lasciando un vuoto nella rosa che lo stesso Conte ha più volte rimarcato in conferenza stampa. La ridda di nomi non si è fatta attendere: il sogno era Alejandro Garnacho, le alternative più o meno desiderate e più o meno vicine o comunque percorribili Karim Adeyemi, Edon Zhegrova, Dan Ndoye, Allan Saint-Maximin, Federico Chiesa e Mattia Zaccagni, oltre ad altri profili solo sondati o forse soltanto accennati, ma alla fine a vestirsi di azzurro è Noah Okafor, un'opzione che a molti ha avuto l'agrodolce sapore del ripiego.
Okafor, dubbi e perplessità
Lo svizzero è arrivato proprio sul fino di lana dal Milan con la formula del prestito oneroso a 1,5 milioni, con diritto di riscatto a 23,5 milioni: per molti, anche alla luce dei parametri economici di De Laurentiis, una cifra così alta che per il classe 2000 lascia tacitamente intendere giusto un semestre all'ombra del Vesuvio per colmare una lacuna numerica. In effetti, su questo punto, quello di mantenere intatta la quantità dei giocatori a sua disposizione, Conte era stato chiaro, così come lo è stata la replica della società, che a ogni uscita ha fatto corrispondere un'entrata. Poi c'è l'altro paletto fissato dal tecnico azzurro: quello legato alla qualità. In questo caso per i verdetti servirà tempo: solo il prosieguo della stagione, a maggior ragione quando servirà l'apporto delle seconde linee, dirà se il Napoli è uscito rinforzato o indebolito da questa sessione. A ben vedere, l'undici titolare era già fatto da tempo, con David Neres promosso a titolare della fascia sinistra grazie a meriti propri: da ritoccare c'era solo la batteria delle riserve, che a sua volta, con il solo campionato in ballo, potrebbe non essere determinante. Parlando dello 'scambio' più atteso, le caratteristiche tecniche di Kvaratskhelia e Okafor sono così differenti da non prestarsi a facili paragoni. Mutano le prerogative dei giocatori, il vissuto ma anche le aspettative della piazza, al momento piuttosto basse sullo svizzero. E non è detto che, dalla prospettiva di quest'ultimo, la notizia sia totalmente negativa: specialmente quando c'è da convivere con lo spettro di un'icona come Kvara. I problemi, a limite, sono altri. La forma fisica di Okafor pare non sia al momento ottimale, ma la buona notizia è che a sinistra il titolare resta Neres: alle sue spalle, dunque, c'è tempo per lavorare e ritrovare lo smalto dei giorni migliori. L'altra buona novella per Conte e per le sue gerarchie ormai cristallizzate da qui a fine stagione è che lo svizzero dà il suo meglio da subentrante: resta però l'evidenza che il Napoli nel mercato di gennaio, quello nel quale notoriamente si va a caccia di certezze, è andato su un giocatore dal pedigree non eccellente e dalla forma deficitaria.
Gli altri reparti
Non solo il nuovo esterno offensivo e tutte le perplessità del caso: all'alba di questa sessione il club partenopeo cercava anche un difensore. In prima battuta tutto lasciava presagire l'approdo in azzurro di Danilo, che invece ha scelto il ritorno in patria. Poi è stata la volta dell'assalto a vuoto a Pietro Comuzzo, blindato dalla Fiorentina a suon di richieste mai più basse dei 40 milioni. E alla fine tutto si è chiuso con un nulla di fatto che, a effetto domino, tocca anche Rafa Marin, che ha visto congelata la sua partenza in prestito al Villarreal. Probabilmente, le ottime risposte fornite da Juan Jesus e l'imminente rientro di Alessandro Buongiorno avranno cambiato le priorità, rimandando all'estate investimenti più corposi. Tra i pali è cambiato il vice Alex Meret: da Elia Caprile a Simone Scuffet, per una staffetta che ha coinvolto il Cagliari, così come a centrocampo Philip Billing ha rimpiazzato Michael Folorunsho, passato in prestito alla Fiorentina. Anche Alessio Zerbin è andato a giocare altrove, per la precisione al Venezia, per continuare a farsi quelle ossa che intanto stanno diventando di acciaio. Per un giovane (ma non più giovanissimo) italiano sballottato qua e là, stavolta con in diritto di riscatto fissato a 4 milioni, ce n'è un altro che invece sbarca al Napoli: si tratta di Luis Hasa, forse una delle scommesse più intriganti di una sessione di mercato che la capolista ha vissuto in sordina dopo i fasti di un'estate nel segno di 150 milioni spesi. Stavolta il bilancio è quasi a zero con, anzi, circa 24 milioni che potrebbero entrare dagli eventuali riscatti dei prestiti di Caprile, Folorunsho e appunto Zerbin. Insomma, tra difficoltà oggettive, titubanze e scelte conservative, quasi rischiose, stavolta De Laurentiis chiude i cordoni della borsa e mette qualche toppa anziché regalare a Conte un botto degno della lotta scudetto. Ma lo stesso Conte ha dimostrato, con l'attuale rosa, di poterci stare, eccome, al primo posto.
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