Spal, per ora solo sprazzi di spirito e intensità. Ma dopo un mese con Baldini è ancora poco

Se non si vince nemmeno venerdì con l’Arezzo, anche le ultime speranze di agganciare il sest’ultimo posto finiranno

di MAURO MALAGUTI
3 marzo 2025
entre le rivali ogni tanto a turno una partita o due la vincono, la Spal non ci riesce proprio mai. e nel girone di ritorno lo ha fatto solo a Lucca

entre le rivali ogni tanto a turno una partita o due la vincono, la Spal non ci riesce proprio mai. e nel girone di ritorno lo ha fatto solo a Lucca

Brodetto pescarese, per la Spal, con qualche spicchio saporito sparso in qua e in là, a fronte di un trend di crescita ancora indigesto in fatto di risultati. Il punto in riva al mare va accolto con soddisfazione perché giunge in rimonta sul campo della quarta forza del campionato ed è il primo in quattro partite della gestione Baldini, non esattamente il cambio di passo che la Spal si aspettava dall’avvicendamento in panchina. Di contro, mentre le rivali ogni tanto a turno una partita o due la vincono, la Spal non ci riesce proprio mai. Nel 2025 e nel girone di ritorno i tre punti li ha conquistati una volta su dieci a Lucca, e senza una brusca accelerata non se ne esce. Occhio anche alle spalle, nel frattempo, col Legnago in risalita dopo due successi. Se un pochino la Spal di Baldini sta cercando di crescere, quel pochino non è abbastanza a nove giornate dalla fine.

Anche perché gli sprazzi non indicano ancora una via certa. Lasciamo in disparte Chiavari, dove l’Entella ha concesso alla Spal uno sterile pallino a risultato acquisito, e anche lo 0-3 col Rimini per carità di patria. Ma nelle ultime due con Campobasso e Pescara i segnali sono stati discordanti. In casa coi molisani, pur perdendo, la squadra aveva mulinato bene in attacco a 3-4-3.

A Pescara con lo stesso sistema ha inscenato dopo un avvio decente mezz’ora da depressione: le cose interessanti le ha mostrate dopo la pausa con un 4-2-4 offensivo, durato però un quarto d’ora soltanto, perché Baldini è poi passato al 4-3-3 con cui ha conservato bene il risultato, limitandosi però a una sola occasione da rete all’attivo. Che conclusioni trarre, è compito dell’allenatore.

Un anno fa Di Carlo rimontò con lo stesso 4-2-4, ma i giocatori erano altri, e in organico non si vedono un Dalmonte o uno Zilli.

Se da un lato si può registrare la capacità camaleontica della squadra di vestire tre abiti diversi nella stessa gara senza scompensi enormi, senza vittorie il dato rimane accademico esercizio da corso di Coverciano. Meglio sarebbe vedere qualcosa di più sempre nella stessa direzione, cosa che la Spal non ha fatto.

Sotto questo aspetto, nelle ultime due uscite si può solo registrare un passo avanti per spirito combattivo e anche per intensità, sia pure a sprazzi. Non sono due aspetti trascurabili, però sono ancora sporadici. A Pescara lo spirito si è visto nel primo quarto d’ora, seguito da una mezz’ora pessima.

Poi un bel quarto d’ora in avvio di ripresa e un prosieguo sufficiente. Si continua a sperare che con Molina e Karlsson si possa ora rivedere un attacco a due punte con Antenucci nel suo ruolo accanto a un vero 9: col tridente la Spal produce poco.

Si spera anche che Paghera possa tornare dopo l’infortunio, anche se bisogna ammettere che nell’ultimo periodo Radrezza ha recuperato punti nel sostituirlo. Ma dopo un mese di Baldini si è ancora alle speranze, non si è vista nemmeno una solida realtà, solida e continua. E se non si vince nemmeno venerdì con l’Arezzo, anche le ultime speranze di agganciare il sest’ultimo posto finiranno con larghissimo anticipo sulla conclusione della stagione, e bisognerà essere attenti a evitare l’ultimo.

Mauro Malaguti

Continua a leggere tutte le notizie di sport su