Napoli, il pareggio dei rimpianti. E la gestione di Conte non convince
L'1-1 dell'Olimpico impedisce agli azzurri di tentare la prima vera fuga sull'Inter. Ombre sui cambi dell'allenatore, che nel finale plasma un 5-3-2 troppo difensivo

Roma-Napoli, la delusione di Di Lorenzo e Spinazzola
Napoli, 3 febbraio 2025 - Questa volta neanche la macchina da guerra costruita in tempi record da Antonio Conte riesce a smentire la legge di un Olimpico tornato fortino per la Roma. Se questa è la (prima) cattiva notizia, con la striscia di vittorie di fila che si ferma a 7, la buona è che lo stesso impianto della Capitale non riesce a far valere totalmente il proprio impatto positivo nei confronti dei giallorossi, reduci da 7 successi consecutivi in casa, tra campionato ed Europa League, con appena 3 gol subiti e ben 23 realizzati: arriva la capolista e si spezza la magia, come aveva già sperimentato la Juventus la settimana prima perdendo l'imbattibilità in Serie A al Maradona. Eppure, stavolta la stessa capolista ha dovuto incassare una mezza delusione allorché Angelino in pieno recupero ha pareggiato il precedente gol dell'ex firmato da Leonardo Spinazzola, per un 1-1 probabilmente giusto alla luce degli sforzi profusi in campo dalle due squadre ma comunque dal sapore agrodolce per il Napoli, che con una prova in sordina ha gettato alle ortiche le buone nuove arrivate intanto dal Meazza.
La serata dei rimpianti
Anche il derby di Milano si era infatti precedentemente chiuso sul medesimo punteggio, con l'Inter che a sua volta in zona Cesarini aveva trovato il gol con Stefan De Vrij utile a evitare una sconfitta sanguinosa e forse anche immeritate per le tante chance confezionate e ben fotografate dai tre legni colpiti. Al triplice fischio, non a caso, qualcuno già parlava di 'vittoria a distanza' da parte di Conte e del Napoli, che di fronte a una Roma fiaccata dagli impegni europei e con un ampio turnover in vista avrebbero avuto una ghiotta chance per allungare davvero in classifica e quindi non più solo virtualmente per quell'asterisco legato al recupero del match tra Fiorentina e Inter, in programma giovedì prossimo. In effetti, il canovaccio della gara sembrava proprio questo: azzurri più padroni del campo e bravi, come spesso successo in stagione, a capitalizzare la prima delle poche occasioni costruite. Segna Spinazzola, l'ex di turno la scorsa estate 'scaricato' proprio dalla Roma e arrivato a zero al Napoli come primo colpo dell'estate della rivoluzione, e segna anche in un modo tutt'altro che banale. Tra demeriti propri e meriti altrui, gli azzurri non fanno un granché per andare oltre all'ipotetica vittoria di 'corto muso', un'altra costante in campionato, e stavolta i calcoli della massima resa con la minima spesa non vanno a buon fine quando Angelino scocca un diagonale che lascia immutata la situazione tra le prime due della classe a livello di distacchi. In teoria, in questi casi, a sorridere di più è sempre la squadra che sta avanti, che con una giornata in meno all'orizzonte mantiene intatto il gruzzolo di punti di margine. Nella pratica la situazione, complice la gara in meno che da qui a giovedì graverà sulla classifica dell'Inter, è un po' diversa. Non solo: ripensando un po' alle famose griglie di partenza dell'estate, a detta di tutti la rosa dei campioni in carica è più strutturata di quella degli azzurri, per una forbice finora ben nascosta ma che potrebbe riemergere in futuro, al momento clou della stagione, nonostante una squadra militi ancora in Champions League e un'altra quest'anno le coppe europee non le abbia mai disputate. Qui si arriva a un altro punto sollevato dal match dell'Olimpico. A dispetto della settimana piena di lavoro, per qualcuno un vantaggio nell'economia della lotta scudetto, la condizione fisica del Napoli a un certo punto del match è apparsa inferiore a quella della Roma, che non a caso è salita di tono quando Claudio Ranieri ha gettato nella mischia i titolarissimi.
Le mosse di Conte che non hanno convinto
Meriti del decano degli allenatori ma forse, per una volta, anche demeriti di Conte, il tecnico che di solito fa dei finali di gara il punto di forza delle proprie squadre. Dopo diverso tempo, si è rivisto quel Napoli che non solo non riesce a trovare il raddoppio, quasi addirittura rinunciando alla caccia allo stesso, ma che si rintana dietro consentendo così agli avversari di turno di guadagnare campo e fiducia. Lo stesso Conte, l'uomo che finora si è spesso erto a giudice dell'operato della sua società, non lesinando nei giorni scorsi qualche critica alla gestione della sessione di mercato ormai agli sgoccioli, ha convinto poco con le sue mosse dalla panchina. A molti, l'ingresso di Pasquale Mazzocchi e il passaggio sostanziale a un 5-3-2 ha avuto il sapore quasi di una resa comunicata implicitamente alla Roma, che contemporaneamente alzava i giri del motore sulle bande. Di fatti, il Napoli si è consegnato ai giallorossi proprio in quell'area del campo, scoperta dopo le uscite di David Neres e Matteo Politano. Certo, se i subentrati Giovanni Simeone e Giacomo Raspadori avessero gestito meglio quel contropiede potenzialmente letale invece sventato alla grande da Evan Ndicka forse gli azzurri sarebbero comunque riusciti a portare a casa la posta piena, ma con i 'se' e con i 'ma', nel calcio come nella vita, non si fa nulla. E, d'altronde, la Roma aveva già in precedenza legittimato un risultato che forse sarebbe maturato anche con un'altra gestione dei tre cambi effettuati. Insomma, per una volta la 'magata' non riesce a Conte, che però non fa drammi e vede il bicchiere mezzo pieno, sottolineando anzi con orgoglio quanto la gioia dei giallorossi per un 'semplice' pareggio dia valore al credito e al rispetto guadagnati finora sul campo dal suo Napoli. La replica sponda Roma riconduce invece al turnover che Ranieri ha effettuato, venendo quindi meno a qualsiasi timore reverenziale verso la capolista. La verità è che l'ultima giornata ai piani altissimi è un po' quella dei rimpianti: dell'Inter, che non ha potuto accorciare le distanze prima del recupero, e del Napoli, che rimanda a tempi migliori il primo tentativo vero di fuga.Leggi anche - Figc, Gravina rieletto presidente
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