Spal, spunti dopo il test. Identità da perfezionare aspettando nuovi innesti
Nel secondo tempo contro il Forlì si sono visti i concetti chiesti da Dossena. Mercato, col terzino Mignanelli si tratta anche il difensore centrale Bachini.
Chi avesse lasciato il "Paolo Mazza" all’intervallo dell’ultima amichevole della Spal contro il Forlì, senza fermarsi a vedere il resto, si sarebbe fatto molte domande sotto i tigli di Corso Piave. Ma cosa sono andati a fare in montagna se non si vede nulla di ciò che Dossena chiede dall’inizio ai suoi giocatori (e pazienza che non saranno più di 4-5 di loro a sobbarcarsi le fatiche del campionato)? Pressing solo accennato e disorganizzato con zero recuperi, possesso modesto, giropalla lento e ritmo blando e privo di intensità, attacco all’area solo nel finale, e in compenso occasioni e calci d’angolo a profusione concessi a un avversario di serie D che conosce il fatto suo. D’accordo, altri saranno i titolari, ma un minimo si doveva pretendere anche dalla non-Spal attuale.
Poi, fortunatamente, c’è stata quella ripresa. Dossena si deve esser fatto sentire nell’intervallo: lui stesso ha parlato di "bastone e carota". Fatto sta che, col solo ingresso di un voglioso Karlsson per La Mantia, la squadra ha espresso tutt’altra determinazione e ha lasciato intravvedere il calcio che il tecnico predica. Nulla di trascendentale, però… La pressione alta, dai e dai, ha alla fine provocato i due gol, e pazienza che le due palle siano state recuperate in alto più individualmente che di squadra: il concetto si è visto bene. La Spal è stata più rapida nella manovra, ha cercato gli esterni, insomma ha mostrato che un canovaccio da seguire c’è. Andrà perfezionato, forse anche semplificato nei concetti, quantomeno fino all’arrivo di nuovi innesti, ma il copione si è visto con chiarezza. Lo ha notato però anche il Forlì, che ha cominciato a cercare la palla lunga per saltare la prima pressione, e troppo spesso ha messo gli attaccanti uno contro uno: è il rischio di giocare in questo modo, ma ci si può lavorare. In definitiva, dal momento che a tre settimane dal campionato la squadra è ancora ben lontana dall’essere completa, ci si deve consolare pensando che non si è così avulsi dai desideri di Dossena come il primo tempo aveva invece fatto intendere. Quel che rimane è il timore di presentarsi al via da -3 con un non-organico, che è poi il vero azzardo stagionale voluto da Tacopina.
Dossena continua a ruotare i suoi uomini, giovani inclusi, probabilmente per vedere tutti a turno. Col Forlì è toccato al 2006 Umberto Camelio, coetaneo di Rao che pur pasticciando ha messo in mostra iniziativa e velocità, e poi del goleador di giornata ivoriano Kane. Per il resto del primo tempo si può salvare giusto il vano dannarsi di Collodel. Dopo ha brillato Rao più di D’Orazio, mentre Antenucci è tornato a spaccare la rete.
Radrezza è vistosamente indietro di condizione e Casella dovrà puntare ora su gente già allenata come il Mignanelli oggi in entrata e il Karlsson che all’esordio ha mostrato le caratteristiche richieste, ivi incluso un assist. Mignanelli servirebbe doppio se il guaio che ha costretto Tripaldelli ad abbandonare fosse serio. O in alternativa si lavora sempre con la Juve Stabia sul profilo del difensore centrale Matteo Bachini.
Infine, un paio di annotazioni. Si è vista nella curva la voglia di sostenere la Spal, e anche Dossena ha fatto cenno all’incontro di settimana che non potrà che far bene alla squadra. In compenso, mentre la nuova maglia formata esterno è stata generalmente apprezzata, non c’è tifoso che non abbia chiesto di cambiar colore a numeri che assolutamente non si distinguono. La società potrà ben andare loro incontro, si spera.
Mauro Malaguti
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