Spal e fascismo: l'influenza del regime negli anni Venti secondo Oscar Ghesini

Oscar Ghesini esplora i rapporti tra Spal e fascismo negli anni Venti, evidenziando l'influenza del regime sulla società sportiva.

di MAURO MALAGUTI
3 maggio 2025
Oscar Ghesini esplora i rapporti tra Spal e fascismo negli anni Venti, evidenziando l'influenza del regime sulla società sportiva.

Oscar Ghesini esplora i rapporti tra Spal e fascismo negli anni Venti, evidenziando l'influenza del regime sulla società sportiva.

Spal e fascismo: quali furono i rapporti? Lo ha studiato, scritto e in parte raccontato ieri in Biblioteca Ariostea Oscar Ghesini, presentando il secondo volume della saga in quattro corposi tomi "La Spal dalle origini al dopoguerra", che si occupa appunto degli anni Venti. Il regime fu molto rapido nell’intuire subito l’interesse che la società di calcio locale stava sempre più suscitando, intravvedendo fin dai suoi primi anni la portata propagandistica di uno sport che già iniziava a veleggiare verso il professionismo, entusiasmando le grandi masse. Accadde così che una Spal partecipata da circa 7-800 soci e quindi poco controllabile, vide rapidamente decrescere il numero degli adepti iscritti: l’operazione si realizzò attraverso un aumento delle quote di ingresso tale da scoraggiare gli intenzionati. Per una città come la Ferrara di allora, quelle centinaia di soci rappresentavano una risorsa numericamente enorme, che in breve tempo andò ad assottigliarsi. A tirare le redini favorendo da dietro le quinte la progressiva "fascistizzazione" della polisportiva fu il federale del partito ferrarese Umberto Klinger.

Veneziano e grande amico di Italo Balbo e di Vittorio Cini, a un certo punto incontrò nell’opera un ostacolo enorme: così dimagrita nella sua partecipazione finanziaria, e alle prese con costi che iniziavano a crescere vertiginosamente con l’avvento del professionismo, la Spal nel 1927 si ritrovò sul punto di fallire dopo le dimissioni del Consiglio direttivo. La bancarotta della polisportiva avrebbe rappresentato una sconfitta per il regime fascista. Klinger favorì la soluzione del problema, da un lato nominando una Commissione in carica per la stagione 1927-28 composta da dirigenti con ampie tasche, dall’altro ottenendo dalle banche crediti agevolati e una dilazione della scadenza dei mutui in corso. Ulteriore panacea venne dall’affermazione del bondenese Abdon Sgarbi, prelevato per poche lire dalla Portuense e ceduto a carissimo prezzo (40mila lire!) al Milan. Nè mancò anche qualche intervento sui giornalisti "disfattisti". Col ricavato della cessione, e con un taglio dei costi che comportò l’esonero del mister austriaco Walter Alt, si poterono così saldare i debiti e ripartire da zero. La vicenda rafforzò i legami tra le due società, al punto che il 4 aprile 1929 Klinger poté presentare la nuova sede sociale della Spal al Caffè Nazionale alla presenza di tutto il Milan, che nel pomeriggio si impose poi per 5-1 nell’amichevole concordata per l’occasione. Sgarbi e il Milan non ebbero fortuna: pochi mesi dopo il centromediano morì di infezione tifoidea e i rossoneri persero il loro campione Questo e molto altro narra il volume di Ghesini, dalla posa della prima pietra del nuovo stadio, quello attuale, nel 1925 alla condanna del presidente Ridolfi a 7 anni per aver distratto 38mila lire al club. Affiancato dall’assessore allo sport Francesco Carità e dal moderatore Riccardo Vaccari, Ghesini ha radunato in Ariostea i discendenti dei calciatori della Spal anni Venti, i vari Cerini, Bertacchini, Caniato, Festi, Fini, Preti, Felisi, Ticozzelli e tanti altri, molti dei quali giunti da altre regioni e felici di partecipare, di persona o in collegamento, a una egregia operazione della memoria . Oggi potranno visitare il "Mazza" guidati dal Centro Coordinamento di Valentina Ferozzi.

Mauro Malaguti

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