Napoli, Lukaku: "Qui sto bene. E Conte mi conosce come nessun altro"

Il belga traccia un bilancio della prima parte della sua avventura in azzurro: "Il feeling con la piazza è forte e di certo i risultati aiutano. L'Atalanta? Sono migliorati rispetto all'andata, ma anche noi"

di GIUSY ANNA MARIA D'ALESSIO
16 gennaio 2025
Romelu Lukaku (Ansa)

Romelu Lukaku (Ansa)

Napoli, 16 gennaio 2025 - Per qualcuno, soprattutto grazie alle sue sponde e al suo gioco sempre votato ad aiutare la squadra, è uno dei migliori attaccanti degli ultimi tempi, mentre per qualcun altro è una sorta di eterno incompiuto reso noto più da qualche goffo errore che dalle prodezze e dai gol segnati: Romelu Lukaku è da sempre molto divisivo e neanche la prima parte della sua esperienza al Napoli, di cui ha parlato ai microfoni di Radio Crc, sembra fare eccezione nonostante sulla bilancia prevalgano ad oggi i feedback positivi.

La Premier League, la Serie A e Conte

 La chiacchierata del belga è partita proprio da questi primi mesi in azzurro. "Questa piazza è una situazione molto bella per me e per la mia famiglia: mi sto divertendo molto e sto ascoltando i consigli dei miei compagni per godermi la città. Poi i risultati aiutano: stiamo giocando bene e la classifica è bella e tutte queste cose sono utili per la mia carriera, specialmente in un momento in cui cerco serenità e stabilità". Si passa poi agli idoli personali di un attaccante a sua volta diventato un modello per le giovani leve del reparto avanzato. "Direi Didier Drogba, Ronaldo, Thierry Henry, Adriano e Nicolas Anelka: da ognuno di loro, fin da piccolo, quando prestavo attenzione a ogni loro giocata e gol, ho cercato di apprendere qualcosa. Con qualcuno di loro ho addirittura giocato ed è una bella fortuna, mentre un altro è stato il mio allenatore in Nazionale. Con Adriano ci ho parlato, mentre all'appello manca solo Ronaldo". Mai dire mai per chiudere anche questo cerchio. Intanto Lukaku, un autentico girovago del pallone, sembra il giocatore più indicato a fornire un raffronto tra Premier League e Serie A, due campionati spesso ritenuti anti antipodi e non in senso lusinghiero per il nostro campionato. "Sono due tornei che si stanno avvicinando. Sono stato 9 anni in Premier League e, con quello attuale, sono da 5 in Serie A: la forbice si è ridotta e lo confermano i risultati recenti delle italiane nelle coppe europee e della stessa Nazionale, che ha vinto gli Europei solo nel 2021. Ciò dice tanto, ma ovviamente resta la differenza economica: lì spendono davvero tanto, ma se guardiamo al campo mi sento di dire che le squadre italiane hanno tutto per giocarsela con quelle inglesi. Sul rettangolo verde può succedere di tutto, ma se devo trovare dei punti di divergenza direi che qui siamo più tattici e lì gli arbitri fischiano meno". Insomma, niente di nuovo sotto il sole, così come non lo è il feeling innato tra il belga e Antonio Conte. "Tutti sanno il suo valore come allenatore e come persona nella mia vita, in campo e fuori. Con lui posso aprirmi a livello privato e lui sa i sacrifici che faccio per essere in questo mondo. Gli posso spiegare come mi sento: la sua mentalità e la sua maniera di vivere il calcio sono perfette per me. E' sempre attento ai dettagli, cura ogni movimento e ogni azione difensiva e offensiva. Siamo talmente preparati che non puoi sbagliare. Mi piace questa responsabilità e lui è un allenatore che migliora ogni giocatore, rendendoti un vincente".

Verso l'Atalanta

 Musica per le orecchie di un'intera piazza che, in effetti, già pende dalle labbra del nuovo tecnico, del quale Lukaku prova a svelare qualche aneddoto. "Ne cito due. Il primo riguarda l'Inter: lì facevamo le corse in allenamento e il giorno in cui arrivai saltai un blocco. Mi chiamò in ufficio e mi disse che se l'avessi rifatto ancora sarei finito fuori rosa. Avremmo giocato a breve col Sassuolo e quella strigliata mi diede un grande stimolo: da quel momento, nel quale voleva darmi forza mentale, riuscendoci, ci trovammo ancora di più. Il secondo riguarda il Napoli. Quando sono arrivato qui - continua Lukaku - ci siamo guardati negli occhi felici di esserci ritrovati. E' stato un bel momento, ma poi lui subito mi ha detto di andare a lavorare per provare a fare qualcosa di buono". E, classifica alla mano, con la leadership che ora, dopo il pareggio dell'Inter sul Bologna, non è più solo virtuale, il Napoli sta facendo qualcosa addirittura di ottimo: il tutto nonostante quell'inciampo del girone di andata contro l'Atalanta, curiosamente la prossima avversaria. "Da allora loro sono diventati più forti e anche noi. Abbiamo ancora un paio di giorni per preparare il match, che sarà molto duro per entrambe le squadre: noi lottiamo di gruppo e dobbiamo dimostrare che siamo fortissimi in ogni aspetto, fisico, mentale, con e senza palla. Loro hanno un allenatore come Gian Piero Gasperini che stimo molto: sarà un bel match per i tifosi. Prepareremo bene la partita, ma questo diktat non vale solo per l'Atalanta: ogni partita per noi è una finale e ci serve anche a capire a che punto siamo. Ovviamente un po' di pressione c'è, ma noi siamo tranquilli e pensiamo solo a noi stessi". Merito anche di uno spogliatoio maturo e retto da molti leader, che Lukaku, a sua volta personaggio molto carismatico, prova a elencare. "Direi Giovanni Di Lorenzo, bravo a organizzare le cene di squadra, Juan Jesus, André Frank Zambo Anguissa e Alex Meret. Io invece, grazie a tutte le lingue che parlo, cerco di essere un collante. Siamo un gruppo unito e se qualcuno è in difficoltà ci mettiamo tutti a disposizione. Tutto ciò è importante per raggiungere i nostri obiettivi". Infine un accenno al Lukaku fuori dal campo. "Mi piace guardare tante partite e trascorrere il tempo con la mia famiglia, oltre ad ascoltare buona musica. Poi vorrei conoscere ancora meglio la città e le zone circostanti e per farlo potrei chiedere l'aiuto ai compagni che le conoscono meglio di me".

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