Napoli, un anno di Conte. Dalle difficoltà iniziali allo scudetto: i momenti clou

Dal tonfo al debutto con il Verona alle vittorie esterne contro Milan e Atalanta, senza dimenticare il prezioso pareggio di Bologna: così il tecnico salentino ha vinto il tricolore, scrivendo un record personale

di GIUSY ANNA MARIA D'ALESSIO
5 giugno 2025
Antonio Conte e Aurelio De Laurentiis (Ansa)

Antonio Conte e Aurelio De Laurentiis (Ansa)

Napoli, 5 giugno 2025 - Esattamente un anno fa, il 5 giugno 2024, un Napoli ferito da una stagione post scudetto a dir poco da dimenticare e chiusa solo al decimo posto annunciata il nuovo allenatore dopo gli infelici regni (per usare un eufemismo) di Rudi Garcia, Walter Mazzarri e Francesco Calzona: un tris spazzato via dal nome roboante, altisonante e ambizioso di Antonio Conte, che sarebbe stato presentato ufficialmente alla sua nuova piazza il 26 giugno a Palazzo Reale. I sentori di un capitolo di storia importante per tutte le parti in causa c'erano tutti, ma ciò non toglie che lo svolgimento della stagione 2024-2025, quella conclusasi con lo scudetto, abbia le stimmate del prodigio.  

Conte nella storia

  Vincere non è mai facile: a maggior ragione in una piazza come quella partenopea dove, come confermato proprio da Conte, la pressione arriva spesso alle stelle. Sarà per questo motivo o sarà semplicemente perché un progetto nuovo ha sempre bisogno di tempo per ingranare, ma fatto sta che la partenza del nuovo ciclo è ad handicap: 3-0 incassato sul campo del Verona e prime voci di attriti tra l'allenatore salentino e Aurelio De Laurentiis. Voci che tra l'altro si sarebbero rincorse nell'arco di tutto il campionato, con l'acme raggiunto a gennaio dopo la cessione di Khvicha Kvaratskhelia, e anche oltre, addirittura guastando in parte il clima di festa dopo la vittoria sul Cagliari che sarebbe valsa il successo del campionato. Vittoria preceduta da una lunga epopea non priva di momenti più o meno complicati che probabilmente solo un condottiero come Conte, in un contesto rovente come quello partenopeo, avrebbe potuto gestire. Conte, proprio lui, dal 23 maggio nella storia per essere diventato il primo tecnico ad aver vinto 5 scudetti in Italia con 3 squadre diverse (Juventus, Inter e, appunto, Napoli). Parlare però di miracolo sportivo forse non dà pieno merito alla campagna acquisti faraonica svolta in estate dal neo direttore sportivo Giovanni Manna a suon di oltre 150 milioni spesi: cifre, appunto, da scudetto e non da 'semplice' ritorno in Champions League dopo un anno di assenza totale da qualsiasi competizione europea. Meglio parlare di un tricolore partito da lontano: forse proprio dalle macerie della precedente stagione, dentro le quali si celavano comunque tante risorse ancora preziose da spolverare e provare a riportare ai fasti dei giorni d'oro, quelli dello scudetto vinto praticamente in carrozza da Luciano Spalletti. Un unicum, anche grazie alla lunga pausa invernale per fare spazio al Mondiale, che non si sarebbe ripetuto, anche perché nel frattempo le rivali del Napoli si erano rinforzate praticamente tutte. Anche l'Inter, non a caso campione in carica e data per favorita per la riconferma del titolo nonostante qualche crepa già evidente fin dall'estate: su tutte un'età media piuttosto avanzata della rosa che avrebbe presentato il conto dalla primavera in poi, proprio nella fase più calda della stagione. Demeriti dei nerazzurri, ma tanti meriti ai partenopei, che da fine aprile in poi hanno spinto sull'acceleratore proprio mentre i rivali cominciavano ad avere il serbatoio in riserva. Guai però a ridurre il testa a testa tra Inter e Napoli a una mera questione primaverile: il duello si è cominciato a profilare fin dall'inizio dell'inverno, quando l'Atalanta ha iniziato a sfilarsi dalla contesa proprio dopo aver accarezzato il sogno. Ben prima però Conte aveva iniziato, mattone dopo mattone, a plasmare il tricolore che sarebbe maturato poi a fine maggio.

Le partite chiave dello scudetto del Napoli

Il debutto al Bentegodi era stato horror, per una debacle seguita dal primo codazzo polemico innescato dal tecnico salentino: strali alla società, tacciata di avergli consegnato una squadra incompleta per l'avvio del campionato. In effetti, i vari Romelu Lukaku, David Neres e soprattutto Scott McTominay sarebbero sbarcati nel capoluogo campano solo nelle ultime ore della sessione. Il calendario iniziale aiuta il Napoli, che prima di affrontare il primo scontro diretto ha tempo per amalgare la rosa fino a che, a fine ottobre, arriva il primo acuto contro una grande: a San Siro segnano Lukaku e Kvaratskhelia in quella che, con il senno del poi, sembra quasi una staffetta tricolore. Quella del Meazza sarebbe stata infatti l'ultima rete in azzurro del georgiano, a gennaio ceduto al Paris Saint-Germain, con il quale avrebbe vinto tutto: compresa la recentissima Champions League proprio a spese dell'Inter. Ben prima dell'addio, Kvara vive le ultime settimane all'ombra del Vesuvio da separato in casa, con Neres che ormai lo ha scavalcato nelle gerarchie. Per il Napoli arrivano 5 vittorie di fila, striscia arricchita dal successo esterno sull'Atalanta che rinforza il primato in classifica, vendicando così il tris incassato all'andata al Maradona, altro momento critico in cui Conte pareva aver steccato un esame decisivo in ottica scudetto. In quella fredda serata di Bergamo, forse il Napoli conosce per la prima volta l'estro di McTominay, il simbolo di un tricolore che ha avuto anche i suoi comprimari. Facile pensare alle 12 gemme dello scozzese, ma poi c'è chi come Philip Billing ha segnato una sola volta, ma scegliendo la partita giusta. E' l'1 marzo e l'Inter si presenta al Maradona con l'intento di provare a scappare dopo aver ritrovato la vetta della classifica nel turno precedente. Invece no: l'1-1 dell'andata viene ripetuto anche al ritorno, con il danese a replicare in zona Cesarini a Federico Dimarco e a mantenere gli azzurri a una sola lunghezza dalla capolista. Nel contesto di un finale di calendario in teoria agevole, tra gli ultimi scogli all'orizzonte per il Napoli c'è il Bologna, con la stessa Inter chiamata poi in seguito a far visita al Dall'Ara. In realtà, i campioni in carica avevano cominciato a scucirsi lo scudetto dal petto già nel turno precedente, incassando la doppia rimonta dal Parma: un 2-0 diventato 2-2 che regala al Napoli la chance di sorpassare. Niente da fare: ad André-Frank Zambo Anguissa replica il gran tacco di Dan Ndoye, oggi obiettivo sul mercato, ma a posteriori il punto si rivelerà pesantissimo considerando la futura sconfitta a quelle latitudini dei nerazzurri per mano della sforbiciata all'ultimo respiro di Riccardo Orsolini. Proprio grazie al risultato della rivale al Dall'Ara, il Napoli aggancia la vetta prima di sferrare il sorpasso battendo il Torino: è il 27 aprile e McTominay segna due volte e da quel momento in poi, complice la sconfitta dell'Inter contro la Roma, il primo posto non cambierà più padrone nonostante i deludenti pareggi contro Genoa e Parma. Rallentano gli azzurri, ma i rivali frenano bruscamente, sbattendo contro la Lazio di Pedro. Pedro, appunto, Orsolini, McTominay, Lukaku e tutti gli altri attori protagonisti o non protagonisti del tricolore: ognuno avrà le sue preferenze, ma il regista supremo è stato Conte, che cominciò a costruire quest'impresa esattamente un anno fa, caricando a parole una piazza reduce da un'annata da dimenticare.

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