Napoli, Raspadori al bivio: possibile la cessione. Bologna sullo sfondo per un maxi asse
L'ex Sassuolo potrebbe salutare e approdare in rossoblù nell'ambito delle operazioni che potrebbero far fare la tratta opposta a Beukema e Ndoye. Anche Simeone e Ngonge potrebbero salutare quest'estate

Giacomo Raspadori (Ansa)
Napoli, 9 giugno 2025 - Sulle sue doti di talismano, casomai ce ne fossero ancora, dubbi non ne esistono più, ma a 25 anni compiuti questo ruolo, così come quello ormai in cantina di ex golden boy di un calcio italiano non esattamente nella sua fase più florida (per usare un eufemismo), sta decisamente stretto: il protagonista è Giacomo Raspadori, che mai come quest'estate si interrogherà sul da farsi della sua avventura al Napoli.
I numeri della stagione di Raspadori, il malcontento e l'ipotesi Bologna
In realtà, forse per la prima volta in assoluto fin dal suo approdo datato agosto 2022, lo stesso club partenopeo sta pensando di porre fine a un sodalizio comunque vincente. E non è un modo di dire. L'acquisto dal Sassuolo del classe 2000, all'epoca già reduce dalla fortunata e vincente spedizione a Euro 2020 della Nazionale (altri tempi, è proprio il caso di dirlo), ha portato al Napoli un'aura positiva, con 2 scudetti vinti in 3 stagioni che hanno ben annacquato l'investimento totale sborsato per un giocatore che di fatto non sarebbe mai uscito dalla pesante cappa della riserva: 5 milioni di prestito oneroso, 25 milioni per il riscatto obbligatorio e 5 milioni di bonus, per un totale di 35 milioni che resta una spesa monstre per una seconda linea di un attacco che, da Victor Osimhen a Romelu Lukaku, avrebbe avuto sempre altri padroni. Dei tanti Raspadori camaleontici in giro, esistono versioni adattabili in altri ruoli: una qualità, la duttilità estrema, ma forse anche un'esigenza e quasi un modo per reclamare spazio prima di restare ingabbiato in un ruolo, quello del rincalzo, poi difficile da scrollarsi di dosso. E così è stato. Nel capoluogo campano sono passati diversi allenatori, è cambiato il vento (dal primo scudetto al complicatissimo post tricolore) ma niente ha consentito a Raspadori di provare a giocarsi seriamente, e non come eterna seconda linea, le sue chance da titolare, insomma senza dover aspettare infortuni e squalifiche del resto della truppa offensiva. Nel frattempo gli anni passano e, nonostante il suo Raspadori lo faccia sempre (anche quest'anno 6 gol e 2 assist in 1.325' in campo distribuiti in 29 presenze), il malcontento cresce a dispetto del contratto ancora lungo (scadenza il 30 giugno 2028) che lo lega al Napoli, che dal canto suo non ne esclude, forse per la prima volta in assoluto (se si escludono i tentativi a vuoto a gennaio di Juventus e Roma), la cessione o per monetizzare o come contropartita. L'aria di casa sembrerebbe associare con forza nelle ultime settimane il nativo di Bentivoglio al Bologna in un maxi asse di fuoco che potrebbe comprendere i cartellini di almeno uno, se non entrambi, tra Sam Beukema e Dan Ndoye. Qualora il Napoli decidesse di provare ad affondare il colpo su entrambi i rossoblù, rispettivamente un difensore centrale e un esterno, il costo totale dell'affare potrebbe aggirarsi sui 70 milioni: da qui l'esigenza di provare ad ammorbidire la spesa inserendo magari il cartellino di Raspadori, che dalla sua prospettiva si riavvicinerebbe a casa ed entrerebbe in un progetto ambizioso e con vista sull'Europa con il fine di esserne finalmente protagonista.
Simeone e Ngonge, gli altri due scontenti
Nel progetto Napoli ha ancora meno spazio Giovanni Simeone, un altro talismano dei due scudetti della gestione Aurelio De Laurentiis. Approdato in azzurro quasi in contemporanea a Raspadori per un esborso di 15,5 milioni finito nelle casse del Verona, il 'gemello' argentino è un altro elemento che, quando chiamato in causa, il suo lo fa: quest'anno, giusto per rimanere alla stretta attualità, 2 gol e 2 assist in 571' in campo distribuiti in 33 presenze tra Serie A e Coppa Italia. A differenza di quello di Raspadori, il contratto del Cholito è vicino alla scadenza (30 giugno 2026) e con poche, pochissime, per non dire nulle, chance di rinnovo: ecco perché quest'estate potrebbe essere quella buona per dirsi addio con il sorriso e senza rancori, ognuno con i suoi obiettivi. Il Napoli per poter monetizzare, o per pensare a un altro utilizzo come contropartita tecnica, e per Simeone, alla soglia dei 30 anni, per regalarsi magari l'ultima chance da protagonista nel calcio che conta. Se per i due talismani per eccellenza della panchina azzurra c'è anche un valore affettivo, al netto nell'inserimento nel roster del secondo tricolore, la scintilla tra il Napoli e Cyril Ngonge non è mai scoppiata. Sarà per il momento dell'acquisto dal Verona (gennaio 2024, nel pieno del disastroso primo post scudetto), sarà per il costo (18 milioni più bonus), o sarà semplicemente perché lo spazio è sempre stato poco nonostante i diversi allenatori e qualche movimento eccellente sulle fasce (come l'addio questo inverno di Khvicha Kvaratskhelia), ma fatto sta che il belga non ha mai convinto. Eppure, a referto in questa stagione ci sono 2 gol nella brevissima avventura in Coppa Italia del Napoli, per un bottino trovato in appena 348' trascorsi sul rettangolo verde distribuiti in 21 presenze: numeri preludio di un addio quest'estate, considerando che Antonio Conte il classe 2000 non lo vedo in nessuno dei tanti ruoli (praticamente tutti) che sa ricoprire in tutte le linee di attacco provate quest'anno. In teoria, per una squadra che sarà impegnata su quattro fronti e con forti ambizioni anche internazionali, il tris composto da Raspadori, Simeone e Ngonge, con i dovuti innesti magari negli altri reparti, potrebbe tornare ancora utile, ma nella pratica qualcosa sembra essersi incrinato per volontà di tutte le parti in causa. In primis di Raspadori, un giocatore dal palmares ricchissimo tra club e Nazionale ma forse desideroso legittimamente di ritagliarsi un ruolo da protagonista: per sé ma magari anche per un'Italia che vuole rinascere dalle proprie ceneri (oltre a tornare finalmente a un Mondiale) e che, per farlo, necessita di più certezze di quelle attuali.
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