Napoli, difesa da scudetto (nonostante gli infortuni). Ma l'attacco fatica

Con appena 25 gol subiti, gli azzurri si confermano un fortino a dispetto dei ko di Buongiorno e Juan Jesus. La fase offensiva annaspa: nel mirino il record negativo del Milan tricolore nel 2011

di GIUSY ANNA MARIA D'ALESSIO
5 maggio 2025
La difesa del Napoli (Ansa)

La difesa del Napoli (Ansa)

Napoli, 5 maggio 2025 - Una delle principali regole non scritte del calcio dice che i campionati si vincono con le difese: regola confermata spesso nei fatti e ampiamente valida anche per questa stagione. Classifica alla mano, capolista e miglior retroguardia del torneo coincidono nella figura del Napoli, bravo a mantenere la barra dritta nonostante i tanti infortuni che tuttora stanno mutilando le scelte di Antonio Conte proprio in quella zona del campo.  

La miglior difesa (nonostante gli infortuni)

  Quando si parla del tecnico salentino, spesso lo si associa, almeno in Serie A, a una fortuna quasi proverbiale negli episodi in ogni accezione possibile. In effetti, le tante vittorie di misura, o addirittura di purissimo 'corto muso', tra l'altro spesso figlie di congiunture a dir poco positive, sembrano confermare questa tesi, che abbraccia e accomuna tutte le precedenti avventure su panchine italiane di Conte. Parlando di questa al Napoli e restringendo la visuale al girone di andata, l'allenatore aveva fatto a sua volta accenno al concetto di 'fortuna' proprio con riferimento all'infermeria azzurra, incredibilmente vuota nella prima parte del torneo: con allegato auspicio che la situazione rimanesse tale. Invece, a partire da metà dicembre, tutto cambia, con una serie di infortuni che cominciano a togliere di mezzo per periodi più o meno lunghi diversi giocatori chiave: il tutto ben prima dell'addio, stavolta deciso dal mercato, di Khvicha Kvaratskhelia. Da allora fino ai giorni attuali, parlando della sola difesa, finiscono ai box per più volte Alessandro Buongiorno e Juan Jesus, che tra l'altro hanno già chiuso la propria stagione, ma qualche viaggetto in infermeria lo fanno pure Mathias Olivera, Leonardo Spinazzola e Pasquale Mazzocchi, senza dimenticare lo stesso Alex Meret. Insomma, dietro il valzer degli infortuni ha agitato le notti di Conte, ma non ha rovinato la tenuta difensiva eretta dal suo fortino a dispetto pure dei passaggi di modulo, al 4-3-3 al 3-5-2 prima del 4-4-2 quasi di compromesso varato nelle ultime settimane. Il Napoli resta la miglior retroguardia del torneo, con appena 25 gol subiti a dispetto di non poche criticità, con l'eccellenza che rimane la difesa sui calci piazzati. Certo, come da Conte pensiero, molto è stato concesso allo spettacolo, ma dalle parti di Fuorigrotta sono lontani i tempi in cui gli stessi tifosi si accontentavano di un calcio frizzante anche a costo di non aggiungere trofei in bacheca: con sé il tecnico salentino ha portato anche quella mentalità tipica di altri club legata all'importanza ineluttabile della vittoria, praticamente a ogni costo. "Nessuno si ricorda di chi arriva secondo: la storia la scrive chi vince": queste le parole pronunciate da Conte dopo la vittoria, ancora sofferta e di misura (ma pure senza prendere gol, come le 3 precedenti), al Via del Mare di Lecce, a dir poco fondamentale (se non addirittura decisiva) nell'economia della lotta scudetto. E dire che fino a qualche tempo fa uno dei Napoli più ricordati e incensanti era quello nelle mani di Maurizio Sarri: zero allori e trofei, ma tanto spettacolo e, di fatto, l'innesto di un seme di cui avrebbe usufruito in seguito anche Luciano Spalletti per trovare il primo scudetto dell'era Aurelio De Laurentiis. Il secondo, bando alla scaramanzia e alla matematica, non sembra lontano nonostante una fase offensiva degna di ben altre zone della classifica.

I numeri dell'attacco (e di Lukaku)

  Ad oggi il bottino in zona gol del Napoli recita 55 reti, non lontano dal record negativo per una squadra che vince il titolo: nel 2011 il Milan tricolore ne realizzò 'solo' 65. Dunque, nelle ultime tre partite del campionato, o gli azzurri segnano almeno 10 gol, oppure scrivono un primato che fa riflettere, così come lo fa la flessione a livello di fatturato offensivo di Romelu Lukaku. Le reti segnate in campionato dal belga, autentico pretoriano di Conte, sono 12: numeri lontanissimi da quelli firmati nel biennio all'Inter vissuto sempre con il tecnico salentino in panchina (34 gol nel 2020 e 30 nel 2021). Gli anni passano e tocca ai giocatori bravi e forti reinventarsi. Succede che così Lukaku affini le sue qualità da assistman, diventandone il migliore del campionato con 10 passaggi vincenti trovati finora: Raoul Bellanova e Christian Pulisic lo hanno agganciato in questa speciale classifica, ma solo il secondo ha a referto la 'doppia doppia' che coinvolge pure i gol fatti. Lo storico del connubio Conte-Lukaku è però molto più ampio, parlando di ben 130 partite totali: numeri praticamente quasi degni di un matrimonio (sportivo). In questo enorme lasso temporale, Big Rom è stato coinvolto in gol o assist in 103 occasioni: numeri, ancora, all'altezza di un legame solidissimo e che giustificano l'esborso economico effettuato in estate dal club partenopeo per accontentare il proprio nuovo allenatore. Cosa, invece, non successa affatto in inverno. Non solo la cessione di Kvaratskhelia, che potrebbe non pesare nell'economia della lotta scudetto ma presentare il suo conto a fine stagione, qualora alla fine Conte decidesse di andare via appellandosi proprio a una mossa della società a detta sua non consona a una crescita globale già minacciata dai capitoli infrastrutture e settore giovanile: a gennaio, dunque con Buongiorno ancora fuori (per il primo infortunio), l'allenatore chiedeva un puntello difensivo di esperienza e solidità, non ricevendo invece alcunché. Parlando di riserve, avanti con Juan Jesus e Rafa Marin: il primo paga spesso dazio sul fronte infortuni, mentre il secondo convince poco al punto da vedersi scavalcato nelle gerarchie dietro da un Olivera adattato al centro. Insomma, Conte sarà pure fortunato, ma non tutto in questa stagione da ricordare ha girato nel verso giusto. Dal mercato agli infortuni: non tutti i proverbiali episodi si sono sposati con la linea del tecnico salentino, che però ha saputo fare di necessità virtù. E se è vero che la storia la scrive solo chi vince, in questo romanzo destinato a diventare un best seller non mancano i refusi: nulla però che abbia potuto intaccare il risultato finale, l'unica cosa che conta per Conte (e non è solo un gioco di parole).

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