"Spal, non meritavi un finale così brutto": "Tacopina? Escludo abbia pianificato tutto"

Parla Dossena, il tecnico che aveva iniziato la stagione: "So che Casella stava lavorando senza nessuna avvisaglia, è esploso tutto in 48 ore"

di BEATRICE BERGAMINI
22 giugno 2025
«L’esonero? Mi è dispiaciuto tantissimo, soprattutto perché non sono riuscito a dare quello che volevo dare», dice Andrea Dossena (Foto Business Press)

«L’esonero? Mi è dispiaciuto tantissimo, soprattutto perché non sono riuscito a dare quello che volevo dare», dice Andrea Dossena (Foto Business Press)

Andrea Dossena, il calcio professionistico non esiste più a Ferrara. E’ un epilogo che si sarebbe immaginato per come ha vissuto la prima parte della stagione alla Spal?

"No. Magari durante l’anno qualche volta ho pensato che se le cose non stavano andando bene, la proprietà si stufava di mettere così tanti soldi in quella macchina complicatissima. Però poi ad ogni scadenza i soldi arrivavano sempre puntuali, mai e poi mai avrei pensato che, una volta salvati, si sarebbe arrivati a questo punto".

Il suo rapporto con Tacopina è sempre stato lineare fino a quando è rimasto alla guida della Spal?

"Non l’ho mai sentito spesso. Io cercavo di mandare avanti la baracca, i miei passaggi erano sempre con Casella ed era lui che aveva contatti quotidiani con Tacopina. Quando le cose andavano male magari passava qualche giorno prima che il direttore avesse delle risposte, mentre prima rispondeva quasi subito. Si era forse un po’ disamorato, anche se credo che in realtà non fosse né amore, né disamore, il percorso che loro volevano fare era prettamente economico".

Ha avuto modo di sentire Casella?

"Sì certo, ogni tanto ci siamo sentiti in questi mesi. Anche lui è rimasto di sasso, anche perché stava pianificando la stagione successiva. Non sapeva se sarebbe stato riconfermato o meno, erano tutti un po’ in stallo, ma lui continuava a lavorare. E’ accaduto tutto in quarantotto ore da quanto ne so".

Può essere stata secondo lei, quella di Tacopina, un’uscita di scena in un qualche modo pianificata?

"Lo escludo categoricamente. Avrebbe potuto provare a far entrare qualcuno, a cercare di venderla in un qualche modo, farla scomparire così non ha un senso".

Riavvolgendo il nastro, come ha vissuto l’esonero?

"Mi è dispiaciuto tantissimo, soprattutto perché non sono riuscito a dare quello che volevo dare. Ci sono stati diversi problemi, ma diciamoci anche la verità: quale società in serie C lavora al modello Atalanta? Nessuna. Chi ha problemi economici, chi non ha le strutture, la serie C è un mondo davvero difficile ed è quasi impossibile avere tutto perfetto. Mi è dispiaciuto non riuscire a tirar fuori dalla squadra quello che volevo. Ci sono anche stati momenti particolarmente difficili, tipo quando ho avuto undici giocatori per sei settimane… non era come avrei voluto lavorare io. Togliendo i tre punti di penalizzazione ho però lasciato la squadra con un punto sopra ai play-out, con il mercato orientato praticamente solo alle uscite".

Giusto, il mercato. Quanto può aver influito in negativo? "L’ultima uscita più pesante è stata quella di La Mantia alle sei di sera dell’ultimo giorno e non è arrivato nessun altro. Ho accettato tutte queste cose perché sapevo che la situazione era complicata. Potevo impormi prima? Potevo chiedere che le uscite avvenissero prima per aver più margini di manovra? Forse sì, ma ogni giorno era come avere una coperta che tiravi di qua e scoprivi di là. Quando sono andato via mi ero detto che avevo fatto male male, mentre invece poi guardando come è finita la stagione, credo che il lavoro fatto non sia stato poi così negativo".

La Spal ripartirà dall’Eccellenza. Cosa bisogna aspettarsi? "Sono cinque anni che alleno e ho imparato che chi vince sono sempre le squadre che hanno ragazzi giovani che corrono. La cosa importante sarà avere una dirigenza che conosca i giocatori, che ha lavorato tra serie D ed Eccellenza, che conosca le Primavere. Non bisogna fare l’errore di prendere giocatori di esperienza, ci vogliono giovani con fame, non gente arrivata".

Beatrice Bergamini

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