Venturi, il doppio ex: "Spal, bisogna crederci"
"L’Arezzo non regalerà nulla, ma la gara conta di più per i biancazzurri.. Il mio passato? Sono stato bene con entrambi, a Ferrara la gioia più grande".

"L’Arezzo non regalerà nulla, ma la gara conta di più per i biancazzurri.. Il mio passato? Sono stato bene con entrambi, a Ferrara la gioia più grande".
Tra il 1997 e 2002, Simone Venturi ha giocato gli anni migliori della propria carriera da calciatore a Ferrara e Arezzo. Prima in biancazzurro nella Spal di mister De Biasi, con la quale si è tolto la soddisfazione di vincere il campionato di serie C2, poi in amaranto in C1 in una piazza alla quale è rimasto molto legato. Oggi l’ex terzino destro è un apprezzato allenatore di serie D (è terzo in classifica col Tau Altopascio alle spalle di Forlì e Ravenna), ma continua a seguire le squadre che hanno lasciato il segno nella sua vita. "Quella in biancazzurro è stata l’esperienza più bella della mia carriera – ricorda il doppio ex –. A Ferrara si respira Spal in ogni angolo della città, dove l’affetto dei tifosi è incredibile e un calciatore non vede l’ora di andare in campo per dargli delle soddisfazioni. Ci siamo divertiti: eravamo un bel gruppo con un bravo allenatore, inoltre vincere il campionato è stata una grande gioia, perché festeggiare con la gente è la cosa più bella del calcio". Ad Arezzo invece come sono andate le cose? "È stato uno step importante, nonché piuttosto gratificante sotto il profilo sportivo, nonostante il triennio si sia chiuso con una stagione negativa. Le prime due però sono state esaltanti: è un periodo che ricordo con piacere come quello nella Spal".
Passiamo all’attualità. Come ha fatto la Spal a finire così in basso? "Non me l’aspettavo, mi dispiace sinceramente vederla così male: parlo da tifoso, perché so quanto la città sia attaccata alla squadra. Quando ci sono stagioni così negative, la responsabilità non è mai soltanto di una componente. Anche se per esperienza dico che la differenza la fanno soprattutto programmazione e costruzione della squadra, processi nei quali evidentemente è stato sbagliato qualcosa. Non mi meraviglia che anche il nuovo allenatore sia in difficoltà: non può avere la bacchetta magica, anche perché i giocatori sono gli stessi che aveva a disposizione mister Dossena, che penso non avesse gli atleti ideali per mettere in pratica il suo 4-3-3".
L’Arezzo invece è subito alle spalle delle big. "La società è ambiziosa, senza fare il passo più lungo della gamba ha continuato a investire. E dopo la promozione dalla serie D ed essere consolidata in C è pronta per fare un altro step. Inoltre, la piazza non è enorme ma molto esigente e appassionata: ad Arezzo non ci si accontenta, quindi non mi stupirei se presto si cominciasse a pensare a qualcosa in più della Lega Pro".
Nello scontro diretto dello stadio Mazza però è la Spal ad avere più motivazioni, giusto? "Vero, ma l’Arezzo non regalerà nulla. Anche perché gli amaranto devono arrivare più in alto possibile in funzione della graduatoria playoff. Per la Spal però vincere è troppo importante: i biancazzurri devono crederci, perché la Lucchese ha grossi problemi societari e il Perugia a prescindere dalla vittoria conquistata lunedì scorso è in difficoltà. E in ogni caso, tre punti servirebbero quantomeno ad allontanare la minaccia delle ultime della classe".
Come se la passa il suo Tau Altopascio? "Bene, siamo stati a lungo tra primo e secondo posto. Ora siamo reduci da un periodo allucinante sotto il profilo degli infortuni: competere con Forlì e Ravenna non è facile, comunque siamo terzi e il bilancio è più che mai positivo".
Stefano Manfredini
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