Napoli, da Gilmour a Billing: Conte scopre le nuove risorse del centrocampo
Complici l'infortunio di Anguissa e l'acciacco di McTominay, contro la Fiorentina il tecnico azzurro potrebbe sparigliare le carte all'altezza della mediana e non solo: scalpita anche Ngonge, quasi match winner contro l'Inter

Billy Gilmour (Ansa)
Napoli, 7 marzo 2025 - Gli attacchi fanno vincere le partite, le difese i campionati ma i centrocampi, e forse solo loro, dicono la verità sul reale stato di salute di una squadra. Uno degli assiomi più vecchi del mondo del calcio vale anche per il Napoli e il plurale sulla natura dei centrocampi non è neanche così casuale, perché fin dall'estate Antonio Conte ha provato a plasmare una squadra che fosse capace di reggere più vesti tattiche da interscambiare senza grosse conseguenze per scelta o per necessità. Alla fine, la lungimiranza del tecnico salentino ha avuto ragione prima quando i suoi azzurri, inizialmente schierati con il tanto amato 3-5-2, avevano mostrato qualche balbettio di troppo e poi quando, ed è storia delle ultime settimane, l'emergenza infortuni ha sparigliato le carte in diverse zone del campo. Quello che sembrava un grosso problema e in effetti, rendimento recente alla mano, in parte lo è stato, si è rivelato anche un modo per scoprire nuove risorse nascoste nella rosa da gennaio o addirittura dall'estate e tornate in auge ora che molte cose sono cambiate.
Le nuove risorse a centrocampo
Si parte da un modulo che rafforza una mediana ancora priva per qualche settimana di André-Frank Zambo Anguissa, ma anche con uno Scott McTominay a mezzo servizio a causa di un sovraccarico che però non preoccupa in vista del match di domenica contro la Fiorentina. Se la buona notizia relativa allo scozzese è questa, la cattiva affonda le sue radici proprio nei tanti guai muscolari che hanno colpito la squadra di Conte nelle ultime settimane. Il campanello d'allarme per l'ex Manchester United non è ancora forte, ma si è acceso, e dunque una gestione delle forze nelle prossime gare, al netto dell'imminente pausa per fare spazio alle Nazionali, potrebbe servire se non essere proprio necessaria. Forse addirittura già contro i viola, magari facendo leva su quel turnover a partita in corso che contro l'Inter si è rivelata l'arma vincente. Il primo pensiero va ovviamente a Philip Billing, l'eroe a sorpresa che in zona Cesarini ha riequilibrato un match che rischiava di indirizzare forse l'intera lotta scudetto direzione Milano. Muscoli, quantità ma anche qualità nel tiro e nell'inserimento: il danese è arrivato (molto) in sordina nel mercato di gennaio e forse senza le tante defezioni a centrocampo degli ultimi tempi avrebbe atteso ancora per il suo debutto e, soprattutto, per l'impiego dall'inizio, continuando a convivere chissà fino a quando con l'ingrata etichetta di 'oggetto misterioso'. Poi c'è chi, invece, in estate era sbarcato nel capoluogo campano con alte aspettative generate soprattutto dal lungo tira e molla in sede di trattativa con il Brighton. Alla travagliata fumata verde non aveva però fatto seguito un impiego in campo importante per lo scozzesino, chiuso da uno Stanislav Lobotka tornato in versione scudetto. Tutto nasce però dall'equivoco, tattico o forse solo comunicativo, che fin dall'estate ha disegnato Gilmour solo come un rimpiazzo dello slovacco: la coesistenza tra i due, invece, a quanto pare è possibile e anche con buon profitto. A guadagnarci del cosiddetto doppio play è stata l'intera manovra del Napoli, che ha così trovato un rimedio per eludere il pressing feroce degli avversari. Curiosamente, proprio in questa fase ancora di emergenza Conte si ritrova invece a fare i conti (e non è un gioco di parole) con scelte tutt'altro che facile da prendere per costruire un centrocampo improvvisamente affollato e ricco di valide alternative, solo all'apparenza interscambiabili.
Ngonge scalpita?
Assodate le presenze di Lobotka e McTominay e l'assenza perdurante invece di Anguissa, il posto in ballo sulla mediana del 3-5-2 contro la Fiorentina è uno solo e se lo contendono Billing e Gilmour. Il primo garantisce più fisicità e, in generale, una maggiore propulsione offensiva in fase di penetrazione e al tiro, tutte prerogative già ammirate tra Como e Inter. Il secondo invece porta al centrocampo ulteriore fosforo a beneficio della manovra a maggior ragione in caso di spazi più aperti, come potrebbero essere quelli lasciati da una Fiorentina solita applicare un certo pressing alto. Ecco perché al momento la bilancia pende dalla parte dello scozzese, con il danese pronto a diventare ancora un'arma a partita in corso, a prescindere dal risultato. A Conte la scelta. Anzi, le scelte, che nell'era ormai consolidata delle cinque sostituzioni a partita di fatto rivoluzionano metà degli uomini di movimento di una squadra. In casa Napoli in queste ore si parla tanto di centrocampo, il cuore pulsante del gioco, ma da risollevare c'è anche una fase offensiva in profonda difficoltà nelle ultime settimane. Romelu Lukaku si è inceppato, e non è la prima volta che ciò accade in stagione, e Giacomo Raspadori non può fare sempre gli straordinari nonostante la rinascita dettata dal nuovo modulo, quello che sembra avergli finalmente cucito addosso il ruolo perfetto di seconda punta. Poi ci sono gli esterni, che nel 3-5-2 devono anche disimpegnarsi maggiormente in fase di ripiegamento: incombenze che dovrebbero toccare a Matteo Politano e Leonardo Spinazzola, che questa mansione potrebbe ricoprirla anche nel 4-3-3, come testimoniato dalla gara di andata. Con nessun modulo sembra esserci spazio per Cyril Ngonge, che nel finale della gara con l'Inter è stato a un soffio dal diventare il protagonista assoluto con un tiro quasi letale per Josep Martinez. Insomma, il belga ha rischiato di riscrivere le sorti dell'intera lotta scudetto proprio all'ultimo secondo di quel finale di match che ha sorriso al Napoli anche grazie alle mosse operate dalla panchina da Conte, che a sua volta dallo scorso weekend ha scoperto di avere una rosa più lunga proprio a dispetto dell'emergenza. Qualche titolarissimo è in affanno e qualche cosiddetto rincalzo scalpita: chissà che per ritrovare la vittoria il tecnico azzurro non decida di sparigliare le carte, pescando dal mazzo chiamato panchina rimasto forse troppe volte intonso.
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