Spal, il bunker difensivo non è sufficiente. Nelle ultime sette giornate l’attacco peggiore
Colucci ha sistemato la retroguardia, ma non si può pensare soltanto a non prenderle. Serve un po’ di coraggio per muovere la classifica
Nelle ultime sette giornate di campionato, solo tre squadre non hanno mai vinto. Sono quelle più in difficoltà della categoria: un Olbia in caduta libera, il fanalino Fermana e naturalmente la Spal. Se sardi e marchigiani nel periodo in esame presentano le statistiche tipiche delle squadre che gravitano nei bassifondi della classifica (pochissime reti realizzate e tantissime al passivo), la squadra di Colucci ha l’attacco peggiore in assoluto e addirittura la quarta miglior difesa.
Per gli amanti delle scommesse, la Spal è la tipica formazione sulla quale puntare ad occhi chiusi sull’Under 2,5. Colucci probabilmente era arrivato a Ferrara col desiderio di proporre un gioco più sbarazzino del suo predecessore, e seppur a sprazzi le prime gare con Sestri Levante in Coppa Italia e Pescara in campionato avevano lasciato la sensazione che la nuova Spal puntasse a giocarsela a viso aperto.
L’emergenza continua – soprattutto nella batteria degli attaccanti – e la batosta di Arezzo però evidentemente hanno indotto il tecnico pugliese a cambiare rotta. Preferendo adottare un atteggiamento più conservativo, con l’obiettivo di limitare i danni in attesa di tempi migliori. Effettivamente la Spal ha ridotto in maniera notevole il numero delle reti al passivo, tanto che nelle ultime sette giornate – in un contesto disastroso di quattro pareggi e tre sconfitte – i biancazzurri hanno incassato appena sei gol, quindi meno di uno di media a partita. Per intenderci, meglio della Spal in questo senso hanno fatto solo la capolista Cesena, il lanciatissimo Rimini e la solida Carrarese. Peccato che alla fine spesso e volentieri il bunker biancazzurro sia saltato almeno una volta nel corso delle partite, imponendo ad Antenucci e compagni sconfitte dolorose o pareggi agrodolci. Nel calcio moderno, anche in serie C, non si può infatti soltanto pensare a non prenderle. Sono da elogiare l’applicazione della Spal in fase di non possesso e i progressi dei difensori, ma quando si rinuncia a colpire l’avversario difficilmente si ottengono i frutti sperati.
Certo, a mister Colucci va riconosciuto l’enorme alibi dell’emergenza a cui è costretto a fare fronte praticamente dal giorno del suo arrivo, ma con un punticino alla volta (quando va bene) non si esce dalla zona playout. Nelle due gare che la separano dal giro di boa alla Spal si chiede di sfoderare il coraggio che finora non ha avuto, e magari un pizzico di sana incoscienza che dia una scossa ad un ambiente che non riesce a svegliarsi da un torpore senza fine.
Stefano Manfredini
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