Napoli, altra frenata e niente fuga. E Conte ridimensiona le ambizioni
All'1-1 di Roma segue il medesimo risultato ottenuto contro l'Udinese: sfuma così, almeno in attesa di Inter-Fiorentina, la chance di allungare. E i continui ribaltoni dialettici del tecnico azzurro non aiutano

Napoli-Udinese, la delusione di McTominay e Lukaku (Ansa)
Napoli, 10 febbraio 2025 - Dal possibile -6 al potenziale -1: stavolta dal divano a sorridere è l'Inter, che passa dal vedere quasi annullate le proprie velleità di scudetto dopo la debacle di giovedì sera del Franchi a sognare il quasi aggancio alla capolista Napoli, che dal canto suo contro l'Udinese non va oltre l'1-1. Di mezzo ci sarà ancora la Fiorentina, a distanza di pochi giorni di nuovo arbitro del primo punto di svolta del campionato. Stavolta però, comunque vada al Meazza, sulla bilancia degli azzurri prevale il rimpianto per aver gettato alle ortiche forse addirittura il colpo del ko.
(Quasi) il solito copione
Non solo: due 1-1 diventano una prova che sa quasi di sconfitta, specialmente se si pensa a come sono maturati. Il primo, quello contro la Roma, ha visto la vittoria sfumare in zona Cesarini dopo una prestazione scialba e senza quel mordente necessario a difendere un successo prezioso, come ci si aspetterebbe da una squadra che a questo punto del torneo deve 'ammazzare' (sportivamente parlando) le rivali. Il secondo 1-1, quello contro l'Udinese, è ovviamente ancora più pesante. Si parte innanzitutto dalla location: non più un Olimpico ovviamente ostile ma un Maradona sold out e agghindato quasi a festa, pronto a celebrare l'ennesimo successo di una squadra che comunque tuttora sta andando oltre ogni più rosea aspettativa estiva. Si arriva poi al match, che metteva il Napoli di fronte a un'Udinese sulla carta meno attrezzata e, classifica alla mano, anche meno affamata. Invece il canovaccio della partita dice ben altro: friulani più determinati e più volte vicini al gol, con Alex Meret come sempre attento quando serve e fortunato quando, invece, deve solo fare da spettatore alla girata da distanza ravvicinata di Lorenzo Lucca che si spegne incredibilmente sul fondo. Come già successo altre volte in stagione, scampati i pericoli il Napoli è bravo a capitalizzare la prima occasione creata. Anzi, la seconda, perché poco prima dell'incornata buona, proprio Scott McTominay si era a sua volta divorato il colpo del vantaggio prima, appunto, di farsi perdonare a distanza di pochi minuti. Pochi, appena 3, sono anche i minuti che trascorrono prima del pari firmato da Jurgen Ekkelenkamp, un concentrato di bellezza ma anche di errori. E se sbaglia anche Meret, in coabitazione con Juan Jesus, allora si capisce la portata della frittata: il resto lo fa Pasquale Mazzocchi, che trasforma un pallone destinato alla rimessa laterale in un comodo assist per Jesper Karlstrom, a sua volta bravo a confezionare il passaggio buono per il compagno. A questo punto, smaltita la delusione del momento, il Maradona probabilmente si aspettava comunque il lieto fine, magari più sofferto e complicato del previsto, ma comunque pronto a essere servito come già accaduto finora in diversi match del genere. In effetti, la fiducia riposta dal pubblico di Fuorigrotta nella propria squadra era tanta, così come lo era quella concessa a un Antonio Conte che nei secondi tempi finora ha risolto molte pratiche complicate anche grazie a diverse pescate importanti dalla panchina. Stavolta, però, nemmeno il tecnico salentino può sottrarsi a un pareggio che riapre diverse criticità.
Il dietrofront di Conte
A ridosso di una sessione appena conclusa, con diverse polemiche interne e mediatiche, torna inevitabilmente in auge il mercato. La prima criticità la serve su un piatto d'argento l'infermeria: al già infortunato Mathias Olivera si aggiunge Leonardo Spinazzola, intorno al quale fin dall'estate ruotavano diversi interrogativi sulla tenuta fisica. Se poi Mazzocchi, suo malgrado, diventa co-protagonista della topica che genera l'1-1, allora dalle perplessità si passa direttamente al banco degli imputati. Poi c'è chi come Juan Jesus, a dir poco perfetto nei quasi due mesi vissuti da titolare, incappa in una prova ricca di sbavature che sembra un messaggio indiretto ad Alessandro Buongiorno affinché acceleri un recupero comunque ormai ultimato. Poi ritorno a galla, a proposito di messaggi e di mercato, quel difensore centrale chiesto da Conte e mai arrivato anche a causa del dietrofront per motivi personali di Danilo. Lo stesso Conte non si salva dalle critiche e non solo per qualche cambio forse tardivo e per qualche mossa più o meno azzardata in una serata in cui, a ben vedere, nessuno tra titolari e riserve è apparso pienamente sul pezzo. Le virate dialettiche dell'allenatore cominciano a creare confusione e malcontento, oltre a fornire, neanche tanto implicitamente, sempre più alibi alla squadra. Dall'accelerata al sogno scudetto, neanche più tale quando viene ribadito da lui stesso con fermezza che il Napoli è la formazione in testa alla classifica da più tempo, alla 'semplice' Europa, il vero obiettivo stagionale: nelle pieghe di queste parabole verbali di Conte, offerte ad amici e nemici dopo ogni passo falso o nelle conferenze stampa della vigilia, rischia di perdersi il Napoli, che non a caso nelle ultime due uscite è apparso senza quel mordente richiesto a chi vuole azzannare il campionato nella sua fase più calda. Anche dal punto di vista fisico gli azzurri sembrano attraversare una fase complicata che fa quasi cadere il dogma che vede le squadre prive di competizioni europee godere di maggiore freschezza. Paradossalmente, ora che la stagione entrerà nel vivo su più fronti, il rischio per il Napoli è proprio l'opposto. Non a caso, Conte ha più volte ipotizzato l'inserimento nel programma settimanale di qualche amichevole per provare ad alzare i giri del motore dei nuovi acquisti, ma probabilmente non solo, osservando anche quanto accadde l'anno scorso alla Juventus proprio da questa fase in poi dell'anno. Insomma, nel quartier generale di Castel Volturno bisogna fare ancora più serio sotto ogni aspetto: anche a livello di comunicazione, per evitare dei cortocircuiti che nel lungo termine potrebbero pesare ancora di più delle reti di Angelino ed Ekkelenkamp che hanno un po' spento l'entusiasmo della capolista.
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