"Non sono un mago, ma credo nell’Italia"

Il debutto del nuovo ct Rino Gattuso: "Dobbiamo ricreare una famiglia, nessuno rifiuti la convocazione. Contano solo i Mondiali"

di DORIANO RABOTTI
20 giugno 2025
Rino Gattuso tra Gigi Buffon e il presidente della Figc Gabriele Gravina

Rino Gattuso tra Gigi Buffon e il presidente della Figc Gabriele Gravina

dall’inviato

È difficile pensare a qualcuno che incarni l’essenza dell’identità italiana più di Gennaro Ivan Gattuso, diventato Rino per diminutivo scontato e Ringhio per manifesta superiorità di ferocia sul campo. Perché il nuovo ct azzurro, presentato ieri a Roma al Parco dei Principi, avrebbe tutte le caratteristiche dello stereotipo da patriottismo banale: ragazzo del sud, emigrante che non ha avuto paura di partire per fare fortuna, faccia da duro e da mediano, un cuore che fa provincia e un attaccamento ai valori di famiglia e maglia che riportano ad un altro millennio.

Bene, se pensate che Gattuso possa salvare l’Italia solo perché è uno vero come la nduja della sua Calabria (che infatti non è tipica delle sue parti, Schiavonea, ma dell’altro versante, a proposito di stereotipi), siete fuori strada. E lui ieri è sembrato il primo a volerlo far capire. Profilo basso, nessun proclama ’ringhiato’, tanta consapevolezza della difficoltà del compito, altrettanta convinzione nei mezzi propri e del gruppo con cui lavorerà. Ecco il pensiero del nuovo ct in pillole.

Sogno. "Per me è un sogno che si avvera, spero di essere all’altezza. Il compito non è facile, ma nella vita non c’è niente di facile. C’è solo da lavorare con l’aiuto di Dio, entrare nella testa dei giocatori e trasmettere cose positive. Sento dire da anni che non abbiamo talenti, io penso che ci siano e che bisogna solo metterli nella condizione di rendere al massimo. Riportare l’Italia ai Mondiali è fondamentale per il calcio e per il Paese".

Mondiali. "Io sono convinto di farcela perché abbiamo giocatori importanti a disposizione, quattro-cinque sono tra i migliori dieci al mondo nei loro ruoli. Ma dobbiamo pensare alla squadra, che ha dei valori, e non ai singoli. Non ho esitato perché abbiamo le qualità per farcela. In questi giorni ho sentito 35 giocatori, ho parlato anche con Chiesa, visto che me lo chiedete. E a lui come a tutti ho detto che devono giocare con continuità".

Ringhio. "Capisco che sia rimasta impressa la mia figura da calciatore, ma quella da allenatore è diversa. Io oggi un Gattuso che fa casino, nella mia squadra non lo metterei in campo. Però non sono solo cuore e grinta, altrimenti non avrei lavorato sempre negli ultimi dieci-undici anni. Mi piace aggiornarmi, ho le idee chiare sul calcio che mi piace".

Curriculum. "Ho letto cose non sempre esatte sul mio conto. Con il Napoli e col Milan non sono andato in Champions per un punto, a Spalato siamo arrivati a giocarci tutto all’ultima partita per lo scudetto. Solo una squadra vince, ma bisogna vedere come uno ha lavorato, se ha fatto crescere i giovani. Penso di aver fatto qualcosa di buono. Poi ha ragione Mourinho, nessuno fa magie alla Harry Potter".

La maglia. "Serve entusiasmo, voglia di stare insieme. Ho ben chiaro quello che bisogna fare, l’obiettivo è che chi viene a Coverciano lo faccia con entusiasmo per stare in una famiglia, per ritrovare quel gruppo e quella mentalità che ci hanno sempre contraddistinto. Io ho passato un’infanzia bellissima nella mia Calabria e ogni volta che sentivo l’inno, nelle 73 volte che sono andato in campo con l’Italia, risentivo mia madre che mi chiamava dal balcone".

Pochi giocatori. "Un dato che ci deve fare riflettere è che quest’anno in Serie A c’erano il 68% di giocatori stranieri e solo il 32% di italiani. A Spalato avevo dei giovanissimi, da noi fanno fatica a giocare".

Nuove generazioni. "Diciamo sempre che i giovani sono cambiati, ma dobbiamo essere bravi noi a trovare una via per interagire con loro nella maniera giusta. Non possiamo fare le stesse cose dei nostri genitori, non va bene perché i tempi sono cambiati. Dobbiamo andare incontro ai ragazzi".

Rifiuti. "Se un giocatore rifiuta la nazionale, bisogna capire perché dice di no. Dobbiamo riuscire a convincerli a venire e stare con noi anche se hanno qualche dolorino, abbiamo tutte le strutture. Se vogliamo essere credibili e non creare precedenti, chi viene convocato deve stare a Coverciano e ritorna solo se non riusciamo a guarirlo".

Acerbi e Spalletti. "Con Acerbi non ho parlato, sta dando tanto al calcio ma le scelte da parte mia sono diverse. Spalletti ha fatto un grande lavoro, è un maestro, lui l’ho sentito".

La lezione di Lippi. "Marcello mi ha detto cose che non posso dire, spero di fare quello che ha fatto lui non nell’alzare la Coppa, ma nel creare l’alchimia nello spogliatoio, il senso di appartenenza".

La Russa. Il presidente del Senato ha detto che Rino non è un simbolo dell’Italia: "Spero di fargli cambiare idea, non voglio fare polemica".

La formazione. "Non è questione di modulo, noi dobbiamo pensare a mettere una squadra alla quale piace stare nella metà campo avversaria e provare a fare male. Il resto lascia il tempo che trova, difesa a tre o a quattro cambia poco. Dobbiamo recuperare sulla Norvegia che ora ha 11 gol di vantaggio".

Buona fortuna.

Continua a leggere tutte le notizie di sport su