Palloni e denari. Un “mercato“ mai visto Spesi 7 miliardi di euro E che incassi per gli agenti
Durante l’ultima finestra estiva tantissimi i calciatori che hanno cambiato maglia. L’Inghilterra si conferma regina degli affari, subito dopo (ovviamente) c’è l’Arabia. I procuratori intascano 651 milioni con un incremento del 38,8% rispetto al 2022.

di Giulio Mola
Una sessione estiva di calciomercato così non si era mai vista. Otto giorni dopo la chiusura delle trattative è tempo di bilanci, e i numeri dell’International Transfer Snapshot (il Report pubblicato dalla Fifa) sono da record : fra il primo giugno e il primo settembre del 2023 spesi circa sette miliardi di euro per i trasferimenti internazionali (incremento del 47,2% rispetto agli investimenti fatti nel 2022), cifre pazzesche. Ci sono però anche altri dati che focalizzano il potere che anche i procuratori hanno acquisito in fase di trattative: nella sessione estiva ci sono stati 10.125 trasferimenti in campo maschile e di questi 1.985 hanno prodotto il movimento di denaro di cui sopra. Di questa montagna di soldi, 651 milioni è finita sui conti correnti degli agenti: si tratta del 9,5% del totale.
Entrando nel dettaglio: c’è l’Inghilterra in testa alla speciale classifica (1,98 miliardi spesi per 449 operazioni a fronte di un incasso di 956,2 milioni), l’Arabia subito dietro (875,4 milioni versati in 201 affari e 15,7 milioni guadagnati) e l’Italia al quinto posto. Ben 711 milioni in uscita (298 trasferimenti) e 886 milioni in entrata (342 operazioni). Va detto che sono esclusi in questa statistica i trasferimenti nazionali. Parlando sempre di grandi numeri, i calciatori che si sono spostati da una nazione all’altra nel periodo di riferimento sono stati 10.125, facendo registrare un incremento del 2,2% rispetto allo stesso periodo del 2022 che aveva fatto registrare in totale 9.906 trasferimenti internazionali.
Fra le curiosità (e le novità), una in particolare: sono tante le società che puntano sui giovani. Più della metà dei trasferimenti comprendono, infatti, giocatori tra i 18 e i 23 anni, con un giro d’affari che ha raggiunto i 3,48 miliardi di dollari. Non solo: oltre il 75% di tutti i trasferimenti internazionali durante l’ultima sessione di calciomercato hanno coinvolto almeno un club della Uefa. E sempre i club europei rappresentano oltre l’80% della spesa globale totale in commissioni per i trasferimenti. L’Asian Football Confederation, invece, rappresenta il 14% della spesa totale per quanto riguarda i trasferimenti internazionali. Si tratta della prima volta in cui club di altre confederezioni rispetto alla Uefa superano il 10% della percentuale globale, ma tutto ciò si spiega con i principeschi investimenti fatti soprattutto dall’Arabia, paese che ha registrato la crescita maggiore rispetto alla precedente finestra di mercato. La Saudi Pro League è riuscita a strappare grandi talenti al calcio europeo: dopo CR7, ecco Benzema e Neymar, e poi giovani talenti come Gabri Veiga (a lungo corteggiato dal Napoli) prima di scegliere di raggiungere la Saudi Pro League. Una nazione che di sicuro sta investendo ingenti risorse economiche. Tutto merito del fondo sovrano PIF che detiene la proprietà dei quattro maggiori club sauditi, dall’Al Nassr di Ronaldo e Brozovic, all’Al Ittihad di Benzema, passando per l’Al Ahli di Firmino e Kessié, all’Al Hilal di Neymar e Milinkovic-Savic.
Ma a guadagnarci, come si diceva, non sono stati soltanto i club, perché una fetta importante della torta del mercato se la prendono i procuratori: le spese sostenute dai vari club per il lavoro degli agenti hanno portato questi a un esborso di 651 milioni di euro, andando anche qui a stabilire un altro nuovo record storico. Rispetto al 2022 la somma è cresciuta del 38,8%. Dieci anni fa, nel 2013, la spesa sostenuta per gli agenti si attestava al 5,8% del totale sostenuto per i trasferimenti internazionali. Nella loro interezza, i trasferimenti internazionali avvenuti con un giocatore svincolato rappresentano il 56,6% del totale. Casistica seguita da operazioni a titolo definitivo (19,3%), prestiti (12,7%) e ritorni da un prestito (11,5%)
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