"Mi sento a rischio dal primo giorno». Aquilani e la prova del Sud Tirol: "La società mi tutela e mi è vicina»
Ma il tecnico è consapevole che "servono risultati". "Squadra impegnativa, noi però ci siamo preparati". Sul modulo di gioco: "Non ne ho uno ideale, cambia, ci siamo adattati con i calciatori via via a disposizione" .

di Michele Bufalino
"Mi sento a rischio dal primo giorno". Così Alberto Aquilani fotografa il suo momento, ma anche quello di un Pisa che deve necessariamente tornare a fare punti. Il 2023 fino ad oggi è stato un annus horribilis per i colori nerazzurri, ma c’è ancora tempo per tornare in carreggiata. A partire dalla sfida di oggi pomeriggio contro il Sud Tirol a Bolzano. "Mi sento bene, lavoro bene e ho una società che mi sta vicino e mi tutela - dichiara Aquilani -, partecipando e credendo in questo progetto che abbiamo sposato insieme. L’unica cosa che avverto è la mancanza di risultati". Le basi del progetto sportivo restano e l’allenatore, come ribadito dalla dirigenza, non è in discussione. In questa settimana appena trascorsa tra comunicati di tifosi e lavori all’Arena Garibaldi infatti il Pisa si è trincerato nel silenzio, puntando tutto sulla cultura del lavoro e la trasferta altoatesina. Solo il tecnico nerazzurro ha commentato così le parole della tifoseria dei giorni scorsi: "Il pubblico va rispettato - prosegue Aquilani -. In questo momento non c’è un clima favorevole a tutti e lo dobbiamo accettare. Dobbiamo cercare di far cambiare idea alla gente, vero valore aggiunto della squadra. Servono i fatti, non le parole". Il Sud Tirol è un avversario ostico che lo scorso anno fece banco regio, battendo per ben due volte il Pisa. Aquilani e i suoi ragazzi però hanno studiato: "Ci siamo preparati bene per affrontare una gara simbolo di questo campionato che presenta varie difficoltà e non solo per noi - analizza l’allenatore del Pisa -. Il Sud Tirol è una squadra impegnativa, sa quello che vuole e sceglie i giocatori in base alla propria idea e credo. Lavorano bene e sono differenti da noi nel modo di interpretare il calcio. Non c’è un modo giusto di lavorare, ognuno vede il calcio a suo modo ma interpretano molto bene le loro idee. Servirà la mentalità e l’umiltà giusta per vincere".
Non scioglie le riserve sul modulo di gioco l’allenatore così come non resta fossilizzato su uno solo: "Non ne ho uno al quale mi ispiro, voglio essere chiaro. Si può partire con un modulo, ma durante la partita cambia anche a seconda del momento o dell’avversario - spiega il tecnico -. C’è un concetto chiaro, che dev’essere fortificato a livello maniacale. Che si giochi a tre o quattro in difesa dipende da vari fattori. Ci siamo adattati con i calciatori a disposizione e ogni gara ha le sue difficoltà". Due dei difetti più importanti da risolvere sono le reti subite in apertura o in chiusura di gara, figli di una situazione caratteriale ben definita: "Ci sono giocatori che più li attacchi e sproni, e più ti restituiscono - conclude Aquilani - altri invece che invece si buttano giù psicologicamente, ovviamente a tutti piacerebbe avere più giocatori del primo tipo, ma fa parte del carattere. Ognuno è diverso, io devo essere bravo a capire qual è la chiave per saper parlare a loro singolarmente".
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