La Spal si salva: vittoria sofferta e futuro incerto sotto la guida di Tacopina

La Spal evita la retrocessione con una vittoria decisiva, ma il futuro resta incerto tra debiti e necessità di rinnovamento.

di MAURO MALAGUTI
19 maggio 2025
La Spal evita la retrocessione con una vittoria decisiva, ma il futuro resta incerto tra debiti e necessità di rinnovamento.

La Spal evita la retrocessione con una vittoria decisiva, ma il futuro resta incerto tra debiti e necessità di rinnovamento.

La Spal si salva, dunque, con un enorme sospiro di sollievo, sfatando al settimo tentativo il maleficio dei play, off e out: nella storia, sei disputati prima, zero vinti e sei perduti. Cala così senza retrocessione il sipario su una delle peggiori stagioni di sempre, che una Spal povera povera è riuscita almeno a salvare con una bella prova e una vittoria proprio sulla linea del traguardo. Per inciso, questa soluzione facilmente resterà senza morti né feriti visto che il Milàn Futuro si candida al ripescaggio con discreta autorevolezza. Eravamo lì, c’eravamo tutti (o quasi…). Eravamo in diecimila allo stadio quel dì, ricorderanno tra molti anni ai loro figli le torme di bambinetti, per i quali la doppietta di Molina rimarrà stampata nella mente e nel cuore a vita. Ferrara ha stravinto, la Spal si è salvata in corner, ma è il momento di dire basta agli errori a raffica che hanno costretto il tifo a sofferenze immemori da quando al timone c’è Joe Tacopina. Chissà, se potesse, forse accontenterebbe la curva e abbandonerebbe l’impresa, a questo punto. Ma nessuno rileverà mai la Spal di oggi, che di qui al 2030, oltre a portare avanti una gestione che in C è in perdita costante, deve saldare ancora 8 milioni del debito dei Colombarini comprato dall’avvocato americano. E chi si piglia quella cifra in pancia? Tacopina dal canto suo ha già detto che andrà avanti. Se così sarà, bisogna che faccia tesoro di un quadriennio che ha accorciato la vita calcistica dei tifosi e getti le basi per una Spal all’altezza della piazza, magari scusandosi per la misera offerta di questi anni e per le spaccature con la curva.

Sentir dire già da un paio di mesi che la Spal intende ricostruirsi ripartendo da questo gruppo di lavoro, una certa orticaria la provoca. Se lo scorso anno si sarebbe dovuto insistere sul gruppo del brillante girone di ritorno di Di Carlo e colpevolmente non lo si è voluto (o potuto economicamente) fare, su questo gruppo c’è poco o niente da costruire. Fa piacere sentire che si è capito che la stabilità nel calcio è un valore, ma da stabilizzare qui c’è poco più di niente. Si ripartirebbe male, e quello "Sparite" apparso a fine gara in curva riassume il sentimento di un popolo allo stremo dopo 40 partite di nulla. Conferme troppo numerose sarebbero nel caso dettate soprattutto dai molti contratti in essere anche per il prossimo anno e che non saranno facili da smaltire. La Spal ha toppato alla grande l’ultimo giorno del mercato estivo che ha compromesso l’intero campionato, e la campagna di gennaio è risultata appena appena più riparatoria. Ma il ds Casella è a contratto fino al 2026. Non fosse per questo, non ci sarebbe gran ragione di confermarlo. E la conferma denuderebbe il re, nel senso che un raddoppio starebbe a sancire che quei gravi errori risalgono a Tacopina, e che Casella si è prestato da buon aziendalista a coprirli e a farsene carico. Nè Baldini né Dossena hanno dato troppe soddisfazioni, ma al pari di Casella saranno ancora a contratto. Bisogna essere attenti nelle scelte: nessuno di loro partirebbe col favore popolare, e ci sarebbe da risalire la corrente ancora prima di iniziare. Anche tra i giocatori, pochi si sono meritati la riconferma. Diciamo Galeotti, a patto di affiancargli un portiere esperto, diciamo Nador per la duttilità, diciamo il Mignanelli prima maniera e forse Arena, magari Paghera, il soldatino D’Orazio e Parigini, e Molina che però rientra a Pesaro per fine prestito: ma mica tutti da titolare. Gli altri han deluso, ma a fine contratto sono solo Meneghetti, El Kaddouri, Bruscagin, Fiordaliso e Bassoli, oltre ad Antenucci, che sarebbe bello rimanesse in altra veste. Che fare di Bidaoui ai box da due anni e Haoudi, del pachidermico Sottini fermo da un anno, di Radrezza e Calapai, di Zammarini e Awua, di Karlsson e Spini? Qualcuno resterà per mancanza di acquirenti, qualcun altro verrà ceduto, ma il bisogno di rinnovamento a tutti i livelli è fortissimo. Poi c’è la grana Rao: se non prolunga, la Spal lo perderà a zero nel 2026, quindi sarà costretta a cederlo ora. In definitiva ci sarà tantissimo da fare e non lo si potrà fare lasciando nel piatto Zilli e Piovanello nelle ultime ore di mercato, incamerando il figlio del ds che fa il piacere di addossarsi l’ingaggio di La Mantia, e caricandosi di Nina per avere Molina o di Bachini infortunato per ottenere Mignanelli. Serve una diversa filosofia di mercato, dettata da investimenti e non da ripieghi. Se non c’è la forza di far questo, rassegnarsi ad altri campionati grami.

Mauro Malaguti

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