Napoli, sogno scudetto mai così vivo. E McTominay ne è già il simbolo

La doppietta con la quale lo scozzese ha steso il Torino ha consentito agli azzurri di staccare l'Inter. Ora la città ci crede davvero e ha già scelto l'eroe della festa attesa da due anni

di GIUSY ANNA MARIA D'ALESSIO
28 aprile 2025
Napoli-Torino, l'esultanza di McTominay (Ansa)

Napoli-Torino, l'esultanza di McTominay (Ansa)

Napoli, 28 aprile 2025 - A partire dall'alba della primavera, le presunte giornate chiave nell'ottica del duello testa a testa tra l'Inter e il Napoli per lo scudetto sono fioccate, forse abbondando pure. In effetti, come si suol dire in questi casi, tra retorica, scaramanzia, realtà e speranza, è che tutto può succedere finché l'aritmetica non emetterà le sue insindacabili sentenze. Eppure, gli ultimi due turni di Serie A sembrano davvero aver indirizzato inesorabilemnte la lotta per il titolo: nerazzurri ko contro Bologna e Roma e partenopei vittoriosi a spese di Monza e Torino e da ieri sera ora leader in solitaria della classifica con ben 3 punti di vantaggio sui rivali quando al gong del torneo mancano solo 4 match. Forse pochi per chi, da ieri, insegue, e forse invece tanti per chi ora comanda e già pregusta il sapore di una festa distante appena 2 anni dalla precedente. Nel frattempo a Fuorigrotta ne sono cambiate e successe di cose, in campo e soprattutto fuori, ma oggi tutte le criticità della gestione del precedente post scudetto sembrano lontane anni luci. Anzi, per la verità la sensazione si respira fin dalla scorsa estate, quella di un restyling in teoria (molto in teoria) buono solo a riportare il Napoli in Europa, possibilmente dalla porta principale.  

I numeri della stagione di McTominay

  La pratica ha parlato invece di una sessione di mercato deluxe da ben 150 milioni sborsati per regalare al nuovo allenatore Antonio Conte una rosa formata da giocatori fatti e finiti, senza badare a spese o, come accadeva in passato, alla caccia ai giovani talenti da svezzare per poi, un domani, rivendere a prezzo maggiorato. All'epoca, visto proprio l'esborso maxi non proprio in stile Aurelio De Laurentiis, si parlò quasi di all-in, e di certo non solo per centrare uno dei primi quattro posti in classifica, anche perché c'era la sensazione che, per costi ed età, nessuno dei freschi acquisti sarebbe potuto diventare una futura plusvalenza. Forse, ancora oggi la situazione è questa, ma con un'eccezione bella grossa che risponde al nome di Scott McTominay. Pagato 30,5 milioni al Manchester United, più il 10% sulla futura rivendita, oggi lo scozzese, a dispetto dei 29 anni che compirà a dicembre, vale probabilmente quasi il doppio e stavolta non c'entrano le pretese sempre molto esose di un presidente che notoriamente si fa pagare a peso d'oro anche i comprimari della rosa (o almeno, ci prova). McTominay si è preso letteralmente la squadra sulle spalle e lo ha fatto in ogni salsa. Con il vento in poppa, in piena emergenza infortuni, con la formazione modellata con il 4-3-3 o con il 3-5-2 e pure con l'intermezzo del 4-4-2: lo scozzese non ha mai avuto un periodo di flessione o di smarrimento, andando anche ben oltre il 'semplice' fatturato offensivo (12 gol e 4 assist), quello che notoriamente ruba l'occhio ai più. Il nativo di Lancaster, dunque probabile rimpianto anche dell'Inghilterra del pallone e non solo di quel Manchester United che a fine agosto lo ha lasciato andare con fin troppa facilità, è un leader nato, nonché un giocatore capace di valorizzare chi ha accanto. E si parla di centrocampo, sì, ma anche degli altri reparti, essendo praticamente un 'tuttocampista'. Lo stesso Romelu Lukaku, per antonomasia un elemento più di squadra e di manovra che un solista nonostante quanto di norma prescriva il suo ruolo di bomber, è uscito rinfrancato da questa sinergia come forse fatto solo da quell'altro asse vincente composto (per la verità più a singhiozzo) con Giacomo Raspadori. Insomma, McTominay fa bene a tutti: a se stesso, consacrandosi alla soglia dei 29 anni, ai compagni di squadra e, ovviamente, al Napoli, che comincia già a pregustare il sapore della festa.

Il calendario del Napoli

  In realtà, e qui tornano in ballo scaramanzia, aritmetica o il saggio mix di entrambe le cose, alla fine delle ostilità mancano ancora 360' da giocare, per gli azzurri distribuiti equamente tra trasferte e gare interne. Proprio al primo ambito attengono quelli che forse sono davvero gli ultimi ostacoli prima di poter stappare bottiglie invecchiate di due anni. Si parte dal Lecce e il suo Via del Mare, che sabato prossimo alle 18 proveranno a stringersi in un corpo unico per regalarsi una salvezza diventata ancora più importante dopo la prematura scomparsa del fisioterapista Graziano Fiorita. Tra velleità simili, o forse semplicemente per la voglia di strappare altri punti a una grande (e proprio l'Inter ne sa qualcosa), anche il Tardini di Parma potrebbe costituire una trappola per il Napoli, che sulla carta dovrebbe avere meno problemi a superare al Maradona le resistenze prima del Genoa e poi del Cagliari: i rossoblù liguri sono salvi e già abbastanza 'in vacanza', mentre quelli sardi ad oggi no, ma per fine maggio verosimilmente avranno una situazione molto più definita. Al contempo, l'Inter dovrà fare bottino pieno contro Verona e Lazio a San Siro e Torino e Como fuori casa, con due ostacoli di più nel mezzo: le semifinali di Champions League contro il Barcellona e la speranza che intanto il Napoli, a sua volta, incappi in almeno uno scivolone per regalarsi lo spareggio, quello che fino a qualche settimana fa dalle parti della vecchia Pinetina rappresentava uno spauracchio. Poi, tra Bologna e Roma, per i nerazzurri all'improvviso è cambiato tutto, con la complicità pure di infortuni e calo di forma degli uomini più rappresentativi. Il Napoli invece, pur non avendo a sua volta l'infermeria vuota (fuori Juan Jesus e David Neres e da verificare la ricaduta di Alessandro Buongiorno), ha trovato le giuste risposte dagli uomini chiave. Su tutti McTominay, per qualcuno già il simbolo del sempre più probabile scudetto, per qualcun altro, a prescindere da come terminerà il campionato, il colpo di mercato più riuscito: con vista sul presente e pure su un futuro nel quale potrebbero servire argomenti importanti per blindare un Conte dai periodici 'mal di pancia'.

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