Napoli, mancano tiri e cinismo: i dati e il contronto con le altre big del campionato
Gli azzurri calciano meno di Atalanta, Inter, Lazio, Milan e Bologna ma spesso chiudono i match con un fatturato di reti minore degli Expected Goals prodotti: una contraddizione apparente figlia anche della scelta estiva tra Lukaku e Osimhen

Matteo Politano e Romelu Lukaku (Ansa)
Napoli, 6 marzo 2025 - Se la fase difensiva, seppur non più la migliore del campionato, primato scalzato dalla Juventus, ha fornito buone risposte anche durante la fase di flessione tuttora in corso e a prescindere dal modulo adoperato, che sia 4-3-3 o 3-5-2, l'attacco del Napoli è lontano anni luce da quello al fulmicotone delle scorse stagioni. Facile pensare ai numeri dell'annata magica 2022-2023, ma la verità è che dalle parti di Fuorigrotta negli ultimi tempi sono passate punte così forti da sollevare le sorti di un intero reparto anche in periodi non esattamente esaltanti, come il post scudetto. Il solista di questa stagione si chiama Romelu Lukaku, finora a segno 9 volte: un bottino buono ma, appunto, non paragonabile a quanto raccolto da alcuni suoi illustri predecessori, ben più spietati in zona gol e più trascinanti anche nei match poco fortunati. Gettare la croce addosso al solo belga, che in effetti sta viaggiando sui consueti numeri sfoderati in carriera, significherebbe ignorare quello che è uno dei problemi principali degli azzurri, ben nascosto da quel concetto di gruppo tanto caro ad Antonio Conte e che ha condotto all'attuale secondo posto in classifica, a -1 dall'Inter campione in carica.
Il dato sui tiri totali e le sue contraddizioni
In realtà, in questa stagione sono esistiti due Napoli spesso complementari e proprio questi incastri hanno fatto sì che la situazione in graduatoria non abbia risentito molto di alcune criticità, compresa la mancanza di vittorie praticamente dal 25 gennaio (giorno del match con la Juventus) e l'emergenza infortuni tuttora in corso. Il primo Napoli, plasmato di fatto più a immagine e somiglianza di Conte, è quello che ha fatto di un apparente cinismo il proprio piatto forte, anche se poi in realtà dietro parecchie vittorie di 'corto muso' si sono celate statistiche discordanti. Due su tutte, con il dato sugli XG (gli Expected Goals) a parlare: le vittorie al Maradona contro Lecce e Venezia, di misura a dispetto di un XG rispettivamente di 2.7 e 1.9. Quest'ultima statistica è analoga a quella partorita dal recentissimo confronto, sempre a Fuorigrotta, contro l'Inter, chiuso con un 1-1 in rimonta che per diversi aspetti ha avuto il sapore della vittoria: innanzitutto per la rimonta confezionata last minute da Philip Billing che ha impedito la fuga ai nerazzurri e poi appunto per la prestazione sfoderata dall'ex capolista, che ragionando ai punti, come nella boxe, ha prodotto molto di più di quanto effettivamente poi raccolto. Poi c'è il secondo Napoli, quello che segna di più e che, anche in questo caso solo all'apparenza, soddisfa maggiormente i palati più fini: quello che tira parecchio. Curiosamente, in questo novero rientrano anche i già citati match, dato che contro Lecce, Venezia e Inter i tentativi, a fronte di un solo gol segnato a partita, sono stati rispettivamente 24, 24 e 19. Gli azzurri però hanno tirato tanto anche contro Bologna (16 volte, a fronte di 3 reti), Parma (29 volte, con 2 gol segnati), Torino (16 volte, per 1 rete trasformata) e nei due confronti contro l'Udinese (35 volte in totale, per un fatturato complessivo di 4 gol). Insomma, tanti sprechi e altrettanta imprecisione che sembrano dipingere un Napoli esplosivo negli ultimi sedici metri, quando poi la realtà è un po' diversa. La top 5 della Serie A per tiri totali annovera, nell'ordine, Atalanta, Inter, Lazio, Milan e Bologna. Poi arriva il Napoli con le sue 355 conclusioni totali, trasformate in reti 'solo' 43 volte. Appunto, un Giano a due facce che da un lato dipinge la banda Conte come una squadra spesso sprecona ma, dall'altro, pensando ai fatturati in zona tiro di formazioni che occupano posizioni più basse in classifica, parla di una compagine che quando segna sa condurre il risultato in porto. Il problema, appunto, è tutto racchiuso in quel 'quando'.
Rimpianto Osimhen?
Qualcuno potrebbe obiettare che a questo Napoli manchi il classico finalizzatore capace di trasformare in oro quasi ogni assist e che nei tempi recenti si potrebbe indicare in Victor Osimhen. Eppure, il nigeriano ad oggi non può costituire un rimpianto innanzitutto perché la frattura con la piazza e con lo stesso club era di vecchia data e da far risalire quasi all'immediato post scudetto e poi perché non avrebbe comunque risposto all'identikit dell'attaccante ideale voluto da Conte. Identikit che invece, manco a dirlo, porta a Lukaku, con tutti i suoi pregi e difetti (o presunti tali). Il belga è meno cinico di Osimhen davanti, oltre a essere spesso addirittura fisicamente più lontano dalla stessa, ma il suo lavoro in fase di rifinitura consente ai compagni, soprattutto alle mezzali, di trovarsi spazi preziosi per provare a colpire. Dalla prospettiva di Conte, dunque, meglio rinunciare a qualche rete accentrata nel solo bomber principe a beneficio dell'intera manovra e di una distribuzione più equa del fatturato offensivo. Una sorta di rischio calcolato che ad oggi, classifica alla mano, ha pagato i suoi dividendi, pur con un asterisco bello grosso che porta pure a qualche rimpianto. E' vero, il Napoli non è una macchina da gol come le altre squadre di vertice della classifica, Juventus esclusa, ma quando tira lo fa quasi sempre con un alto tasso di pericolosità ma spesso senza trovare la via della rete. Quest'apparente contraddizione spiega prima la mancata fuga in graduatoria e poi la perdita della vetta della stessa appannaggio dell'Inter, ma certifica anche quanto gli azzurri non siano lì per caso nonostante la stagione sia partita con ambizioni ben diverse dallo scudetto. Qualcosa però va affinato innanzitutto per tornare a vincere già domenica contro la Fiorentina, provando a restare in scia ai nerazzurri prima dello scontro tra questi ultimi e l'Atalanta che potrebbe offrire l'occasione buona per riappropriarsi della vetta della classifica che conta, non quella relativa ai tiri che invece dipinge un Napoli non esattamente scoppiettante in zona gol.
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