Ciclismo, aria tesa tra Froome e l'Israel-Premier Tech
Sylvan Adams, patron della formazione, parla di un investimento sbagliato, ma il britannico rilancia: "Ho le potenzialità per essere ancora competitivo"

Roma, 5 novembre 2023 - Da risorsa e uomo in più, a livello tecnico e soprattutto di immagine, a problema bello grosso (e costoso) da risolvere: è il caso della parola intrapresa tra Chris Froome e l'Israel-Premier Tech, un connubio che negli ultimi tempi sta vacillando sempre di più.
L'origine della crisi
Tutto è nato al momento della presentazione della startlist al via del Tour de France 2023, con l'assenza del britannico che ha fatto scalpore e che ha stupito anche il diretto interessato, a detta sua al lavoro da mesi soltanto con un obiettivo fisso nella testa. Dopo il gelo, tra le parti sarebbe poi arrivata una fase di calma apparente, per qualche malizioso motivata soltanto dalla presenza di un contratto piuttosto pesante ancora in essere fino al 2025 e con in ballo uno stipendio pesantissimo (5,5 milioni), inferiore solo a quello percepito da Tadej Pogacar all'UAE Team Emirates. Lo sloveno, anagrafe e rendimento alla mano praticamente su ogni fronte, sembra decisamente più meritevole di un ingaggio monstre che, nel caso del nativo di Nairobi, assume invece dei connotati sproporzionati. E' ciò che devono aver pensato a lungo i vertici dell'Israel-Premier Tech, una squadra nota per l'età media del roster piuttosto elevata: se poi, come nel caso specifico di Froome, agli anni sulla carta d'identità si accompagna una salute non proprio di ferro, allora i pentimenti per aver creato un legame così lungo e oneroso sono più che leciti. A esplicitarsi negli ultimi tempi è stato Sylvan Adams, il proprietario dell'Israel-Premier Tech, che senza mezzi termini ha parlato del britannico come di un cattivo affare per la propria squadra. Parole al vetriolo che non sono andate giù a colui che ha vinto il Tour de France nel 2013, nel 2015, nel 2016 e nel 2017 e che sogna ancora in grande ora che i problemi alla schiena sembrano risolti.
Torna il sereno?
Eppure, la saggezza e l'esperienza, unite alla consapevolezza della difficoltà di poter trovare un nuovo ingaggio a 38 anni, hanno condotto Froome a una netta virata verso la pace, come confermato dopo il Saitama Criterium 2023, vinto da Pogacar. "Sono in contatto regolare con la squadra, alla quale non riservo rancore. Capisco la frustrazione di Adams che, in effetti, è anche la mia: in fondo, negli anni sono state dette cose peggiori sul mio conto. Tuttavia, ho la sensazione di poter dare tanto al ciclismo e di poter ancora vincere. Voglio farlo con l'Israel-Premier Tech, alla quale sono legato per altri 2 anni, gli ultimi del quinquennale firmato ormai tempo fa". Da allora, manco a dirlo, le cose per Froome e la sua formazione non sarebbero andate come auspicato, ma per intonare il canto del cigno c'è ancora tempo. "Il mio sogno è tornare al Tour de France e provare a restare con i migliori nei tratti che faranno la selezione maggiore. Questa per me, che amo le corse a tappe, sarebbe davvero una grande vittoria".
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