Napoli, si ferma Lobotka: diagnosi e tempi di recupero

Per lo slovacco una distorsione alla caviglia rimediata a Lecce: il club partenopeo proverà il recupero in extremis per il Genoa, mentre per il successivo match del Tardini scalda i motori pure Neres

di GIUSY ANNA MARIA D'ALESSIO
6 maggio 2025
Stanislav Lobotka (Ansa)

Stanislav Lobotka (Ansa)

Napoli, 6 maggio 2025 - Napoli e le sue proveriali contraddizioni: al biasimo per chi, da fuori, parla di pratica scudetto quasi già chiusa fa da contraltare una città che, seppur a fari spenti e a bassa voce, comincia a preparare la festa più grande nonostante, in teoria, gli ostacoli da saltare siano ancora 3, per 9 punti a disposizione a dispetto dei 'soli' 3 di vantaggio sull'Inter. Si comincia dal Genoa che, almeno a sentire Patrick Vieira, domenica sera si presenterà a Fuorigrotta per provare a regalarsi un successo di prestigio contro una grande del campionato. Dall'altra parte c'è Antonio Conte, il primo a essersi sbilanciato, forse per la prima volta in assoluto, dopo il sofferto e prezioso successo di Lecce ma, allo stesso tempo, anche il primo a provare oggi a fare da pompiere: lui che, come ribadito a più riprese, sa come si vincono o si perdono i campionati proprio nelle ultimissime curve e contro avversari non di primissima fascia. Non solo la prudenza e la scaramanzia, altri due concetti ricorrenti all'ombra del Vesuvio: ad agitare Conte per il tratto finale di quello che per molti è già poco più di una sfilata vincente c'è un'emergenza infortuni che non accenna a rientrare e che, anzi, vede altri ingressi.  

Le condizioni di Lobotka

  Ai già fuori causa Alessandro Buongiorno, Juan Jesus e David Neres, tutti (forse) già al capolinea della propria stagione, al Via del Mare si è aggiunto Stanislav Lobotka, toccato duro da Jesper Karlsson e inizialmente rimasto in campo prima di alzare in seguito definitivamente bandiera bianca. I primi timori erano andati subito sul ginocchio: poi la distorsione si è spostata alla caviglia destra, per un sospiro di sollievo che è diventato ancora più profondo quando il tutto è stato derubricato a uno stop all'apparenza abbastanza lieve. Dunque, dal rischio di saltare ciò che manca del campionato, parlando dello slovacco, si è passati rapidamente al timore di marcare visita solo contro il Genoa, prima addirittura dell'ottimismo delle ultimissime ore: Lobotka, seppur con tutte le cautele del caso, potrebbe rientrare in tempo per domenica sera. In realtà, nella peggiore delle ipotesi il Napoli è copertissimo in quella zona del campo, dove Billy Gilmour, specialmente dopo l'apprendistato iniziale, si è rivelato strada facendo un ottimo supplente, se non addirittura qualcosa di più quando, tra cambi di modulo (praticamente una costante in stagione) e variazioni tattiche per preparare partite magari più complicate di altre, i due registi hanno convissuto con ottimo profitto. In effetti, al netto del ruolo analogo, le caratteristiche tecniche di Lobotka e Gilmour sono piuttosto diverse. Più difensivo e giochista il primo, più offensivo e da tocchi di prima il secondo, giusto per provare a rimarcare solo le differenze più spiccate: poco male per il Napoli e per Conte, che in ogni caso, come si suol dire, cadono in piedi. Certo, a livello di leadership il bilancino pende nettamente dalla parte dello slovacco e, carta d'identità e militanza in azzurro alla mano, non potrebbe essere altrimenti. Ecco perché l'impressione è che in questi giorni nel quartier generale di Castel Volturno sarà fatto tutto il possibile, e forse anche qualcosa di più, per riconsegnare a Conte uno degli elementi inamovibili della rosa, nonostante tutte le oscillazioni stagionali vissute tra modulo e rendimento. Oggi Lobotka è ancora indispensabile per il Napoli, e per oggi si intende questo campionato da concludere nel migliore dei modi. E poi? Come un po' da costante a partire dal post scudetto in poi, ogni estate diventa rovente per il classe '94, che ha ovviamente molto mercato tra Europa e mete esotiche. Probabilmente, mai come quest'anno il bivio sarà complicato per tutti. Il contratto che lega lo slovacco al club partenopeo è ancora abbastanza forte (scadenza il 30 giugno 2027), ma gli anni passano e con (forse) due scudetti cuciti sul petto a passare potrebbero essere anche gli stimoli buoni. Dalla prospettiva del Napoli, l'impressione è che questa sia l'ultima estate buona per separarsi provando a massimizzare i profitti. Discorsi prematuri: prima c'è una stagione da finire, evitando gli ostacoli visibili e quelli forse nascosti tra euforia e avversari sulla carta non irresistibili e spensierati.

Neres tenta il recupero per Parma

  Quando si parla di squadre di fascia medio-bassa capaci però di dare molti grattacapi alle cosiddette big ben al di là delle esigenze della classifica, il pensiero va anche al Parma, il penultimo scoglio per il Napoli. Certo, prima all'orizzonte ci sarà il Genoa, che ieri contro il Milan, al di là dell'infausto risultato finale, ha confermato di poter davvero infastidire squadre ancora in lotta per qualche obiettivo, ma la trasferta del Tardini non lascia già dormire sonni tranquilli. Lo sa bene Conte, che insieme al suo staff sta provando a recuperare forze fresche in vista di quella che sarà l'ultima trasferta della stagione. L'unico spiraglio in tal senso tra i lungodegenti lo offre Neres, che sta accelerando e stringendo i denti per provare a esserci per gli ultimi due match del campionato. Certo, anche in caso di fumata bianca, impossibile aspettarsi dal brasiliano i lampi dei giorni d'oro, quelli praticamente rimasti intrappolati nella prima parte del torneo prima appunto della lunga sequela di guai fisici: l'obiettivo, già di per sé molto ambizioso, sarebbe provare a tornare disponibile anche solo per pochi minuti a partita, magari quelli buoni a riaccendere l'attacco azzurro, piuttosto anemico negli ultimi tempi nonostante il rendimento della squadra non ne abbia risentito. Merito soprattutto di Scott McTominay, il jolly a tutto campo che ha trascinato il Napoli nella lunga e faticosa rincorsa all'Inter, culminata poi con il sorpasso. Il grosso del lavoro è fatto, ma manca lo scatto finale, quello che decide l'intera corsa: da vivere possibilmente con Lobotka in cabina di regia e, perché no, pure un redivivo Neres a sinistra.

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